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Oracle vuole l’internet of clouds e la sua “nuvola” si arricchisce di nuove funzioni

Il gigante fondato da Larry Ellison è tornato a tenere dal vivo il suo evento CloudWorld. Ecco tutte le novità

di Giancarlo Calzetta

4' di lettura

Le aziende di tutto il mondo guardano con grande attenzione al processo di trasformazione digitale che sta diventando indispensabile per conservare un buon livello di competitività sul mercato e questo trova un riscontro oggettivo nella forte crescita che tutti i maggiori fornitori di servizi Cloud stanno avendo in questi mesi. L'azienda texana ha messo a segno un ragguardevole +45%, confermando che la completa ristrutturazione della sua infrastruttura cloud, portata a termine l'anno scorso con l'arrivo della Gen2, ha convinto moltissimi clienti della bontà della sua offerta. E sulle ali dell'entusiasmo di questi risultati, Oracle è tornata a tenere dal vivo il suo evento CloudWord, dedicato proprio al mondo del cloud e della trasformazione digitale che abilita. Un fondatore carismatico, sempre attento a punzecchiare gli avversari.

La sfida di Ellison: serve un internet of clouds

Larry Ellison, storico fondatore dell'azienda e personaggio dall'indiscusso carisma, ha annunciato che nei prossimi mesi Oracle sarà in grado di annunciare grandi nomi tra i propri clienti, sottolineando che saranno in fuga da Amazon per via dei costi troppo elevati. Ma a parte le stoccate ai concorrenti, Ellison ha anche evidenziato un trend di assoluta rilevanza: serve un “Internet of Clouds”, ovvero un mondo cloud dove l'interoperabilità sia al centro delle scelte tecniche. Sempre più aziende, infatti, ricorrono al multi Cloud, ovvero a servizi che fanno capo a più fornitori. Ellison sostiene che la scelta vincente è quella di fornire servizi che funzionino a prescindere dal provider e per questo quando hanno lanciato MySQL HeatWave, una versione super veloce di MySQL, è stata rilasciata oltre che per Oracle Cloud anche per AWS e Azure. E a questo proposito, un altro punto chiave è quello dell'interconnessione: Ellison crede che sia indispensabile che tutti i cloud siano interconnessi con velocità e latenze minime, citando come esempio alcuni esperimenti fatti sulle loro app che funzionano fino a cento volte più velocemente se si trovano su infrastruttura Oracle e Azure (Oracle ha connesso il proprio cloud con quello di Azure in maniera ultrarapida già da qualche tempo) rispetto ad architetture miste Oracle/AWS. Dopo questi lampi di visione futura, Ellison è passato a un discorso più pratico, che ha occupato tutto il tempo rimanente, parlando di come la sua azienda stia preparando una soluzione per la gestione su scala mondiale della sanità. Una visione interessante, fatta di database centralizzati e consultabili a prescindere dai confini geografici, ma di difficile attuazione.

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Gli annunci più importanti dell’CloudWorld 2022

Gli annunci tecnologici sono davvero troppi per elencarli. Da un punto di vista tecnologico, gli annunci sono stati moltissimi. Il principale per i partner di Oracle è forse Oracle Alloy, una piattaforma dedicata ai fornitori di servizi che permette a Internet provider e integratori di sistema di offrire servizi Cloud con uno sforzo minimo e completamente personalizzato con il proprio marchio e ritocchi nell'interfaccia utente. Guardando all'altro mercato, quello storico, di Oracle non possiamo non citare il rilascio della versione beta del database convergente Oracle Database 23c. Era dal 2019 che non si vedeva una major release e ovviamente le novità sono moltissime. Ai primi posti possiamo citare gli strumenti per la gestione di applicazioni scritte con JSON e Graph, con un occhio di riguardo per i microservizi. Non poteva mancare un passaggio sula sicurezza, rimasto piuttosto generico in realtà, in cui Oracle ha annunciato che il servizio Oracle Database Zero Data Loss Autonomous Recovery è in grado di fornire strumenti molto efficaci per combattere il ransomware, ma anche per far fronte a errori umani ed eventuali guasti fisici che dovessero compromettere la funzionalità dei datacenter.

CloudWorld2022

«In Italia la richiesta di cloud è fortissima»

Il tema del Cloud, quindi, è caldissimo a livello mondiale, ma anche in Italia è tra i più sentiti nei dipartimenti IT delle aziende di ogni dimensione, tanto che anche le aziende tradizionalmente meno avvezze alla decentralizzazione dei propri dati sta ormai muovendosi in questa direzione. «In Italia – ci dice Andrea Sinopoli, VP & Country Leader, Cloud Tech di Oracle – c'è grande fermento, tanto che nel settore finance stiamo portando avanti dei progetti che prevedono addirittura la chiusura del datacenter interno». Una trasformazione profonda del modo di vivere la gestione dei dati che inizia con le realtà più piccole, mentre quelle più grandi stanno comunque approcciando il discorso, ma con percorsi più lunghi e complessi giustificati dalle loro dimensioni. “Un altro trend importante” – continua Sinopoli – “è quello del multi Cloud, che non è più una ‘moda', ma un metodo consolidato di procedere perché garantisce ai clienti di non restare legati a un solo fornitore e permette di sfruttare quelle tecnologie ‘best of breed' che sono tipiche di vendor diversi.” Un trend che abbiamo visto come Oracle ha tenuto in grande considerazione con l'adozione dell'interoperabilità molto spinta. Ma se i clienti stanno facendo adesso questo percorso verso il cloud, non sono ancora indietro nel coglierne tutti i benefici e le implicazioni?

«La situazione attuale” – conclude Sinopoli – vede la maggior parte delle aziende con cui trattiamo a un livello di avanzamento che potremmo chiamare 1,5 su 3». Il primo livello consiste nell'adottare il cloud e iniziare a coglierne i primi benefici che sono, banalmente, una riduzione complessiva dei costi di gestione dell'IT e una maggiore efficienza dell'infrastruttura. Il livello due è quello dove ormai l'infrastruttura cloud è consolidata e ben oliata e i clienti sfruttano i servizi gestiti per avere un livello del servizio più elevato e un consistente aumento nella sicurezza. «La maggior parte dei nostri clienti sta arrivando qui – conferma Sinopoli – “con l'inizio dell'adozione di quei servizi gestiti che gli permetterà di fare un altro salto in avanti. Non è facile compiere il passaggio completo perché vuol dire ‘lasciar andare' una parte della gestione dell'infrastruttura che è cara al dipartimento interno dell'IT, ma è necessario per cogliere tutti i benefici». Poi c'è il terzo livello, quello in cui si spinge molto sull'automazione dei processi e si liberano risorse per dedicarle allo sviluppo di nuovi servizi basati e continuamente raffinati sui dati in possesso dell'azienda. In questa ultima evoluzione, le tecnologie quali machine learning e deep learning risulteranno indispensabili, così come l'avere a disposizione una infrastruttura in grado di macinare incredibili quantità di dati a costi ragionevoli. Una sfida importante per i provider che nei prossimi anni continueranno a darsi battaglia per fornire le infrastrutture necessarie ai propri clienti.

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