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Ospedali, con il Covid conti in rosso per 3,2 miliardi

Per l’Ufficio parlamentare di bilancio nelle 72 strutture ospedaliere osservate con la pandemia i ricavi sono diminuiti del 5% e i costi aumentati del 5,7%

di Marco Mobili

Coronavirus: bollettino del 9 ottobre 2022

3' di lettura

A sfatare un luogo comune sul possibile business generato dal Covid per le strutture sanitarie è l’Ufficio parlamentare di bilancio. I tecnici del Senato e della Camera dopo aver passato al setaccio i conti di 72 aziende ospedaliere sono arrivati alla conclusione che nei due anni di pandemia il rosso per gli ospedali è cresciuto da 360 milioni del 2019 ai 3,2 miliardi di euro del 2021. Non solo. L’Upb nel focus n. 6 del 2022 mette in evidenza come nel 2020 la situazione sia peggiorata soprattutto nel Mezzogiorno mentre nel 2021 il rosso è cresciuto soprattutto nelle strutture del Centro Italia. Un dato che sembra stridere, e non poco, con il fatto che il Covid ha colpito più duramente in termini di contagi, ricoveri e decessi soprattutto nel Nord Italia.

Il rosso da 3,2 miliardi

I conti passati al setaccio dall’Upb sono quelli di 72 aziende ospedaliere, ossia quelle sempre presenti sul territorio dal 2015 al 2021. I conti economici analizzati, infatti, sono quelli del quinquennio precedente alla pandemia, confrontati con i risultati di esercizio del biennio 2020-2021 in cui il Covid ha colpito di più. Più che al risultato di esercizio, l’Upb ha focalizzato l’attenzione sullo scostamento tra costi e ricavi calcolati come remunerazione dell’attività. Da questo confronto emerge chiaramente che la distanza tra costi e ricavi si è notevolmente ampliata durante la pandemia passando, come detto, dai 360 milioni di rosso del 2019, ai 2,6 miliardi di perdite del 2020 e a più di 3,2 miliardi di euro dello scorso anno. In termini percentuali il Covid ha inciso sui ricavi con una diminuzione del 5% su base annua, mentre i costi per gestire ricoveri, dispostivi e personale sono lievitati del 5,7 per cento. Costi che nel 2021 sono per altro ulteriormente aumentati del 4% a fronte di un leggero recupero dell’1,1% dei ricavi con la ripresa dell’attività sanitaria, diagnostica e di assistenza ordinaria.

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L’andamento costi ricavi sul territorio

Dall’analisi dell’Upb emerge che solo nelle regioni del Nord la perdita sui ricavi è stata di fatto stabilizzata con una crescita anche dell’1,3% nel 2021 rispetto all’anno pre pandemia. Al contrario la discesa dei ricavi è stata più sostenuta nelle aziende ospedaliere del Centro Italia, con cali che hanno raggiunto su base annua l’8,1% rispetto al 2019, mentre nel Mezzogiorno la diminuzione è stata del 7,2% nonostante il recupero sui ricavi nel 2021. Sul fronte dei costi gli aumenti hanno seguito l’andamento del Covid con le regioni del Nord che hanno visto dilatarsi le spese dell’8,3% per far fronte a contagi e ricoveri, contro una crescita del 4,8% negli ospedali del Sud e del 2,9% al Centro. Nel 2021 la crescita dei costi è stata invece soprattutto nel Mezzogiorno e tra Lazio, Toscana, Marche ed Emilia.

Crollo dei ricavi da ricoveri ordinari e ambulatori

A pesare sulla riduzione dei ricavi sono state soprattutto due voci del bilancio: quella dei ricoveri che, a livello nazionale per le 72 aziende ospedaliere esaminate, ha fatto registrare un meno 800 milioni; quella delle prestazioni ambulatoriali con meno 200 milioni. Se nel 2020, in piena emergenza sanitaria, quasi metà della riduzione dei ricavi si è registrata nelle strutture del Mezzogiorno, proprio al Sud i ricoveri sono tornati a crescere del 64% nel 2021 mentre nel centro Italia le strutture hanno recuperato solo marginalmente. Altra voce in rosso sul fronte dei ricavi è stato, poi, quella dell’intramoenia, con attività in perdita per 100 milioni. Attività poi tornata subito a crescere nel 2021 anche per recuperare parte degli enormi ritardi accumulati sulle liste d’attesa.

Costi su del 10% legati al personale

In due anni di Covid i costi sostenuti dagli ospedali sono cresciuti di oltre il 10% rispetto alla spesa sostenuta prima dell’emergenza sanitaria. A pesare per oltre la metà sono quelli sostenuti per il personale (+6,9% nel 2020 e +3,6% nel 2021). Le spese per consulenze, le collaborazioni, l’interinale e i rimborsi al personale in comando così come per l’Irap sulle collaborazione sono diminuite del 2% nel 2020 per poi crescere a due cifre fino ad oltre il 23% lo scorso anno con punte fino al 38% nelle strutture ospedaliere del Mezzogiorno. Il personale sanitario, infine, è cresciuto di almeno 8.000 unità nel 2000, dopo le riduzioni registrate negli anni pre pandemia. Le assunzioni a tempo indeterminato hanno interessato in pieno Covid soprattutto gli infermieri con oltre 4mila unità (+6% rispetto al 2019) e i medici, questi ultimi cresciuti del 5,1% con oltre 1.300 assunzioni.

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