Omicidio Giulia Cecchettin, il gip: Filippo Turetta disumano contro l’ex fidanzata. Accusa di omicidio volontario, contestata la premeditazione
La giovane studentessa sarebbe stata accoltellata a 150 metri da casa, poi finita nella zona industriale di Fossò
di Nicoletta Cottone
I punti chiave
- La beffa: l’ultima cena pagata dalla vittima
- Aggressione in due fasi: c’era una nitida volontà di uccidere
- Giulia accoltellata a 150 metri da casa, poi finita nella zona industriale di Fossò
- Filippo può uccidere altre donne
- Nastro adesivo usato per non far gridare Giulia
- Il primo testimone: ho sentito urlare e ho chiamato i carabinieri
- L’aggressione scandita dalle riprese delle telecamere
- Qualche giorno in più per l’estradizione: riformulato il capo di imputazione
- Conclusa l’attività della Giustizia per il mandato di arresto europeo
- La nuova accusa di omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione
- Tempi più lunghi per l’autopsia di Giulia
- Turetta non si è costituito, è stato arrestato
- La Grande Punto di Turetta sequestrata in Germania
- Il coltello spezzato trovato nella zona industriale di Fossò
- A Giulia sarà conferita la laurea in Ingegneria
- Disperata la sorella di Giulia: assassini dentro casa. E lo Stato è complice
9' di lettura
Filippo Turetta accusato di omicidio volontario aggravato e sequestro di persona dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin deve stare in carcere per la sua pericolosità sociale «evincibile dall’inaudita gravità e manifesta disumanità» che ha mostrato contro la «giovane donna con cui aveva vissuto una relazione sentimentale». Lo ha scritto il gip di Venezia Benedetta Vitolo nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Filippo Turetta, lo studente universitario fermato in Germania dopo una fuga di quasi mille chilometri, dopo aver barbaramente ucciso l’ex fidanzata Giulia Cecchettin. Dall’ordinanza emerge che Giulia Cecchettin ha lottato con forza prima di arrendersi al suo carnefice. Il capo di imputazione dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Venezia Benedetta Vitolo contro Turetta è crudo, ma restituisce ciò che è accaduto la sera dell’11 novembre scorso quando, dopo una serata passata insieme a scegliere il vestito per l’imminente laurea, è iniziato il litigio nel parcheggio di via Aldo Moro, a circa 150 metri dalla casa di Giulia. Le indagini e gli orari delle riprese dalle telecamere restituiscono, minuto per minuto, l’orrore dell’accaduto.
La beffa: l’ultima cena pagata dalla vittima
Sembra una beffa uno dei dettagli che emerge dall’ordinanza di custodia cautelare per l’omicidio di Giulia Cecchettin: l’ultima cena al Mc Donald’s al centro commerciale ’Nave de Vero’ di Marghera (Venezia) è stato pagato dalla vittima, uno scontrino da 17,80 euro saldato alle ore 21.03 con la carta di credito. Subito dopo scatta l’agguato a Giulia.
Aggressione in due fasi: c’era una nitida volontà di uccidere
C’era una nitida volontà di uccidere secondo il gip. Nei confronti di Filippo Turetta, arrestato per omicidio volontario aggravato dal legame affettivo e sequestro di persona, c’è un «grave quadro indiziario» da cui emerge una volontà omicidiaria «resa palese dalle modalità dell’aggressione», si legge nell’ordinanza di custodia cautelare. Si è trattato di un’aggressione «in due fasi», di una morte per «shock emorragico». Filippo Turetta ha aggredito Giulia «violentemente provocandone la caduta» nell’area industriale di Fossò. La studentessa nella caduta batte la testa sull’asfalto. Poi le «ulteriori ferite», la perdita di tanto sangue, «che determinavano, insieme ad altre lesioni, anche derivanti da ripetuti colpi da arma da taglio» il decesso. La ragazza «viene aggredita con ripetuti calci mentre si trovava a terra, tanto da farle gridare ’mi fai male’ invocando contestualmente aiuto», probabilmente già accoltellata e poi costretta a risalire in auto, a continuare quel viaggio fino alla zona industriale. Sono quattro chilometri che si percorrono in auto in sei minuti.
