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Pagamenti, l’Africa amplia la sua piattaforma per superare la dipendenza dal dollaro

Si prevede che 15-20 Paesi aderiscano entro l’anno al Pan-African Payment and Settlement System, una piattaforma digitale per le transazioni. L’obiettivo è la convertibilità fra le valute locali

di Alberto Magnani

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2' di lettura

Ampliare sempre di più una piattaforma «panafricana» di pagamenti, con un obiettivo doppio sullo sfondo: stimolare transazioni nelle valute locali e ridurre la dipendenza dai dollari Usa. È il modello che sta guidando l’espansione del Pan-African Payment and Settlement System (Papss), un’infrastruttura digitale per permettere a banche e altri intermediari finanziari di effettuare pagamenti istantanei nelle oltre 50 economie del Continente. Al momento il sistema ha incassato l’adesione di nove Paesi e altrettante banche centrali, quelle di Gambia, Ghana, Gibuti, Guinea, Liberia, Nigeria, Sierra Leone, Zambia e Zimbabwe.

La previsione: 15-20 Paesi nella piattaforma entro l’anno

La African Export-Import Bank, l’istituzione multilaterale che finanzia il progetto, si aspetta che il totale salga fino a 15-20 economie entro la fine dell’anno, accelerando un’integrazione allineata al modello dell’African continental free trade area: la maxi-area di libero scambio che dovrebbe attenuare o smantellare del tutto le barriere su un mercato tanto vasto quanto frammentato, con quote di commercio intra-africano schiacciate su valori minimi sia nelle importazioni che nelle esportazioni (il 10% e al 17% del totale secondo la società di consulenza McKinsey). Per ora la piattaforma resta agganciata al dollaro Usa, ma la African Export-Import Bank sta lavorando con gli istituti centrali dei vari Paesi allo sviluppo di un meccanismo di cambio per la convertibilità delle 42 divise operative nel Continente.

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Ridurre la dollaro-dipendenza

«Quello che stiamo facendo è “addomesticare” i pagamenti intra-africani» ha dichiarato il presidente di Afreximbank, il nigeriano Benedict Oramah, nel meeting dell’istituto che si è chiuso ieri ad Accra (Ghana). Lo stesso Oramah, riporta l’agenzia Bloomberg, ha sottolineato che l’ambizione della piattaforma non è di «bypassare» del tutto il dollaro o altre valute internazionali, incluse l’euro o lo yuan. Una delle funzioni resta, però, quella di diminuire la dipendenza dal biglietto verde, proteggendo le economie africane da un deprezzamento delle valute che esaspera la morsa inflattiva nel Continente.

Un’analisi del Fondo monetario internazionale evidenzia che le valute africane hanno ceduto in media l’8% del proprio valore sul biglietto verde solo da gennaio a metà maggio di quest’anno, esasperando un’ascesa dei prezzi combattuta a suon di rialzi dei tassi di interesse. La Banca centrale della Nigeria, prima economia africana per Pil, è reduce dalla settima stretta consecutiva nella riunione di fine maggio 2023, portando il tasso di riferimento dal 18% al 18,5%. L’aumento complessivo, da maggio 2022 a maggio 2023, viaggia nell’ordine dei 700 punti base.

Riproduzione riservata ©
  • Alberto MagnaniRedattore

    Luogo: Milano

    Lingue parlate: inglese, tedesco

    Argomenti: Lavoro, Unione europea, Africa

    Premi: Premio "Alimentiamo il nostro futuro, nutriamo il mondo. Verso Expo 2015" di Agrofarma Federchimica e Fondazione Veronesi; Premio giornalistico State Street, categoria "Innovation"

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