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Orsa Foam, così cinque manager hanno salvato l’azienda dal baratro

Management buyout

Il business nel poliuretano. Gruppo da 800 addetti e 160 milioni di ricavi

2' di lettura

Viste le dimensioni d’impresa, la cifra investita, poco più di sette milioni, può non sembrare in fondo gigantesca. Ma è in realtà il simbolo di un percorso che si chiude con successo, operazione che porta Orsa Foam interamente a controllo italiano, con il gruppo varesino di riferimento (Orsa) a rilevare il 33% del capitale in mano ai belgi di Recticel.

Ripresa di controllo integrale che sembrava impossibile nel 2014, quando cinque manager della società decisero di rilevare il gruppo Orsa, produttore di poliuretano, tessuto-non tessuto e interni auto attraverso un management buyout, evitando un quasi certo fallimento dopo anni di difficoltà. Risalita decisamente riuscita, che ha portato il gruppo a dare lavoro oggi a quasi 800 addetti, con ricavi arrivati a superare i 160 milioni, commesse sviluppate nei mercati dell’arredamento, dell’automotive. O ancora calzature, materassi e cuscini, insonorizzazione e spugne. «Voltandoci indietro - spiega il Presidente e Ceo di Orsa Foam Alberto Bressan - possiamo dire di essere davvero soddisfatti di quello che abbiamo realizzato, dando la possibilità di una prospettiva lavorativa stabile a tutte queste famiglie. Allora, quando i fornitori si tiravano indietro e le banche faticavano a finanziarci, tutto questo non era affatto scontato: sono stati momenti difficili, superati grazie al lavoro di tutti mettendo in campo un grande impegno». Percorso di crescita che ora può contare su un controllo integrale del principale asset del gruppo, Orsa Foam, 118 milioni di ricavi. «L’obiettivo raggiunto - spiega l’imprenditore - è quello di una completa autonomia, che ci consente di prendere nuove decisioni in termini produttivi e commerciali, liberando quindi energie per una nuova fase di crescita, in Italia ma anche all’estero». Autonomia che sale di livello anche in termini finanziari, dopo aver rimborsato in anticipo un debito bancario contratto ai tempi della ristrutturazione, rimborso da 24 milioni che lascia comunque spazio per un nuovo round di investimenti. «Tra incertezze economiche e costi dell’energia oggi il mercato è frenato - aggiunge Bressan - ma noi ci stiamo comunque attrezzando per la crescita futura. Investendo in nuovi macchinari, ampliando linee produttive, carriponte e magazzini. E assumendo nuovo personale, ammesso di riuscire a trovarlo naturalmente». Sviluppi che procedono all’interno del core business aziendale, ad esempio nelle oltre 200 tipologie di prodotti in poliestere che escono dai siti del gruppo sotto forma di blocchi e rotoli per fornire i mercati dell’arredamento, del bedding, delle calzature, delle automobili, delle spugne e dell’insonorizzazione dei locali.

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Puntando però anche all’economia circolare, andando a recuperare a nuova vita materiali a fine percorso (ad esempio recuperando i materassi) o ancora investendo nel settore dell’energia green, realizzando una nuova business unit per operare nei settori della cogenerazione e dell’installazione di pannelli fotovoltaici.

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