Giulia accoltellata a 150 metri da casa, poi finita nella zona industriale di Fossò
Giulia Cecchettin sarebbe stata accoltellata a 150 metri da casa, poi finita nella zona industriale di Fossò, dove la scena ripresa da una telecamera di videosorveglianza mostra i suoi ultimi istanti di vita. Nel dispositivo si spiega come l’ipotesi è che una volta che l’ex coppia si ferma nel parcheggio di via Aldo Moro a Vigonovo, «a 150 metri» da casa Checchettin, Giulia viene aggredita da Filippo «probabilmente servendosi di un coltello». La morte sarebbe avvenuta nella zona industriale, quando il ragazzo la spinge con violenza a terra e la 22enne studentessa sbatte la testa.
Filippo può uccidere altre donne
Filippo Turetta per il gip deve stare in carcere, perché potrebbe uccidere altre donne. Si legge in uno dei passaggi dell’ordinanza con cui il gip di Venezia Benedetta Vitolo ha disposto l’arresto, poi diventato mandato europeo di cattura eseguito in Germania. «Turetta con questa aggressione a più riprese e di inaudita ferocia ai danni della giovane fidanzata, prossima alla laurea, ha dimostrato una totale incapacità di autocontrollo», si legge. Elementi idonei «a fondare un giudizio di estrema pericolosità», che «desta allarme» dato che «i femminicidi sono all’ordine del giorno». Il giovane appare «imprevedibile, perché dopo aver condotto una vita all’insegna di un’apparente normalità, ha improvvisamente posto in essere questo gesto folle e sconsiderato», si legge nel provvedimento.
Nastro adesivo usato per non far gridare Giulia
Il nastro adesivo, sequestrato dai carabinieri accanto alla vistosa traccia di sangue trovata nella zona industriale di Fossò, è stato «applicato» da Filippo Turetta «probabilmente per impedire di gridare» a Giulia Cecchettin. Per gli inquirenti «Giulia è stata privata della libertà di movimento» - tanto che un testimone la sente urlare più volte - per costringerla a restare accanto a Filippo nell’auto che si è diretta verso la zona industriale di Fossò dove la giovane studentessa è stata uccisa.
Il primo testimone: ho sentito urlare e ho chiamato i carabinieri
Sabato sera Marco Musumeci si stava fumando una sigaretta in balcone e ha sentito urlare ’mi fai male aiuto’- Ha subito chiamato i carabinieri. Marco vive davanti al parcheggio dove Filippo Turetta avrebbe accoltellato e aggredito Giulia Cecchettin la prima volta, a 150 metri da dove abita Giulia a Vigonovo. Lì sono sono state trovate tracce di sangue e la lama di un coltello. «Non posso dire altro, tutto quello che dovevo dire l’ho detto alle forze dell’ordine e ai familiari di Giulia», ha detto. Quando i carabinieri sono arrivati, la macchina di Turetta già non c’era più. Aveva percorso meno di 10 km per raggiungere la zona industriale di Fossò, in via Quinta Strada. Proprio qui ci sarebbe un secondo testimone che potrebbe aver assistito all’aggressione di Giulia, si tratterebbe di un addetto alla sorveglianza dello stabilimento di Dior che da dentro la guardiola avrebbe assistito alla scena e sentito la urla della giovane.
L’aggressione scandita dalle riprese delle telecamere
L’aggressione della giovanme studentessa è scandita dalle riprese delle telecamere. Alle 22.45 Giulia e Filippo sono ancora al centro commerciale a Marghera, alle 23.18 un testimone riferisce l’aggressione nel parcheggio sotto casa e le urla. Grida che probabilmente allarmano il giovane che, per gli inquirenti, potrebbe aver usato del nastro adesivo per tapparle la bocca. Alle 23.29 la Fiat Punto attraversa la zona industriale di Fossò, due minuti dopo viene catturata da una telecamera in una delle strade dell’area ricca di stabilimenti: le immagine del sistema di videosorveglianza di due ditte vengono sequestrate e quelle di ’Dior’ permettono di accertare quanto accaduto. Alle ore 23.40 una persona fugge lungo la strada della zona industriale, in direzione viale dell’Industria, e viene inseguita da un’altra «più veloce, che la raggiunge e la scaraventa a terra». Per la spinta la sagoma «cade violentemente a terra, all’altezza del marciapiede, e dopo pochi istanti non dà segno di muoversi». Dalle immagini della ditta (ore 23.40 e 39 secondi) si vede «che il soggetto che insegue è vistosamente più alto del soggetto inseguito», dato compatibile per Giulia (circa 1,60) e Filippo (1,88 d’altezza). Alle 23.50 l’auto di Filippo transita, con il corpo di Giulia nel bagagliaio, verso ’Varco Nord Uscita’ via Provinciale Nord. La 22enne ha perso la vita in pochi attimi. Poi l’ex fidanzato si dirige verso Noale e 43 minuti dopo la mezzanotte è già a Zero Branco, in provincia di Treviso. Solo dopo più di cento chilometri si disferà del corpo dell’ex fidanzata, in provincia di Pordenone. Poi la fuga di oltre mille chilometri che si è conclusa in Germania.
