Collezionismo

Tanta contemporaneità e un occhio al design: le nostre scelte al MIA Fair

La fiera della fotografia più importante d'Italia torna in scena. Un tributo a Gastel e nuovi progetti nel segno della commistione tra arti.

di Redazione

RANKIN, Blue Leopard – Pink, tratta dalla serie The Bell, 2018. Courtesy 29 ARTS IN PROGRESS gallery.

3' di lettura

Dopo un anno di stop, ritorna MIA Fair, la maggiore esibizione di fotografia contemporanea italiana diretta da Fabio e Lorenza Castelli, giunta alla decima edizione. Collezionisti, curiosi e appassionati potranno scoprire i lavori presentati da 90 gallerie italiane e straniere nel nuovo spazio Supertudio Maxi di via Moncucco 35, zona Famagosta a Milano. Oltre 7mila metri quadri dove trovano posto anche cinquanta espositori di editoria, design e progetti speciali, oltre alle due nuove sezioni di MIDA – Milan Image Design Art e Beyond Photography – Dialogue.

How to Spend It vi propone una selezione di passaggi consigliati e qualche visione inedita.

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Una dimostrazione del progetto ArtOnWall.

Per esempio, il progetto online ArtOnWall, che dà la possibilità di visionare le opere degli artisti presenti alla fiera direttamente sulle pareti di ambienti disegnati e realizzati da Colombo Experience, società specializzata nell'ideazione e realizzazione di progetti residenziali e business. Un modo semplice per figurarsi le fotografie tra le mura di casa e decidere se acquistarle.

GIOVANNI GASTEL, su hie in forma di rosa.

Iniziamo con l'omaggio a un importante amico di MIA e di How to Spend it, il fotografo Giovanni Gastel, scomparso qualche mese fa. La fiera ha deciso di presentare il progetto che il maestro aveva immaginato e ideato per l'edizione 2020, che non si è tenuta a causa della pandemia. Si possono ammirare sette sue stampe, un tributo a un grande, amatissimo maestro.

La copertina del primo numero di How To Spend It, firmata da Giovanni Gastel.

La prima delle due nuove sezioni presenti quest'anno è MIDA - Milan Image Design Art, che si compone di tre mostre e undici gallerie. Consigliamo Parallel, curata da Mosca & Partners e immaginata per esplorare il rapporto tra design e fotografia, nel segno di un'affinità reciproca che pone le basi per un dialogo aperto tra le discipline. Come sostiene Michele De Lucchi suggellando l'unione tra i due mondi, la fotografia è un “un atto progettuale”, “una fase fondamentale del processo creativo sia nell’architettura che nel design”. Proprio a partire da questa idea, Parallel accende i riflettori sul lavoro di una selezione di designer contemporanei internazionali, edizioni limitate, art-design, pezzi prodotti in modo indipendente, progetti di ricerca innovativi che si concentrano su sostenibilità ambientale e artigiani che producono piccole serie di altissima qualità. Queste opere sono presentate in uno spazio espositivo accanto alle opere correlate di una selezione di fotografi di talento. Ci troviamo, tra gli altri, Michele De Lucchi con Tom Vack, FIBRA research | Adriana Fortunato e Caterina Fumagalli con Ernesta Caviola e Ingrid Taro, Hütte (by Raffaella Colutto) con Sara Rossi, MEDULUM (art director accardibuccheri) con Luca Casonato, Mario Trimarchi con Santi Caleca. La seconda delle nuove sezioni è invece Beyond Photography - Dialogue, che indaga il modo in cui la fotografia dà forma all'arte contemporanea, con focus dedicati a scultura, installazioni, video e dipinti.

Basalto, design Accardi Buccheri (Medulum), all'interno della mostra Parallel.

 

Da segnalare I can't breathe di Giangiacomo Rocco di Torrepadula, un progetto fotografico tra arte e neuroscienze per comprendere le radici del razzismo, presentato per la prima volta a MIA Fair da Paola Sosio Contemporary Art Milano con Chiara Ferella Falda. I nove minuti di agonia di George Floyd hanno fatto pensare all'autore alla sequenza di una candela privata della sua fiamma. E così ha creato la sequenza di un artwork, primo di una serie di lavori, dove ognuno dei 9 scatti rappresenta ciascuno di quei drammatici 9 minuti. Le 9 immagini presentate sono una anteprima di un progetto internazionale multidisciplinare che prenderà vita a breve in una mostra di ampio respiro. Il tema del pregiudizio razziale viene affrontato da Giangiacomo Rocco di Torrepadula con la sua sensibilità artistica, ma anche con lo studio delle neuroscienze e il coinvolgimento di psichiatri e neuroscienziati che aiutino a comprendere i meccanismi che portano il cervello a provare odio, paura o peggio ancora indifferenza.

Una delle immagini del progetto I can't breathe di Giangiacomo Rocco di Torrepadula.

 

Infine, uno dei focus di questa edizione è sul fotografo britannico Rankin che con la sua opera Blue Leopard – Pink, tratta dalla serie del 2018 Saved by the bell, ha dato il volto alla fiera.

John Rankin Waddel, questo il suo nome, è famoso per aver immortalato, fra i tanti, (e soprattutto fatto sorridere!) la regina Elisabetta II. Nella sua lunga carriera ha ritratto da Madonna a David Bowie, nonché le modelle più note. Il suo tratto audace, le sue immagini forti, decise e incisive, ne fanno uno dei protagonisti della fotografia contemporanea.

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