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Pagamenti in ritardo, balzo in avanti del 6%. L’allarme delle imprese

di Luca Orlando

3' di lettura

Poco più di un terzo, appena il 35%. Storicamente una minoranza, la pattuglia delle imprese puntuali nei pagamenti continua a ridursi tornando ai minimi da tre anni, dati che aggiungono un altro tassello al già ampio ventaglio di segnali negativi in arrivo dalla nostra economia.

Nei dati rilevati da Cribis il primo trimestre del 2019 vede un progressivo scivolamento delle abitudini verso ritardi maggiori: il 6% in più rispetto all’anno precedente per ritardi oltre i 30 giorni , il 2,5% in più per quelli contenuti entro il mese. Per converso, i saldi in linea con quanto pattuito si riducono di oltre il 5%.

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AREE GEOGRAFICHE A CONFRONTO

Pagamenti puntuali in percentuale, primo trimestre 2019. (<b>Fonte: Cribis</b>)

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Dai massimi di fine 2011, quando quasi un’azienda su due riusciva a saldare per tempo, il deterioramento del quadro è evidente e anche se i picchi del biennio 2013-2014 (16% di aziende con gravi ritardi) è lontano, il livello attuale per i saldi oltre i 30 giorni è ancora più che doppio rispetto ai valori pre-crisi.

Le lungaggini nel saldare i propri debiti rappresentano uno dei primi indicatori di difficoltà del sistema, anche se le medie in questo caso sono espressioni di ampie distanze nei comportamenti, sia sotto il profilo geografico che settoriale.

STUDIO SUI PAGAMENTI CRIBIS

STUDIO SUI PAGAMENTI CRIBIS

Potendo scegliere una platea di clienti, non c’è dubbio infatti che la preferenza delle aziende andrebbe senza esitazioni alla Lombardia. In termini di puntualità è la regione più virtuosa: quasi un’azienda su due nel territorio salda il proprio debito nei tempi concordati.

Una “vittoria” a mani basse, perché nella top ten delle province più puntuali si trovano ben sette territori lombardi, con Brescia, Bergamo, Sondrio e Lecco ad occupare i primi quattro posti in graduatoria.

Tassi di puntualità simili alla Lombardia si riscontrano in tutte le regioni del Nord-Est, dall’Emilia Romagna al Veneto; dal Friuli-Venezia Giulia al Trentino-Alto Adige. Meno brillanti invece i risultati a Nord-Ovest, con Piemonte e Val d’Aosta in linea o poco oltre la media nazionale, mentre in Liguria la puntualità si riduce al 31,4%.

Discorso opposto per il Sud, che infatti occupa in modo pervasivo le ultime posizioni in graduatoria: delle dieci province con i ritardi maggiori ben sette si trovano in Sicilia, regione che infatti si pone in coda alla classifica con un tasso di puntualità medio del 17,1%, meno della metà rispetto alla media nazionale.

«Dopo 2-3 anni di stabilità i ritardi gravi iniziano a salire - spiega l’amministratore delegato di Cribis Marco Preti - e mi pare evidente il legame con il rallentamento dell’economia. Non siamo ancora a livelli patologici ma francamente non mi pare di vedere miglioramenti in arrivo a breve, anzi. Il 2020 sarà l’anno spartiacque, vedremo quanta liquidità ci sarà sul mercato dopo la fine dell’era dei tassi zero da parte della Bce. Ad ogni modo, la gestione del credito e della cassa resta un tema a cui le aziende devono e dovranno continuare a dedicare la massima attenzione».

Se le complessità geograficamente crescono al Sud, in termini settoriali è il commercio al dettaglio ancora una volta l’area in maggiore difficoltà. Qui i ritardi gravi raggiungono il massimo, il 17%, ben oltre la media nazionale, mentre a saldare per tempo è solo un quarto del campione. Decisamente migliore il quadro della manifattura, che solo nel 7,9% dei casi accusa ritardi oltre i 30 giorni e paga in modo corretto in quattro casi su dieci, con punte ancora superiori per gomma-plastica, macchinari-attrezzature, chimica e lavorazione dei metalli.

Le distanze nelle performance, che verranno esposte insieme all’intera ricerca nell’evento annuale del 17 aprile presso la sede del Sole 24 Ore, sono ampie anche scomponendo il campione sotto il profilo dimensionale, segmentazione che rende evidente l’impatto della diversa forza contrattuale sulle abitudini.

Se infatti solo il 12,5% delle grandi imprese paga per tempo i propri fornitori, la quota sale progressivamente al diminuire della taglia aziendale: dal 24,2% per le medie imprese fino al 36,5% per le micro-realtà.

Che tuttavia, come ovvio, considerata la minore robustezza patrimoniale e finanziaria, presentano i tassi più alti di ritardi gravi, oltre il 12%, quota che invece crolla al 5,2% per le aziende maggiori, in otto casi su dieci abituate a pagare con ritardi contenuti entro i 30 giorni.

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