“Otello” di Giuseppe Verdi, diretta live dal Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
Zubin Mehta dirige orchestra e coro, Valerio Binasco cura la regia, in cartellone il 30 novembre
di Valeria Ronzani
4' di lettura
Il teatro tutto soffre, e la lirica forse di più. Perché richiede un grande impegno, di artisti e di costi. Perché le grandi scene di massa sono da sole un assembramento, perché in scena ci si tocca, ci si stringe, si canta vicini, e in orchestra si soffia, insomma... un disastro. Così, coi teatri di nuovo chiusi, ci si ingegna.
Alexander Pereira, attuale sovrintendente del Maggio Musicale Fiorentino (https://www.maggiofiorentino.com/), è deciso: “Lo streaming non funziona, non sarà questo a salvare la lirica”. Con buona pace del ministro Franceschini e dell'ultimo suo innamoramento tecnologico.
Così, se il sovrintendente è già stato sgridato dal Ministero perché spende troppo, lui ti risponde secco e deciso che ha fatto i conti, e che tenere aperto il teatro, proponendo artisti prestigiosi e stars del calibro di Placido Domingo o Cecilia Bartoli, facendo lavorare orchestra, coro e le maestranze tutte, è costato nei mesi scorsi esattamente come tenere il teatro chiuso. Perché lui trova gli sponsor. Chi vivrà vedrà, e incrociamo le dita.
Intanto anche per il prossimo prestigioso appuntamento, l'”Otello” di Giuseppe Verdi, dal vivo, in forma scenica, sul palcoscenico del teatro proprio come se ci fosse il pubblico in sala, lo sponsor c'è. Philippe Foriel-Destezet (uno degli uomini più ricchi del mondo, ndr), garantisce Pereira, è un ricco imprenditore francese innamorato della musica. Attualmente vive in Toscana e ha elargito 300.000 euro. Coi teatri chiusi fare questa prima in teatro (chiusi si, ma agibili per le prove) ha un che di metafisico, più Savinio che De Chirico; il pubblico ci sarà, a casa davanti ai televisori. Perché lunedì 30, alle 21,15, grazie a Rai Cultura Rai 5 trasmetterà la diretta live dell'opera.
NHK, ovvero la tv di Stato giapponese
Non solo, se la generale rispetterà i requisiti di sicurezza che i loro standard richiedono, e dalle prove già si vedono mascherine per il coro, plexiglass per l'orchestra, lo spettacolo sarà acquisito anche dalla NHK, ovvero la tv di Stato giapponese.
Al Maggio non manca certo il coraggio e grazie a un altro sponsor, la Farmaceutica Menarini, vanno avanti tamponando e facendo test a più non posso. Zubin Mehta dirige orchestra e coro del Maggio, Valerio Binasco cura la regia. Per un dramma che vive una doppia corda, il lato epico, enorme, del grande condottiero che piega i mussulmani (basti pensare all'ingresso in scena di Otello), ma soprattutto quello intimo di un amore coniugale violentato dall'umana grettezza. Perché il dramma si gioca in tre, Otello, Desdemona, Jago.
Tre debutti eccellenti nei ruoli, per tre interpreti quanto di meglio offra l'attuale scena musicale. Debutta nel ruolo, un punto di arrivo per qualsiasi tenore, un emozionatissimo Fabio Sartori. Che ha avuto anche il raro privilegio di ripassare il ruolo con Placido Domingo, a Firenze per cantare Nabucco. “Io mi reputo un tenore lirico, ma Domingo mi ha rassicurato che la strada giusta per dare drammaticità al canto verdiano non è ingrossare la voce, ma scolpire la parola. Infatti abbiamo lavorato tantissimo col maestro Mehta su ogni sfumatura del personaggio. Debuttarlo qui a Firenze, città che ha dato i natali al mitico Mario Del Monaco, Otello iconico dei decenni scorsi, mi emoziona particolarmente. Io poi che sono di Treviso, sua patria adottiva, non potevo non ricordarlo”. Marina Rebeka confessa di non aver avuto simpatia per Desdemona prima di studiarla. “La credevo debole e sottomessa, invece ho scoperto una donna forte, che lotta per il suo amore e che decide razionalmente di morire per mano di Otello piuttosto che vivere lontano da lui”. E poi c'è lui, il deuteragonista che ci guida in un viaggio a capofitto nelle scelleratezze dell'animo umano. Lo interpreta Luca Salsi, che già lo aveva cantato in forma di concerto, sempre con la direzione di Mehta. “Che io ho sempre adorato fin da tempi non sospetti. Anche qui, durante le prove, mi sono messo coi tecnici a guardare l'ultimo atto dai video che rimandavano l'immagine di Mehta. Catturato dal magnetismo di un artista che ancora si commuove a quella musica che lui tanto bene conosce”.
Mehta di rimando gli spara un complimentone che lo tramortisce: “Salsi, ho sentito solo Tito Gobbi cantare uno Jago intenso come il suo. E ricordatevi che ogni parola di questo uomo non conosce sconti.” L'atmosfera creata da Binasco, almeno a giudicare dalle foto di scena, fa un po' “Portiere di notte”, cupa e poco cipriota. E Otello non è nero, “perché lui è già diverso. Ho resistito anche alla tentazione di indulgere su un tema purtroppo attuale, quello del femminicidio, per focalizzarmi sul dramma di una coppia che non riesce a gestire il proprio amore”. In fondo non è giusto avere negli occhi i sublimi fotogrammi al calor bianco di Orson Wells nel suo “Otello” ritrovato. Chi non lo ha visto lo cerchi anche on line, si inizia coi funerali dei coniugi in una Cipro battuta dal sole e dal vento. E si risponde alla domanda che tutti si fanno (e che è venuta fuori anche durante la conferenza stampa di presentazione dell'”Otello” fiorentino): che fine fa Jago? Jago finisce come merita, appeso dentro una gabbia a penzolare dalle mura di cinta.
“Otello” di Giuseppe Verdi. Lunedì 30 novembre, diretta live dal Teatro del Maggio Musicale Fiorentino. Direttore Zubin Mehta, regia Valerio Binasco.
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