Qualche giorno in più per l’estradizione: riformulato il capo di imputazione
Ci vorrà qualche giorno in più per l’estradizione di Filippo Turetta, chiuso nel carcere di Halle, nella Sassonia Anhalt, accusato dell’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin. Il capo d’imputazione, dopo il ritrovamento del cadavere di Giulia, è stato riformulato: si è passati dall’iniziale tentato omicidio a omicidio volontario, come confermato dal Procuratore capo della Procura di Venezia, Bruno Cherchi.
Conclusa l’attività della Giustizia per il mandato di arresto europeo
È stata trasmessa alle autorità giudiziarie tedesche la richiesta di estradare in Italia. Il ministero della Giustizia ha infatti terminato le attività di competenza per la trasmissione in Germania del mandato di arresto europeo a carico di Filippo Turetta, accusato di avere ucciso la ex fidanzata Giulia Cecchettin. I tempi per il rientro in Italia dipendono dall’autorità giudiziaria tedesca, che dovrà fissare un’udienza. E se i tempi della procedura tedesca fossero lunghi, non è escluso che i pm veneziani potrebbero andarlo a sentire in Germania. Un portavoce del Tribunale di prima istanza di Halle ha dichiarato di non essere a conoscenza di alcuna calendarizzazione dell’ulteriore della nuova udienza in cui Filippo Turetta dovrebbe confermare il proprio assenso a essere consegnato all’Italia nonostante l’aggravamento del titolo di accusa a suo carico.
La nuova accusa di omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione
La misura cautelare per la quale Turetta si era presentato in udienza in Germania, accettando l’estradizione, deve essere rinotificata. E su questo mandato per omicidio volontario Turetta dovrà esprimere l’accettazione all’estradizione. «I passi diplomatici sono stati fatti - ha spiegato il procuratore Cherchi -. Stiamo chiedendo il trasferimento in Italia del ragazzo; e questo è sottoposto alla procedura penale tedesca, che ha i tempi e i modi che sono lì previsti, di cui naturalmente dobbiamo tenere conto». Il capo dell’ufficio giudiziario veneziano ha chiarito inoltre che l’omicidio volontario, allo stato, è una imputazione provvisoria: «Vanno fatti tutti gli accertamenti tecnici sui luoghi, sui reperti, sulla macchina, dobbiamo sentire la versione dei fatti di Turetta, e solo a quel punto si potrà fare un’imputazione più completa». La procura della Repubblica di Venezia ha inserito, nell’ipotesi di reato di omicidio l’aggravante della premeditazione, che fa salire il minimo di pena da 21 a 24 anni. E prevede la pena massima dell’ergastolo.
Tempi più lunghi per l’autopsia di Giulia
Tempi tecnici più lunghi anche per l’autopsia sul corpo della studentessa uccisa, che sarà effettuata all’istituto di Medicina legale di Padova. Necessario il conferimento dell’incarico ai consulenti, della Procura e delle parti.
Turetta non si è costituito, è stato arrestato
La fuga di Filippo Turetta è durata sette giorni, in cui ha percorso quasi mille chilometri, seguite dalle segnalazioni di varchi e immagini delle telecamere di videosorveglianza. «Turetta non si è costituito, ma è stato prontamente individuato», ha ricordato il procuratore Cherchi, che ha escluso che Filippo Turetta abbia avuto dei complici: «questa fuga non poteva durare più di tanto, proprio perché si tratta di un soggetto non inserito in ambiti di criminalità organizzata. Per cui gli appoggi esterni, anche ci fossero stati, sarebbero stati limitati e infatti è andata è andata esattamente così».
