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Pagelle fiscali, sale la protesta dei commercialisti: Isa non affidabili

La categoria continua a chiedere un intervento dopo le modifiche al software e le correzioni ai dati precompilati per alcune categorie arrivate a fine agosto. Il presidente del Cndcec Massimo Miani: non convince l’alt del Mef alla facoltatività

di Giovanni Parente

3' di lettura

Monta la protesta dei commercialisti che insistono sulla necessità di rendere facoltativi gli Isa. Il presidente del Cndcec Massimo Miani sottolinea come le modifiche intervenute a fine agosto tra il software e i dati precompilati per alcune categorie rendano ancora non affidabile lo strumento. Il sindacato Aidc sottolinea, invece, come la situazione sia incompatibile con lo Statuto del contribuente e si dice pronto ad avviare una «fase 2» visto che le iniziative finora avviate non hanno trovato ascolto: «Non resta che ipotizzare percorsi diversi da quelli di interlocuzione».

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Lo scoglio della facoltatività
Il presidente del Cndcec Massimo Miani continua la battaglia per la facoltatività dei nuovi indicatori che hanno preso il posto degli studi di settore. Facoltatività su cui il Mef ha espresso più volte la sua contrarietà. A cominciare dalla risposta fornita dal ministro dell’Economia, Giovanni Tria, nella risposta al question time in Aula alla Camera dello scorso 31 luglio. Risposta in cui ha evidenziato che «un’applicazione “depotenziata”» provocherebbe «un indesiderabile effetto di penalizzazione proprio per i contribuenti più virtuosi e un altrettanto non desiderabile effetto “premiante” per i soggetti con minore affidabilità fiscale». Ad avviso del ministro, i virtuosi «si vedrebbero privati della possibilità di accedere ai rilevanti benefici premiali previsti dalla norma istitutiva degli Isa», mentre i “meno affidabili” non potrebbero essere «individuati ai fini dell’analisi del rischio di evasione fiscale, rispetto alla quale gli Isa costituiscono un efficace strumento, utile a definire specifiche strategie di controllo» .

Miani: la chiusura del Mef non è convincente
Ma per Massimo Miani non c’è alcun pericolo di discrimianzione: «Quando, nel motivare il suo no alla facoltatività degli indici sintetici di affidabilità fiscale per il loro primo anno di applicazione, il Mef - sottolinea il presidente dei commercialisti- sostiene che essa potrebbe generare una discriminazione dei contribuenti più virtuosi rispetto a quelli meno affidabili, non coglie nel segno. Questo rischio potrebbe sussistere solo nel caso di totale disapplicazione degli Isa. In caso di facoltatività, invece, i contribuenti virtuosi avrebbero comunque tutto l’interesse ad avvalersi già da quest’anno del nuovo strumento, con possibilità per il fisco di concentrare i controlli sugli altri contribuenti meno virtuosi. Il problema sollevato dal Mef, dunque, appare del tutto infondato e le motivazioni che lo hanno spinto a rigettare la richiesta di facoltatività non sono convincenti».

Le modifiche in pieno agosto
«Quanto accaduto ad agosto – conclude Miani – è la plateale dimostrazione del fatto che il meccanismo degli Isa è ancora lontano dal potersi definire “affidabile”. Siamo ancora nel pieno di una fase sperimentale e di questo dato di fatto bisogna prendere atto. Rendere facoltativi gli Isa ci sembra dunque l’unica naturale conseguenza di quanto sino ad oggi accaduto».

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L’Aidc pronta a una «fase 2»
In questo contesto che non ha portato finora ad aperture nel senso auspicato dalla categoria complice la crisi di governo in pieno agosto e la conseguente assenza di interlocutori istituzionali, il sindacato Aidc (associazione italiana dottori commercialisti) si dice pronto a nuove iniziative. «Nella colpevole astenia del legislatore e dell’amministrazione finanziaria, non resta che ipotizzare percorsi diversi da quelli di interlocuzione che Aidc per prima ha portato avanti, ma che oggi rivelano non essere più realisticamente allineati con lo stato dei fatti».

Secondo l’Aidc, nonostante si avvicini la scadenza (fissata da una proroga) del 30 settembre per il versamento delle imposte i contribuenti « al momento non hanno ancora la possibilità di conoscere l’ammontare delle imposte dovute sui redditi 2018, visto che i calcoli già effettuati fino al mese di agosto 2019 non possono più essere ritenuti esaustivi e quindi validi, in ragione delle nuove modifiche apportate al programma di determinazione dei parametri, chiaramente incidenti sulle imposte stesse».

Una situazione ritenuta «del tutto incompatibile con le norme di uno stato di diritto ed appaiono in specie in dispregio dello Statuto dei diritti del contribuente».

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