Epatiti sospette nei bambini, indagini in corso. In Italia 7 segnalazioni
Le autorità nazionali di Gran Bretagna, Spagna e Stati Uniti indagano su queste nuove infezioni, ma la causa della malattia rimane poco chiara
di Francesca Cerati
3' di lettura
Si sta indagando su una serie di casi insoliti di epatite grave nei bambini piccoli, la cui causa o cause sono attualmente sconosciute. I casi, identificati per la prima volta in Gran Bretagna sono stati ora trovati anche negli Usa (in Alabama), in Irlanda e Spagna.
Negli Usa, i Cdc (Centers for Disease Control and Prevention) stanno collaborando con il dipartimento della salute pubblica dell’Alabama per indagare su nove casi di epatite nei bambini - di età compresa tra 1 e 6 anni - che sono risultati positivi anche all’adenovirus dall’ottobre 2021.
Gli adenovirus generalmente colpiscono le vie respiratorie, causando malattie simili al raffreddore. Ma sono stati collegati anche all’infiammazione e all’infezione della vescica e, occasionalmente, all’epatite, anche se raramente nei bambini che non sono immunocompromessi. Come per i casi inglesi, anche per quelli scoperti in Alabama le indagini finora non hanno trovato collegamenti tra i bambini.
Le raccomandazioni Oms
Per l’Oms: «sebbene alcuni pazienti siano risultati positivi al Sars-CoV-2 o all’adenovirus, è necessario intraprendere la caratterizzazione genetica dei virus per determinare eventuali associazioni tra i casi». E raccomanda “fortemente” agli Stati di «identificare, indagare e segnalare i potenziali casi», ma non pone alcuna restrizione ai viaggi nei Paesi dove sono state registrate queste infezioni epatiche con causa ignota.
L’Oms - spiega l’Ufficio regionale europeo dell’agenzia - il 5 aprile è stata informata di 10 casi di epatite acuta grave di origine sconosciuta in bambini under 10 (11 mesi-5 anni) nella Scozia centrale. L’8 aprile nel Regno Unito erano stati identificati 74 casi, compresi i 10 scozzesi.
«I virus dell’epatite A, B, C, E e D sono stati esclusi dopo i test di laboratorio, mentre sono in corso ulteriori indagini per comprenderne l’eziologia - scrive l’Oms in una nota - Dato l’aumento dei casi segnalati nell’ultimo mese e il potenziamento delle attività di screening, è probabile che nei prossimi giorni verranno segnalati più casi», avvertono gli esperti.
All’11 aprile non è stato registrato nessun decesso. Il Regno Unito, fa notare l’agenzia, «ha recentemente osservato un aumento dell’attività dell’adenovirus, che sta co-circolando con Sars-CoV-2, sebbene il ruolo di questi virus nella patogenesi della malattia non sia ancora chiaro - ribadisce l’Oms - Ad oggi non sono stati identificati altri fattori di rischio epidemiologico, compresi recenti viaggi internazionali dei pazienti».
Quindi, al momento, l’eziologia degli attuali casi di epatite resta ancora considerata sconosciuta e rimane oggetto di indagine attiva. «Sono in corso test di laboratorio per i casi identificati - riporta l’organizzazione - per capire il ruolo di ulteriori infezioni, di sostanze chimiche o tossine».
In Italia 7 segnalazioni
E in Italia? Sarebbero 7 le segnalazioni di epatiti “di natura da definire” fra bambini che causano forme acute, come già registrato in altri paesi europei. I casi segnalati sono tutti da confermare e sono in corso le analisi. Ogni anno, spiegano fonti sanitarie, ci sono casi di epatiti la cui origine non è nota ma è la frequenza di queste segnalazioni che ha fatto scattare l’allerta. Il ministero della Salute ha inviato informative alle Regioni dal 14 aprile.
«È probabile che anche in Italia, come è successo nel Regno Unito e in altri Paesi, si possa prima o poi registrare un incremento di casi di epatiti acute con causa sconosciuta nei bambini» ha detto Angelo Di Giorgio, pediatra epatologo presso il Centro epatologia e trapianti pediatrici dell’ospedale Papa Giovanni XXII di Bergamo, coordinatore dell’Area fegato-pancreas della Sigenp, società scientifica che ha appena lanciato una survey, indirizzata ai centri di epatologia pediatrica, per verificare l’eventuale aumento delle epatiti acute -. «I dati ci diranno di più, ma per ora non ci sono indicazioni di aumento di casi. In ogni caso siamo pronti. Sappiamo che cosa ci aspetta. La rete italiana è informata e preparata. C’è un collegamento tra i vari ospedali, i colleghi si sentono e le società scientifiche si stanno muovendo».
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