ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùProcesso in corso a Kinshasa

Omicidio Attanasio: l’Italia chiede il carcere e non la pena di morte

La richiesta è stata notificata durante l’udienza di oggi dedicata all’arringa della difesa

Assassinio Attanasio, chiesta pena di morte per i sei imputati

2' di lettura

Nel processo in corso a Kinshasa contro i sei accusati per la morte dell’ambasciatore Luca Attanasio, lo Stato italiano - parte civile e da tempo impegnato a livello internazionale contro le sentenze capitali - ha chiesto per gli imputati la condanna alla carcerazione in alternativa alla pena di morte. La richiesta è stata notificata durante l’udienza di oggi dedicata all’arringa della difesa. Lo si è appreso dalla capitale della Repubblica democratica del Congo dove martedì scorso l’accusa del Tribunale militare aveva chiesto la pena capitale per i cinque congolesi alla sbarra e un sesto latitante.

Intanto, fonti informate sulla decisione della corte, le quali non hanno potuto precisare con esattezza la data, hanno detto che la sentenza del processo verrà emessa «fra una decina di giorni». L’annuncio è stato fatto sul finire dell’udienza svoltasi sabato, come di consueto, in un carcere militare nella capitale della Repubblica democratica del Congo.

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Il padre: siamo contrari alla pena di morte

«Aggiungere morte a morte non serve a nulla. Se non a portare altro dolore. Noi siamo contrari, Luca sarebbe stato contrario»: lo afferma, in una intervista al Corriere della Sera, il padre dell’ambasciatore italiano ucciso in Congo nel 2021 Luca Attanasio, commentando la richiesta, da parte della Procura di Kinshasa, della condanna a morte dei 6 uomini imputati per l’omicidio. «Siamo contro la pena di morte. Lo dicono la nostra Costituzione, il nostro senso civico, la nostra formazione cattolica. Sono gli stessi principi in cui si identificava nostro figlio. La pena capitale non potrà mai alleviare il dolore della nostra famiglia» afferma Salvatore Attanasio, padre del diplomatico ucciso insieme all’autista Mustapha Milambo e al carabiniere Vittorio Iacovacci in circostanze non ancora del tutto chiarite.

«Il pm in Congo - ha ricordato - ha sostenuto che non si è trattato di un agguato nè di un tentativo di rapimento degenerato, come ricostruito inizialmente, ma di una vera e propria esecuzione». Nel caso, osserva, ci sarebbe anche un mandante. «Il 25 maggio, a Roma, è prevista l’udienza preliminare nei confronti di due dipendenti del Pam (il Programma alimentare mondiale dell’Onu che aveva organizzato la spedizione durante la quale fu ucciso Luca Attanasio, ndr): confido - conclude il padre - che possano emergere molti aspetti chiarificatori».

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