ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùLa festa per l’Università

Padova: da otto secoli in cerca di libertà, diritti e innovazione

Nei festeggiamenti per i suoi 800 anni di vita l’ateneo guarda al suo glorioso passato, ma lo fa come punto di partenza nel costruire il futuro

di Daniela Mapelli

(Valletta Vittorio / AGF)

3' di lettura

Universa universis patavina libertas. In quattro parole, otto secoli di vita dell’ateneo patavino. Non solo: perché in quella «tutta intera, per tutti, la libertà nell’Università di Padova», ovvero quanto recita il motto del nostro ateneo, c’è anche in filigrana il modo con cui affrontiamo presente e futuro. Con la forza che ha un’istituzione che fa della libertà di pensiero e ricerca il suo pilastro. Un’Università multidisciplinare, dove il sapere si declina con voci e da punti di vista diversi. Ed è proprio questa capacità di guardare quanto accade da differenti angolazioni a rendere così vivace e fruttuoso il clima all’interno delle varie sedi che compongono, come un mosaico, una sorta di campus diffuso, a Padova e sul territorio veneto.

Agripolis-Legnaro, Asiago, Bressanone, Castelfranco Veneto, Chioggia, Conegliano, Monselice, Feltre, Mirano, Montecchio Precalcino, Portogruaro, Rovigo, San Vito di Cadore, Santorso, Treviso, Venezia-Mestre, Vicenza. Un elenco, quello delle nostre sedi esterne, che racchiude la capillarità di un ateneo che si pone punto di riferimento per l’accademia a NordEst. Il legame con Padova rimane profondo, 70mila studenti in una città che ha poco meno di 210mila abitanti, 70mila ragazze e ragazzi che innervano – chi pendolare, chi residente – una città a misura d’uomo, ricca d’arte, culturalmente frizzante come può essere un capoluogo universitario.

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L’Università di Padova guarda quindi al suo glorioso passato, ma lo fa come punto di partenza nel costruire il futuro. Con un modus operandi chiaro: innovarsi, anticipare le domande che società e mercato del lavoro pongono per arrivare quindi, velocemente, a fornire le giuste risposte. I dati Almalaurea ci collocano fra le prime università come numero di ragazze e ragazzi che trovano lavoro dopo aver conseguito la laurea: questo perché rinnoviamo costantemente la nostra offerta didattica, con corsi di studi nuovi, sempre più in lingua inglese. Un mix che spinge sempre più giovani a scegliere l’Università di Padova per quelli che, mi auguro, saranno «li migliori anni della loro vita», come definì la sua esperienza patavina, secoli fa, un nostro illustre studioso, Galileo Galilei. I dati delle immatricolazioni ci confortano: quest’anno abbiamo raggiunto quota 24mila studentesse e studenti: di loro 2.400 sono internazionali. Segno, innegabile, che il sapere parla una lingua senza confini, capace di unire, mai di dividere. Nel nome della scienza si abbattono steccati, come ci ha ricordato la risposta mondiale che ha visto ricercatrici e ricercatori in prima linea nel contenimento di una pandemia che ha sconvolto la vita e le abitudini di ognuno di noi.

Chi comincia la sua avventura nel nostro Ateneo quest’anno lo può fare con una forte motivazione in più: partecipare attivamente alle celebrazioni per i nostri ottocento anni. Un calendario di eventi di ogni tipo, con ospiti da tutto il mondo e – come sempre, da noi – con voci e sensibilità diverse, ci accompagnerà per tutto il 2022, culminando poi nel 2023, data in cui finirà l’anno accademico, con l’apertura del Museo della Natura e dell’Uomo, che sarà la più grande esposizione universitaria d’Italia. Ospiterà ricchissime collezioni di mineralogia, geologia e paleontologia, zoologia e antropologia, che sono state costruite e curate per secoli dagli studiosi dell’Università di Padova: un lascito concreto di otto secoli di vita passati a mettere in discussione lo status quo esistente e a immaginare nuovi scenari. Una storia costellata di primati: il primo orto botanico al mondo, riconosciuto come patrimonio dell’Unesco, la prima donna laureata, Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, la nascita della medicina moderna con la costruzione del primo teatro anatomico stabile e del metodo scientifico, grazie alla spinta di Galileo.

Celebrazioni che spero renderebbero orgogliosi anche quegli studenti che, nel 1222, arrivarono da Bologna per fondare a Padova una nuova accademia, all’insegna della libertà e dei diritti. Due valori che le recenti vicende belliche ci insegnano a non dare per scontati. Ma sono certa che chiunque frequenterà i luoghi dell’unico ateneo italiano medaglia d’oro al valor militare per il contributo dato alla Resistenza saprà tenere viva la lunga storia di libertà dell’Università di Padova.

Rettrice dell’Università degli Studi di Padova

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