REPUTAZIONE ONLINE

Oscar delle regioni: Trentino al top. Toscana e Molise le più virtuose nel fronteggiare il Covid

Un’analisi dei big data raccolti da The Data Appeal Company indicano una marcata soddisfazione degli ospiti per le strutture ricettive e i ristoranti ma se atmosfera, accoglienza, posizione e qualità del cibo sono gli aspetti più apprezzati, il costo rimane una nota dolente per il 42% dei turisti

di Gianni Rusconi

Matera, Giardino di Palazzo Ferraù - Foto Luca Acito © FAI - Fondo Ambiente Italiano. Nei week end del 17 e 15 ottobre tornano le giornate d’autunno del Fai

4' di lettura

Otto diversi premi, consegnati nell'ambito di un'occasione importante quale la TTG Travel Experience, la più importante fiera del turismo B2B in Italia andata in scena in questi giorni a Rimini. Gli Oscar del turismo assegnati da The Data Appeal Company, sulla base di oltre 21 milioni di recensioni pubblicate in rete e relativi a 470mila punti di interesse distribuiti su tutto il territorio nazionale, hanno eletto il Trentino Alto Adige a regione con la miglior reputazione online in assoluto, mentre al Lazio è andato il premio per la regione più recensita e al Veneto quello per la reputazione più in crescita, alla Valle d'Aosta il riconoscimento per essere la più accogliente e alla Sicilia e all'Umbria, rispettivamente, il titolo di regione preferita dagli stranieri e di regina dell'offerta enogastronomica. Assumono particolare significato, infine, i premi per due nuove categorie istituite in relazione alla pandemia del coronavirus, il Covid Safety Index (che misura la percezione dei viaggiatori relativamente alle misure anti-contagio adottate da hotel, ristoranti e attrazioni), andato al Molise, e quello per la migliore strategia adottata sulle Online travel agency in risposta al Covid 19, che ha visto primeggiare la Toscana.

Nel 2020 assenti due turisti su tre

L'analisi dei Big Data raccolti e analizzati dagli algoritmi di Travel Appeal, insomma, ha dato conferme e regalato anche qualche sorpresa, evidenziando i meriti di regioni con una lunga tradizione in campo turistico ma anche i difetti di altre che (evidentemente) non hanno saputo convincere del tutto gli ospiti che le hanno visitate e vissute in questi mesi. Sotto osservazione, da settembre 2019 ad agosto 2020, sono finiti strutture per la ricettività, locali e ristoranti, attrazioni e affitti brevi e il denominatore comune che li unisce è il drastico calo di contenuti online (post, recensioni e commenti) registrato nei mesi del lockdown, con una diminuzione media del 68% negli ultimi sei mesi. Un dato che, a detta degli autori dell'indagine rispecchia fedelmente quello ufficiale delle presenze, confermando di fatto come nel 2020 siano mancati circa due turisti su tre.

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Dal caro ristorante alle attrazioni outdoor: il giudizio degli ospiti

Entrando nel merito dei diversi cluster oggetto di analisi, per l'ospitalità alberghiera ed extralberghiera sono state prese in esame più di 74mila strutture ricettive individuate online (tra B&B, hotel, agriturismi e altre tipologie di alloggio) e di queste il 67% è stato attivo nell'ultimo semestre. L a soddisfazione degli ospiti, nella maggior parte dei casi italiani, è arrivata all'86,7%, in lieve crescita rispetto all'anno precedente e con punte oltre l'87% al Nord. La curiosità? Gli utenti più soddisfatti sono stati gli sloveni, con un sentiment positivo pari all'89,2%. Nel campo della ristorazione sono stati considerati invece più di 187mila esercizi presenti online e di questi l'89% è risultato attivo in rete (nel 2019 erano l'82%): l'aumento della presenza nell'universo digitale, come si legge in una nota, è da ricercarsi in una modifica della domanda (più focalizzata sulla consegna a domicilio e asporto) e nella necessità degli operatori di adeguarsi a queste nuove esigenze. Per i viaggiatori che hanno frequentato trattorie e ristoranti la soddisfazione ha sfiorato l'86%: e se atmosfera, accoglienza, posizione e qualità del cibo sono generalmente gli aspetti più apprezzati, il costo rimane per contro la nota dolente, con un sentiment che si ferma al 58%.

Le attrazioni e le esperienze outdoor (poco meno di 40mila quelle presenti online in Italia, e solo in 56% di queste attive negli ultimi sei mesi) hanno fatto il botto in fatto di soddisfazione media espressa dai visitatori, toccando l'89,6%, e quelle del Centro Italia si sono distinte arrivando a superare il 90%. L'esempio della Cascata delle Marmore, in Valnerina, è in tal senso emblematico: nei primi 15 giorni di agosto ha registrato in loco 85mila visitatori, contro i 55mila del 2019.

La normalizzazione del settore? Solo nel 2023

Nel commentare i dati che hanno ispirato questa edizione del Premio Italia Destinazione Digitale, Mirko Lalli, Founder and Ceo di The Data Appeal Company, ha parlato di “falsa ripartenza, perché molte destinazioni di mare e di montagna e località minori e interni hanno visto un boom di presenze che forse mai rivedranno. Non è una situazione strutturale – ha spiegato ancora - ma questa esperienza lascerà delle impronte positive: la nostra sensazione è che, quando il problema Covid si potrà considerare effettivamente risolto, i turisti torneranno a frequentare tendenzialmente le solite destinazioni”. Comprese le città d'arte e quelle legate agli affari, probabilmente, che hanno perso mediamente fra il 60 e il 75% delle presenze a causa della conclamata assenza del turismo internazionale di medio-lungo raggio e degli ospiti del business travel.Guardando ai prossimi sei mesi, però, i dati delle prenotazioni non lasciano troppo spazio ai facili entusiasmi. “Attualmente si rileva il 4,8% di occupazione per gli hotel, il 4,3% per i B&B e il 7,1% per gli agriturismi, percentuali che riflettono un approccio concentrato sul breve periodo e con booking sotto data, dovuto allo stato di incertezza generale. Qualche picco di ottimismo – dice ancora il Ceo di The Data Appeal Company - lo possiamo vedere per Capodanno e la speranza generale è che a primavera 2021 i flussi turistici possano riprendere con continuità, così come ci induce a pensare l'aumento dei prezzi dei soggiorni”.

La normalizzazione, quella vera, arriverà però solo nel 2023, perché a pagare dazio saranno ancora, secondo Lalli, le trasferte di lavoro, che subiranno una riduzione in funzione dello smart working. Le strutture che vivevano di queste entrate dovranno reinventarsi”. Va in questa direzione il fenomeno degli hotel che diventano luoghi di lavoro offrendo ospitalità a prezzi vantaggiosi, come le catene olandesi Citizen M o The Student Hotel, oppure quello dei piccoli centri, come il borgo toscano di Santa Fiora, nel grossetano, che si convertono al dogma del lavoro flessibile mettendo a disposizione case e appartamenti per chi vuole lavorare in remoto in mezzo alla natura. “Le persone – ha concluso Lalli - hanno comunque voglia di viaggiare e questa predisposizione probabilmente salverà un settore la cui chiave, da qui in avanti, sarà la sua sostenibilità anche ambientale”. Fermo restando che, oggi, la sicurezza e le misure attuate per la prevenzione dei contagi hanno un'incidenza più rilevante nel giudizio espresso (online) su una destinazione.


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