Borse, i trader scommettono su Lagarde colomba. Per il 56% non ci sarà recessione
Fra i rischi all'orizzonte ci sono le tensioni commerciali fra Usa e Cina e l'incertezza legata alla Brexit . La maggioranza degli operatori ritiene infine che lo spread rimarrà stabilmente sotto quota 200 punti
di Corrado Poggi
4' di lettura
La navigazione dei mercati finanziari prosegue per il momento con il vento a favore ma all’orizzonte si stanno addensando alcuni nuvoloni minacciosi come la Brexit no-deal, la guerra commerciale Usa-Cina e una possibile ricaduta in recessione dell’economia globale che, nell’opinione dei più, dovrebbe tuttavia essere evitata grazie alle misure messe in atto dalle banche centrali e in particolare dalla Bce guidata da novembre da Christine Lagarde. E’ quanto emerge dal sondaggio di agosto condotto da Assiom Forex tra i suoi associati in collaborazione con il Sole 24 Ore Radiocor e chiuso poco prima dell’incarico a Giuseppe Conte per la formazione del nuovo governo che ha determinato un sensibile ribasso dello spread.
L'81% degli operatori vede mercati stabili o in rialzo
Nel complesso l’81% degli operatori ritiene che Piazza Affari continuerà nella traiettoria vista in questo 2019: per il 43% degli operatori, la Borsa rimarrà sostanzialmente stabile mentre per il 38% gli indici conquisteranno nuove vette. Per il 35% degli operatori i rialzi saranno compresi fra il 3% e il 10% mentre per un ulteriore 3% sono da mettere in conto scatti ancora più consistenti in doppia cifra. Possibili ribassi sono invece previsti solo dal 19% degli operatori Assiom Forex, una percentuale che è comunque in rialzo di 4 punti rispetto a luglio per via della situazione di incertezza scatenata dalla crisi di governo di mezza estate. «Il sondaggio registra un cauto ottimismo che sembra originato dall’aver evitato un ritorno alle urne oltre che dalla speranza di una soluzione positiva dello scontro commerciale fra Washington e Pechino – ha commentato il presidente di Assiom Forex Massimo Mocio - Dal punto di vista geopolitico resta in primo piano il rischio legato alla Brexit mentre l’economia americana pare essere stata fortemente sostenuta dai consumi interni anche nel secondo trimestre. Pertanto, pur a fronte di dati industriali europei previsti in peggioramento, la maggior parte degli operatori tende ad escludere una possibile prossima recessione in grado di far deragliare l’economia mondiale».
Per il 56% non ci sarà recessione grazie alle banche centrali
Nonostante i numerosi dati macroeconomici deludenti di queste settimane, inclusi quelli che riguardano la locomotiva d’Europa, la Germania, il 56% degli operatori ha in effetti indicato di non temere una ricaduta in recessione ritenendo che per quanto in sofferenza rispetto a 12-18 mesi fa, l’economia globale rimane a ogni modo su un percorso di crescita. Per il rimanente 44% invece la fase di espansione è finita e le banche centrali non dispongono più delle armi necessarie per sostenere l’economia nel lungo periodo, soprattutto se le tensioni commerciali dovessero inasprirsi ulteriormente se i nuovi negoziati in programma a Washington non daranno l’esito sperato. Fra i principali fattori di rischio geopolitici inoltre rimane ovviamente in primo piano lo scenario di una hard Brexit, ovvero senza accordo sul futuro delle relazione con la Ue, alla data del 31 ottobre.
Fiducia nella continuità alla Bce con la Lagarde
Un elemento di garanzia agli occhi dei mercati è sicuramente rappresentato dalla scelta di continuità fatta con la nomina di Christine Lagarde alla presidenza della Bce quando il 31 di ottobre giungerà a scadenza il mandato di Mario Draghi. L’ex direttore del Fondo Monetario Internazionale, che nel corso degli anni ha a più riprese manifestato il proprio apprezzamento per l’operato dell’Eurotower, ha già indicato di voler continuare lunga la medesima linea ritenendo che una politica monetaria ultra-accomodante sarà necessaria ancora a lungo considerato che l’inflazione rimane ancora lontana dall’obiettivo di lungo periodo di vicino ma sotto il 2%.
Strada in discesa per lo spread: resterà sotto i 200 punti
Proprio la prospettiva di una Bce ancora impegnata a lungo a fornire un sostegno sostanziale all’economia dell’eurozona è certamente fra i fattori che contribuiscono, insieme al rasserenamento del quadro politico, a mantenere lo spread in un trend discendente. La maggioranza degli operatori che hanno preso parte al sondaggio di agosto – esattamente il 52% - ritiene infatti che il differenziale sia destinato a rimanere in maniera costante sotto quota 200 punti con un 5% che lo vede fluttuare nella forbice di 100-150 punti e un 47% che invece lo colloca fra i 150 e i 200 punti. A luglio queste due percentuali erano rispettivamente al 3% e al 59%. Per quanto riguarda il rimanente 48% del sondaggio di agosto, il 38% lo vede compreso fra i 200 e i 250 punti e il 9% fra i 250 e i 300 punti. Solo un ulteriore 1% teme un nuovo sforamento di quota 300.
Scende a 41% percentuale di quanti vedono euro stabile
Le tensioni commerciali in atto, che stanno avendo ripercussioni anche sul mercato del forex con la svalutazione ad esempio del renminbi cinese, non dovrebbero invece per il momento toccare l’euro: per il 41% il rapporto euro/dollaro rimarrà stabile mentre rialzisti (il 27%) e ribassisti (32%) sostanzialmente si equivalgono.
(Il Sole 24 Ore Radiocor)
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