Reddito di cittadinanza, oltre la metà dei percettori non è passata dai centri per l’impiego
Secondo l’Anpal su 725.429 individui, solo 335mila (46,2% ) si sono attivati: tra le ultime posizioni Abruzzo (39,9%), Molise (36%) e Campania (34,3%)
di Giorgio Pogliotti
I punti chiave
- Meno di 1 su 5 lavora
- Più della metà dei beneficiari sono donne
- I più attivi nel Veneto e Friuli Venezia Giulia: 70%
- In Calabria, Campania e Sicilia work-ready meno del 3%
- Il 74% dei beneficiari “occupabili” non lavora da tre anni
- Il 71% ha al più la terza media
- La platea di working poor: il 60% ha un contratto permanente
4' di lettura
Mentre il governo studia un nuovo strumento in vista dell’eliminazione del Reddito di cittadinanza dall’1 gennaio 2024, dall’osservatorio dell’Anpal emerge il flop sul fronte delle politiche attive del lavoro. I beneficiari del Rdc non occupati tenuti alla sottoscrizione del Patto per il Lavoro a dicembre 2022 sono 725.429 individui, ma tra loro solo 335mila (46,2%) sono stati presi in carico dai Centri per l’impiego: tra le ultime posizioni Abruzzo (39,9%), Molise (36%) e Campania (34,3%). Dunque in media il 53,8% pur ricevendo il sussidio non ha rispettato l’obbligo di attivarsi per poter essere preso in carico dai servizi per l’impiego, primo step del Rdc.
Meno di 1 su 5 lavora
Più nel dettaglio al 31 dicembre 2022 erano 882.733 gli individui precettori del Reddito di cittadinanza non esonerati, esclusi o rinviati ai servizi sociali, di questi 157.304 (17,8%) presentano un rapporto di lavoro attivo (in calo rispetto a dicembre 2021 quando erano 212.221 ). La platea di beneficiari Rdc non occupati tenuti alla sottoscrizione del Patto per il lavoro invece è costituita da 725.429 individui (in diminuzione rispetto allo stesso mese del 2021 di circa 120mila persone).
Più della metà dei beneficiari sono donne
Tra i beneficiari “occupabili”, secondo L’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro prevale la componente femminile che rappresenta il 55,1% del totale, ma presenta una percentuale di soggetti già occupati inferiore di oltre 7 punti percentuali rispetto a quella maschile: l'incidenza degli occupati è pari al 21,7% degli uomini contro il 14,7% delle donne. Poco più della metà dei beneficiari ha meno di 40 anni, la fascia degli under 30 raccoglie il 30% dell’intera platea qui considerata. Il 39,7% ha una età compresa tra i 40 e i 59 anni, un ulteriore 8,5% di beneficiari ha 60 anni e oltre.
I più attivi nel Veneto e Friuli Venezia Giulia: 70%
Come detto solo 335mila individui, pari al 46,2% dei soggetti tenuti alla stipula di un Patto per il lavoro, risultano essere presi in carico dai servizi per il lavoro. La distribuzione dei presi in carico per ripartizione territoriale mostra per le regioni del Mezzogiorno un’incidenza sul totale dei beneficiari soggetti al Patto per il lavoro del 43%, a fronte di valori di poco superiori al 50% per le Regioni del Centro e del Nord-Ovest e prossimi al 69% nel Nord-Est. L’incidenza percentuale dei soggetti presi in carico sul totale dei beneficiari soggetti al patto varia da valori superiori al 70% per il Veneto e il Friuli Venezia Giulia a quote al di sotto del 40% come in Abruzzo (39,9%), Molise (36%) e Campania (34,3%).
In Calabria, Campania e Sicilia work-ready meno del 3%
Tra i beneficiari presi in carico, 134mila individui hanno sottoscritto un patto di servizio personalizzato secondo i criteri definiti dal programma Garanzia di occupabilità dei lavoratori (Gol). In Calabria, Campania e Sicilia, dove risiedono più della metà dei percettori del Rdc, la quota di work-ready considerata occupabile non supera il 3%. Gran parte delle Regioni ha una quota di individui con alto rischio di disoccupazione prossimo o superiore al 50%.
Il 74% dei beneficiari “occupabili” non lavora da tre anni
Tornando alla platea di 725.429 beneficiari Rdc non occupati tenuti alla sottoscrizione del Patto per il lavoro, di questi, il 74,3% (poco meno di 540mila persone in valori assoluti), sono definibili come lontani dal mercato del lavoro, ovvero non hanno maturato esperienze lavorative nei tre anni precedenti la data di osservazione. Nel confronto con il mese di dicembre 2021, quando costituivano il 70,7% della platea di beneficiari soggetti al Patto per il lavoro, si registra un aumento in valori percentuali. Il trend è in aumento. Anche rispetto a giugno 2022, Anpal rileva che i beneficiari lontani al mercato del lavoro crescono sia in valori assoluti, di oltre 57mila unità, sia come quota percentuale: sui 660mila soggetti al Patto per il lavoro del I semestre, infatti, i lontani dal mercato del lavoro erano il 72,8%.
Il 71% ha al più la terza media
Poco più di un quarto degli altri beneficiari soggetti al Patto per il lavoro (25,7%), al contrario, si caratterizza per essere vicino al mercato del lavoro, ma solo poco più della metà di questo gruppo presenta un’esperienza di lavoro negli ultimi 12 mesi. Per la maggior parte della platea analizzata, la lontananza dal mercato si combina con un basso livello di istruzione. Quasi il 71% di tutti i beneficiari soggetti al Patto per il lavoro, ha conseguito al più un titolo di istruzione secondaria inferiore. Solo il 2,9% presenta titoli di livello terziario, mentre il 26,4% ha conseguito un diploma di scuola secondaria superiore.
La platea di working poor: il 60% ha un contratto permanente
Quanto ai 157mila beneficiari occupati e non esonerati, esclusi o rinviati ai Comuni, il 59,9% che avendo basse retribuzioni percepisce l’integrazione al reddito sotto forma di Rdc risulta avere un rapporto di lavoro con un contratto a tempo indeterminato o in apprendistato. Il 32,6% ha un contratto a tempo determinato e poco più del 4% è occupato con un lavoro in somministrazione. Più marginali le quote di occupati con contratti di collaborazione e altro lavoro autonomo non professionale o con altre forme contrattuali (rispettivamente pari al 2,5% e allo 0,9%). Si tratta di occupati con profili professionali poco qualificati, che richiedono bassi livelli di competenza. Quasi il 94% dei beneficiari occupati, con una leggera prevalenza tra gli uomini, svolge attività per cui sono richieste competenze basse e medio-basse e solo il 5% dei percettori Rdc occupati agisce competenze professionali di livello medio-alto o alto (rispettivamente 3% e 2%).
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