Ovs sceglie la coltivazione di cotone organico e tracciabile in Sicilia
Il nuovo progetto di made in Italy sostenibile dell'azienda si fonda sulla scelta di materie prime per la valorizzazione dell'economia locale
di Giulia Crivelli
2' di lettura
Un filato interamente italiano per la prima collezione realizzata con il cotone raccolto in Sicilia. Una produzione che rappresenta una tappa del nuovo progetto di made in Italy sostenibile voluto da Ovs. Il 22 aprile, giornata mondiale della terra, ha debuttato in alcuni negozi della rete e su ovs.it la collezione “Ovs cotone italiano”, composta da t-shirt in due modelli e diversi colori.
La scelta di un approvvigionamento di materie prime più sostenibili è un obiettivo che Ovs, azienda leader italiana nell’abbigliamento, si pone da anni. Il supporto attivo alla produzione di cotone biologico, tracciato e coltivato in Sicilia dimostra la continuità dell’impegno. «Per noi il cotone è una materia prima strategica – ha spiegato Stefano Beraldo, ceo di Ovs –. Dal 2021 il 100% dell’approvvigionamento deriva da fonti più sostenibili e oggi il cotone siciliano ci consente di avviare produzioni locali che assicurano la tracciabilità dell’intera fornitura. È un passo significativo, anche se oggi poco più che simbolico, verso l’obiettivo di produrre in Italia materie prime di alta qualità. Da una produzione limitata nel 2022, arriveremo a oltre 100 tonnellate nel 2023. Investiremo inoltre anche in ricerca co-finanziando un dottorato dell’università di Catania in Agricultural, food and environmental science dedicato al cotone italiano».
Il cotone è la materia prima d’elezione di Ovs, che lo impiega per oltre il 70%della produzione dei capi. Dal 2022, accanto alle forniture internazionali, l’azienda ha scelto di investire sul cotone italiano, in partnership con l’azienda Cotone Organico di Sicilia, che ha riportato in vita una coltivazione dimenticata da più di 40 anni. La realtà nata alle porte di Palermo non raggiunge i livelli produttivi di quando i campi di cotone sull’isola occupavano migliaia di ettari, ma è molto più di un esperimento. Il recupero di questa coltivazione incoraggia la manifattura tessile ed è un’occasione per l’economia locale. Le tecniche utilizzate poi, tutelano il suolo, riducono l’uso di acqua e rispettano la biodiversità.
Il progetto rappresenta anche una sfida tecnologica: l’origine della fibra è garantita dall’applicazione sulla materia prima di una molecola di Dna progettata da Haelixa, azienda chimica che sviluppa soluzioni per la tracciabilità. L’impegno di Ovs – che ha chiuso l’esercizio 22-23 in crescita dell’11,3% a 1,51 miliardi – non si ferma alla materia prima, ma si esplica in tutte le fasi di una filiera, «senza scorciatoie e senza greenwashing», come sottolinea Stefano Beraldo: dalla coltivazione alla ginnatura (la separazione della fibra dai semi) a km zero, fino alla manifattura, in un percorso che porta con sé impatti sociali e ambientali positivi. Il prodotto finale è realizzato da Progetto Quid, impresa di moda etica del veronese che dà lavoro a persone con un passato di vulnerabilità. Non stupisce, quindi, trovare Ovs ai vertici della classifica dei
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