Il mercato del secondo polso degli orologi svizzeri crescerà fino a 35 miliardi di dollari entro il 2026
Secondo Deloitte il business del “secondo polso” passerà dai 22 miliardi di euro ai 35 entro il 2030. Ma per non sbagliare è sempre indicato seguire i consigli degli esperti
di Paco Guarnaccia
2' di lettura
L’ultimo Report di Deloitte sull’industria orologiera svizzera (ottobre 2022) ha sottolineato la crescita del mercato del secondo polso: attualmente vale circa 20 miliardi di franchi svizzeri, ma entro la fine del decennio potrebbe valere quasi 35 miliardi, oltre la metà di quello del nuovo. Previsione simile a quella di uno studio di Boston Consulting Group , che per il 2026 prevede, per il secondo polso, un mercato da 35 miliardi di dollari a fronte di un valore di 66 miliardi per il mercato del nuovo, con una tasso di Cagr 2022-2026 del 9%.
I motivi sono tanti e mai come in questo momento è meglio rivolgersi agli esperti. Come Giovanni Bonanno, di Gioielleria Bonanno, realtà presente a Roma dagli anni 70, dal 1998 orologeria specializzata nel vintage e nel second hand e che tratta principalmente pezzi importanti di case come Patek Philippe, Rolex e Audemars Piguet. «L’orologio ormai è un asset come il mattone o l’investimento finanziario – spiega Bonanno –. Le persone lo hanno capito e piuttosto che tenere fermi i propri soldi sul conto corrente pensano che sia meglio investirli in un oggetto che può rivalutarsi: nell’arco di dieci anni non ho mai visto scendere il valore di certi orologi, fatta eccezione per alcuni pezzi “moderni” che hanno avuto alti e bassi, perché erano più una moda o una speculazione».
Bonanno sottolinea anche un altro aspetto: «L’orologio è un bene che si conserva senza spese: non c’è Imu da pagare e non occorre una revisione annuale, come per le auto d’epoca. Non va poi dimenticato che il cliente compra oggi un orologio anche solo per il gusto stesso di possederlo. E se non trova il prodotto nuovo per la limitata produzione, può virare sul second hand».
Da dove provengono gli orologi di secondo polso importanti? «Da collezionisti che vogliono migliorare la loro collezione e vendono un modello da “9” per prenderne uno da “10” e naturalmente dalle aste di case come Phillips o Christie’s». Bonanno conclude con un consiglio: «È meglio affidarsi sempre e solo a un venditore di fiducia. L’acquirente di un modello d’epoca o second hand, non compra l’orologio in sé ma anche la credibilità di chi glielo sta vendendo. Oggi, in cui si va verso le vendite online, dove noi siamo forti, il cliente deve sapere che, qualsiasi cosa succeda, sa dove poter andare, sa con chi ha parlato e, soprattutto, conosce chi gli ha venduto l’orologio. Noi, infatti, cerchiamo sempre di concludere la vendita fisicamente».
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