Gli Stati Uniti escono dall’accordo sul clima, formalizzato il ritiro
Trump: quell’accordo è un disastro totale. Mentre gli Usa preparano il ritiro, Cina e Francia firmano un accordo che sancisce l’irreversibilità dell’accordo di Parigi
di Riccardo Barlaam
3' di lettura
NEW YORK (Dal nostro corrispondente) - Ora è ufficiale. Si sapeva che Donald Trump fosse contrario all'accordo sul clima di Parigi. Passati tre anni dalla firma da parte del predecessore Barack Obama , come previsto dall'accordo, può iniziare il ritiro formale degli Stati Uniti. L'iter è stato avviato lunedì 4 novembre con la notifica all'Onu.
Un anno di tempo
Il ritiro americano dall'accordo di Parigi sarà efficace tra un anno, il 4 novembre del 2020, un giorno dopo le elezioni presidenziali in cui Donald Trump cercherà di conquistare il secondo mandato. Annunciando la mossa, il segretario di stato Mike Pompeo ha spiegato che l’accordo sul clima ha imposto “ingiusti oneri economici” sugli Stati Uniti.
Per Francia e Cina accordo irreversibile
Mentre gli americani preparano il ritiro, il presidente francese Emmanuel Macron in visita di stato in Cina in questi giorni firmerà un documento congiunto con il presidente cinese Xi Jinping che dichiara la “irreversibilità” del patto sul clima da parte delle due nazioni.
Usa secondo paese più inquinante
La decisione americana a questo punto potrebbe cambiare solo se il 4 novembre del 2020 alla Casa Bianca arriverà un altro presidente. Per ora è così: gli Stati Uniti che sono il secondo più grande paese responsabile delle emissioni di Co2 hanno ufficialmente notificato alla comunità internazionale che usciranno dall'accordo sul clima, conquistando il primato poco invidiabile dell'unica nazione ad abbandonare gli sforzi globali per combattere il cambiamento climatico.
Trump da tempo criticava l'intesa del 2015 e non ha mai negato la volontà di fare uscire il suo paese al più presto possibile. Lo scorso mese aveva definito l'accordo sul clima «un disastro totale» e spiegato che i vincoli presi dall'amministrazione Obama per tagliare le emissioni inquinanti avrebbero pesato sulle “competitività degli Stati Uniti”.
La nota di Pompeo
Un punto di vista ribadito dal capo della diplomazia Pompeo nella sua nota che ha annunciato la notifica del ritiro alle Nazioni Unite. «Nelle discussioni internazionali sul clima, noi continuiamo a offrire un modello realistico e pragmatico secondo cui l'innovazione e i mercati aperti possono portare a grande prosperità, meno emissioni e ad avere maggiori e sicure fonti di energia. Oggi abbiamo iniziato il procedimento per ritirarci dall'Accordo di Parigi. Gli Stati Uniti sono orgogliosi dei record raggiunti come leader mondiale nella riduzione di tutte le emissioni (...), nella crescita della nostra economia e nella garanzia di assicurare energia per i nostri cittadini. Il nostro è un modello realistico e pragmatico».
Nessuna sorpresa
Le associazioni ambientaliste hanno condannato la decisione che arriva tuttavia senza sorprese. «La decisione di abbandonare l'Accordo di Parigi – scrive Andrew Steer, presidente del World Resources Institute – è crudele per le generazioni future, lasciando il mondo meno sicuro e produttivo. Toglie anche agli americani la possibilità di godere dei vantaggi che arriveranno dai lavori legati all'energia pulita, vantaggi tecnologici e competitivi che offre il futuro a basse emissioni di carbonio e che verranno presi da altre nazioni».
L’allarme degli scienziati
La mossa americana arriva mentre gli scienziati affermano che il mondo deve intraprendere azioni «senza precedenti» per ridurre le sue emissioni di carbonio nel prossimo decennio, tagliandole a metà entro il 2030 per evitare effetti irreversibili e potenzialmente catastrofici dei cambiamenti climatici. Il mondo si è già riscaldato più di circa un grado Celsius (1,8 gradi Fahrenheit) sopra i livelli preindustriali. L'accordo di Parigi stabiliva obiettivi ambiziosi per mantenere il riscaldamento del pianeta “ben al di sotto” di un aumento di due gradi e, se possibile, non superiore a 1,5 gradi.
L’Assemblea Onu sul clima
La decisione del ritiro americano arriva a poche settimane dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite dedicata quest’anno proprio alle azioni sul clima per invitare le nazioni a prendere impegni più stringenti per tagliare le emission che alimentano il riscaldamento globale. «Il costo maggiore – aveva detto il segretario generale dell'Onu, António Guterres – è stare fermi. Il costo maggiore è continuare a sovvenzionare l'industria morente dei combustibili fossili, continuare a costruire sempre più centrali elettriche a carbone e negare ciò che è chiaro come il giorno: che siamo in una profonda ‘buca' climatica e per uscire, dobbiamo prima smettere di scavare».
La crisi climatica secondo gli americani
Un crescente numero di americani, a differenza del loro presidente, sente invece l'emergenza climatica come una crisi reale. Due terzi della popolazione ritiene che Trump stia facendo troppo poco per risolvere il problema, secondo un sondaggio recente della Kaiser Family Foundation e del Washington Post. Otto americani su dieci, sempre secondo il sondaggio, ritengono che l’attività umana influisca sui cambiamenti climatici, e circa metà di loro crede che siano necessarie azioni urgenti nel prossimo decennio per evitare conseguenze peggiori.
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