La Grande Punto di Turetta sequestrata in Germania
L’auto che ha accompagnato Filippo Turetta nella fuga, una Grande Punto, è in Germania. É stata presa in consegna dalle autorità dopo l’arresto sull’autostrada tedesca a poca distanza da Bad Durremberg, nel nord della Germania, vicino Lipsia. L’auto a mezzanotte e 43 di domenica viene immortalata dalle telecamere del Comune di Zero Branco: passa sotto il lettore di targhe posizionato sulla Noalese al semaforo in centro a Zero Branco, arriva da sud e va in direzione di Quinto e di Treviso. La folle fuga viene intercettata dalle telecamere più volte. Poi il nulla, fino all’arresto in Germania, dove l’auto era ferma in corsia di emergenza. Filippo era rimastio senza soldi e senza benzina. L’ultimo rifornimento all’auto sarebbe stato fatto a Cortina, dove il benzinaio avrebbe trovato delle banconote sporche di sangue. Presumibilmente il sangue di Giulia.
Il coltello spezzato trovato nella zona industriale di Fossò
Per comporre il quadro dell’accaduto i magistrati della Procura di Venezia hanno bisogno dell’esito dell’esame autoptico, degli accertamenti tecnici sui tanti reperti - un coltello spezzato, la Fiat Punto dell’indagato, le macchie di sangue, i sacchi neri sequestrati sul fossato del lago di Barcis, a poca distanza dal cadavere di Giulia - raccolti dai Carabinieri. E serve la versione del presunto assassino, lo studente universitario di ingengeria descritto come un ’ragazzo modello’. Il coltello spezzato con cui Turetta potrebbe aver ucciso Giulia, è «un coltello da cucina, della lunghezza di 21 centimetri, privo del manico». Ora sotto la lente degli inquirenti, è stato trovato nella zona industriale di Fossò, in provincia di Venezia, nel corso dei rilievi della scorsa settimana. La zona dove Turetta ha aggredito Giulia Cecchettin, caricandola a forza sulla Fiat Grande Punto nera. Al vaglio tutti i reperti sequestrati sul fossato del lago di Barcis, a poca distanza dal cadavere di Giulia che era adagiato in una spelonca, tra le acque di un canale che confluisce nel lago di Barcis.
A Giulia sarà conferita la laurea in Ingegneria
A Giulia sarà conferita la laurea in Ingegneria biomedica. Un traguardo che avrebbe dovuto raggiungere giovedì scorso, come ha ricordato la rettrice dell’Università di Padova, Maddalena Mapelli, durante un convegno in aula magna aperto con un minuto di silenzio in ricordo della giovane barbaramente uccisa. «Giulia doveva laurearsi giovedì scorso, il suo cognome, Cecchettin, era il primo, era attesa alle 8 e mezza per una laurea di ingegneria. Una laurea - ha scandito la rettrice - che ci sarà, ci sarà di sicuro. Ma questo è il momento di rispettare il dolore dei famiglia, del papà e dei fratelli di Giulia. Quando sarà il momento, contatteremo la famiglia per una cerimonia con le tempistiche e le modalità che la famiglia vorrà accettare».
Disperata la sorella di Giulia: assassini dentro casa. E lo Stato è complice
«Giulia è morta e la mia vita non sarà più la stessa. Sono giorni terribili. Ho provato sollievo per l’arresto di Filippo, almeno so che non l’ha passata liscia, che non è riuscito a scappare. È in carcere, ma è vivo. Vorrei tanto abbracciare mia sorella». É disperata Elena Cecchettin, la sorella di Giulia Cecchettin. Che in una intervista a Repubbica accusa lo Stato di essere complice: «Non ci rende sicure. L’assassino ce lo troviamo dentro casa. E io non voglio più tacere. Alle donne dico: alla prima avvisaglia di relazione tossica, parlatene. Agli uomini? Siate persone migliori». Della sorella Giulia, racconta che era «una persona fantastica, la più buona del mondo. Aveva una luce che mi rendeva sempre felice».
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