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Oro, fuga da New York: per i fondi vincono Londra e gli Etf

Il metallo torna ad apprezzarsi, ma il suo valore resta distante sulle due sponde dell’Oceano Atlantico: un’anomalia che sta allontanando gli operatori finanziari da New York

di Sissi Bellomo

(peterschreiber.media - stock.adobe.com)

2' di lettura

Le stelle sono tornate ad allinearsi per l’oro, che ha chiuso la migliore settimana da inizio aprile, guadagnando circa il 3% sia a Londra che a New York. Ma sulle due sponde dell’Oceano Atlantico il metallo continua ad avere un valore diverso.

Il gap – che si era aperto nel periodo più difficile della pandemia – si è ridotto, ma le quotazioni dei futures al Comex rimangono tuttora più alte di una decina di dollari rispetto al prezzo spot londinese, che venerdì 12 ri si è portato intorno a 1.735 dollari l’oncia.

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Il differenziale crea possibilità di arbitraggio per gli speculatori. Ma nell’insieme gli operatori finanziari hanno cominciando a voltare le spalle al mercato Usa: un fenomeno forse temporaneo, ma sempre più evidente in questa fase di rinnovato interesse per il lingotto.

Gli acquisti di oro sono accelerati negli ultimi giorni, dopo che il presidente della Fed Jerome Powell ha espresso pessimismo sull’economia e ribadito che la banca centrale «farà tutto il possibile, per tutto il tempo necessario» per sostenere la ripresa.

I tassi di interesse resteranno vicini allo zero almeno fino alla fine del 2022, secondo gli analisti: una situazione ideale per l’oro, che come bene rifugio ha beneficiato anche della forte correzione delle Borse di giovedì e dell’allarme per la nuova impennata di casi di coronavirus negli Usa.

Ma nel mirino degli investitori ormai ci sono soprattutto gli Etf, che dopo una breve pausa sono tornati ad attirare flussi positivi: il patrimonio gestito supera 100 milioni di once e dalla fine di marzo – quando sono iniziate le distorsioni sul mercato dell’oro – è aumentato del 14%. Nello stesso periodo l’esposizione rialzista degli hedge funds è invece diminuita del 7% al Comex.

I fondi, suggerisce Bloomberg, hanno probabilmente iniziato ad impiegare gli Etf (che di solito rispecchiano i prezzi di Londra) anche per operazioni di breve termine.

Anche le banche che operano sul mercato dell’oro – scottate dalle anomalie di marzo – hanno intanto chiuso posizioni al Comex, contribuendo a spingere le scorte di borsa a livelli record, vicino a 30 milioni di once.

Nello stesso tempo sono aumentate le operazioni sulla piazza britannica, tanto che i volumi di scambio secondo la London Bullion Market Association (Lbma) hanno sorpassato quelli di New York, raggiungendo il 26 maggio un record di 67 milioni di once, 115 miliardi di dollari in termini di valore.

In particolare a Londra sono cresciuti gli scambi di contratti forward e swaps, possibili surrogati dei derivati del Comex.

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