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Opporsi alla guerra e alla devastazione della terra offesa

Ravenna “città del teatro”, con diverse compagnie di rilevanza nazionale, capaci di trasformare quest’area in una delle zone più vivaci del Paese

di Antonio Audino

Donne forti. «Due Regine» con Elena Bucci e Chiara Muti

3' di lettura

C’è una città del tutto particolare e per nulla invisibile che si dispone non soltanto all’interno di Ravenna, ma su tutto il territorio circostante. È la città del teatro, con diverse compagnie di rilevanza nazionale, capaci di trasformare quest’area in una delle zone più vivaci per le arti della scena del nostro Paese, tutte partecipanti al Festival per dar conto del loro lavoro.

Marco Martinelli

A partire dal Teatro delle Albe con Marco Martinelli che propone il risultato dell’operazione realizzata con i ragazzi dell’hinterland napoletano, tra Pompei, Torre del Greco e Castellammare, in una riscrittura di Acarnesi (con l’aggiunta del sottotitolo Stop the war!), opera di un Aristofane giovanissimo, deciso a ribadire, con i suoi modi sarcastici, la necessità della pace per porre fine a un sanguinoso conflitto.

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Ed è ancora Martinelli, insieme ad Ermanna Montanari, nel centro da loro creato per lo studio della voce, palazzo Malagola, a intraprendere nuovamente l’idea di un racconto collettivo realizzato unitamente a un numeroso drappello di cittadini, ispirato questa volta a Don Chischiotte e a quel solco sottile esistente tra il sogno e la realtà. Un’altra figura storica della compagnia, Luigi Dadina, realizza poi Mantiq At-Tayr il Verbo degli Uccelli,tratto da un poema persiano del 1200, radunando un centinaio di non professionisti di tutte le età. Mentre, di nascita più recente, ma ormai ben radicata sul suolo ravennate, la formazione ErosAntEros di Davide Sacco e Agata Tomšič, sotto il titolo Gaia, dà vita a una riflessione sul disastro ambientale dei nostri tempi, resa ancor più drammatica e attuale dalla recente alluvione che ha colpito la regione, indicando la necessità di individuare risposte e azioni comuni.

Maurizio Lupinelli

Presente anche Maurizio Lupinelli, da tempo attivo nel capoluogo romagnolo, che insieme a Elisa Pol e attrici e attori con diverse abilità del Laboratorio Permanente Il Teatro è Differenza della città, allestisce Marat Sade di Peter Weiss nella rielaborazione di Eugenio Sideri, acuta parabola sui temi della detenzione, della violenza e del disagio psichico. E non manca Elena Bucci, di stanza a Russi, accompagnata dal musicista Luigi Ceccarelli nello spettacolo Se resistere dipende dal cuore, dedicato alla poetessa Amelia Rosselli, per unirsi successivamente a Chiara Muti e narrare, in Due regine, le vicende di Maria Stuarda ed Elisabetta Tudor.

E se da Faenza arriva Menoventi ad allestire Odradek, favola contemporanea sulla massificazione dei commerci nel mondo globalizzato, basta poi spostarsi a Cervia per trovare nella rassegna parallela Il Trebbo due appuntamenti, Donne Guerriere costruito da Ginevra Di Marco e Gaia Nanni, dedicato a figure femminili dalla Magnani a Virginia Woolf o a cantanti come Rosa Balistreri e Caterina Bueno, e Con Grazia dedicato alla Deledda, in cui la scrittrice Sandra Petrignani e l’attrice Francesca Gatto si affiancano al canto e alla musica di Elena Ledda, Luigi Lai e Mauro Palmas. Il cartellone teatrale della rassegna include però altri nomi prestigiosi dei palcoscenici italiani pronti a sbarcare a Ravenna per questa occasione, da Sandro Lombardi alle prese con pagine di Testori, alla regista Andrée Ruth Shammah che allestisce dello stesso autore I promessi sposi alla prova, a Moni Ovadia interprete de Gli occhiali di Šostakovič, scritto e diretto da Valerio Cappelli sulla figura del compositore russo. E a rammentare la traccia del Festival e il ricordo di Calvino sarà Sergio Rubini con Le città invisibili all’Arena dei Pini di Cervia/Milano Marittima il 14 giugno, in contrappunto con il pianoforte del jazzista Michele Fazio.

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