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Wimbledon incorona (a sorpresa) Vondrousova, delusione per Jabeur

La tennista ceca vince in due set contro la tunisina numero sei del mondo, che manca il successo nella seconda finale consecutiva

di Eliana Di Caro

Aggiornato il 15 luglio 2023 alle ore 17:15

Wimbledon, Kate Middleton alla finale femminile

2' di lettura

Un doppio 6-4 condanna Ons Jabeur alla seconda sconfitta in finale a Wimbledon per mano della ceca Marketa Vondrousova, numero 42 del mondo, che qui non era neanche testa di serie (e non capitava una cosa simile dal 1963, quando vinse Billie Jean King): un esito sorprendente. La tunisina è stata vittima della tensione e del peso delle aspettative. Ha sbagliato tanto, ha commesso errori nei quali normalmente non incorre sia da fondo che a rete, a fronte di un'avversaria che ha invece giocato con freddezza e ci ha creduto dal primo momento, rimanendo attaccata alla partita e recuperando dal 4-2 in suo sfavore nel primo set, poi da 3-1 nel secondo.

Il pianto di Jabeur e le sue parole («È stata la sconfitta più dolorosa della mia carriera») alla fine dell’incontro la dicono lunga sullo stato d'animo con cui la tunisina ha affrontato questo match, né è bastato il caldo sostegno del pubblico a ribaltare le cose.

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Ons Jabeur tennista tunisina in un break durante la sua finale a Wimbledon contro la ceca Marketa Vondrousova (AP)

Per la mancina Vondrousova, finalista al Roland Garros nel 2019 (persa con l'australiana Ash Barty), un successo che nessuno avrebbe mai potuto pronosticare all'inizio di un torneo in cui sono cadute una a una le top ten, mentre lei si faceva largo battendo Jessica Pegula ai quarti ed Elina Svitolina in semifinale. Il servizio potente, le incursioni a rete accompagnate da un'ottima solidità da fondo, la tenuta mentale l'hanno premiata. «Se penso che l’anno scorso in questi giorni avevo il polso ingessato per un’operazione e facevo la turista a Londra... che emozione. Quando torni non è facile capire come sarà, speravo di rientrare a questo livello ma sono grata e orgogliosa di me stessa», ha detto Vondrousova, felice e incredula, a fine partita.

Jabeur rimane un esempio per il suo Paese

Niente da fare, dunque, per Jabeur che se avesse vinto sarebbe entrata nella storia quale prima africana e prima araba a vincere qui a Wimbledon (un obiettivo mancato l'anno scorso, quando perse con Elena Ribakina).

Ventotto anni, numero sei del ranking Wta, è nata a Ksar El Hellal, cittadina del Nord-Est del Paese, e ha preso in mano la racchetta a 3 anni grazie alla madre Samira.
A 13 anni si è spostata a Tunisi, il suo sogno era vincere il Roland Garros e cominciava bene, trionfando a 16 anni agli Open di Francia Juniores. Dal 2017, anno in cui entra tra le prime cento del mondo, è stato un crescendo, con il suo tennis “diverso”, fatto di palle corte e slice insidiosi, ma anche potenti affondi e chiusure a rete quando serve. Un gioco che la distingue da tutte le altre e che, assieme alla capacità di attrarre la simpatia del pubblico con un modo di fare spontaneo e l’attitudine al sorriso, ne ha fatto presto una giocatrice molto amata.

L’anno scorso a Wimbledon è entrata nella storia diventando la prima tennista africana, e la prima araba, ad arrivare in finale, battuta dalla russa (in forza alla federazione kazaka) Elena Ribakina: un primato che sottolineò a fine partita, augurandosi di essere di ispirazione per la gente del suo Paese. Proprio con Ribakina si è “vendicata” quest’anno sconfiggendola ai quarti.

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