Fatto a mano

Palazzo della Civiltà: va in scena Hand in Hand, omaggio al saper fare italiano

Nella capitale una mostra del miglior artigianato made in Italy rivisita in 20 modi (e regioni) diverse l'iconica Baguette di Fendi.

di Redazione

Un'immagine progetto Hand in Hand.

4' di lettura

I pizzi pugliesi, il broccato veneziano, gli arazzi sardi, i vimini marchigiani, i tessuti umbri, il merletto molisano, il filo di ginestra calabro, l'arte orafa della capitale, il cuoio artistico fiorentino, le piume di pavone trentine, l'intarsio campano, la valigeria lombarda, il mosaico emiliano, la canapa valdostana, i tessuti jacquard friulani, il tombolo aquilano, la pittura con l'ago piemontese, il corallo siciliano, il traforo lucano e la filigrana ligure. Ogni regione è rappresentata da un atelier nel progetto Hand in Hand, che Fendi ha svelato nel 2020 e che ora approda in una grande mostra a Roma, a Palazzo della Civiltà Italiana. Verrà inaugurata il 1° novembre e fino al 9 gennaio 2022 sarà possibile fare un'esperienza immersiva, digitale e fisica, fra materiali e gesti dei maestri artigiani che sanno ancora sognare con le mani. Venti regioni per venti modi di reinterpretare l'iconica Baguette, una delle borse più amate di Fendi.

Baguette FENDI, parte del progetto Hand in Hand della maison romana.

Abbiamo intervistato i creatori del modello in filigrana ligure, nella versione realizzata dall'atelier EFFE-ERRE di Campo Ligure, dove oltre 30 laboratori tramandano la meticolosa tecnica medioevale della lavorazione dell'argento in filigrana.

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Mi parli di questa tradizione della filigrana d’argento. Per cosa è stato usato? su quali oggetti è stato usato? oggetti? gioielli?

L'arte della filigrana è antichissima: i primi oggetti che presentano decorazioni in filigrana risalgono al 2500 a.C. La tecnica orafa acquisisce in seguito grande maturità prima con la civiltà minoica e poi nella Grecia continentale: con le prime colonie greche, l'arte della filigrana approda in Occidente.

La testimonianza dell'affermarsi della filigrana in Italia risale alle prime crociate.

Nella prima metà del 1600 la produzione ha un incremento e nel 1700 la filigrana viene utilizzata per impreziosire gli arredi sacri, i soprammobili e come ornamento dei costumi popolari; dal 1800 fino ai primi decenni del 1900 avviene la grande espansione degli oggetti in filigrana che conquista ogni ceto sociale.

I più importanti centri della filigrana diventano Genova, Torino, Vercelli, Cortina d'Ampezzo, Scanno, Pesco Costanzo, Agrigento e la Sardegna. In questo contesto storico di particolare floridezza, nel 1884 l'artigiano campese Antonio Oliveri, formatosi nel laboratorio genovese del filigranista Antonio Grasso, decide di aprire una propria attività a Campo Ligure. La tradizione vuole che ciò avvenga a causa di un'epidemia di colera che imperversa a Genova ma è più credibile che sia una scelta legata al minor costo della manodopera. Il suo esempio è seguito da altri artigiani: è l'inizio di una tradizione che vedrà ben presto nascere una trentina di laboratori e farà di Campo Ligure un'autentica capitale, tanto che viene definita Centro nazionale del gioiello in filigrana. Ancora oggi nel suo laboratorio, il filigranista con le “bruscelle” (pinze di varie misure) e un cannello per saldare i fili d'argento realizza ricchi ricami che vanno a creare oggetti preziosi di vario genere, dai gioielli ai soprammobili... alle borse! La minuziosa e paziente lavorazione che si nasconde in ognuno di essi li rende piccole opere d'arte.

Le fasi della lavorazione.

Può spiegarmi la tecnica nei diversi passaggi?

Il primo passaggio necessario è quello della fusione, che permette la trasformazione dell'argento puro (999 ‰) in verghe destinate alla lavorazione. Dopo, grazie alla trafilatura, le verghe, mediante un macchinario, vengono assottigliate fino alla sezione di 2mm. Per ottenere maggiore malleabilità sono poi riscaldate (ricotte) al limite della temperatura di fusione. Il prodotto, sempre più simile ad un filo, viene ulteriormente trafilato mediante il passaggio attraverso fori graduati le cui superfici sono coperte da diamante industriale (rubini) in modo da ottenere la sezione desiderata.

Segue poi la torcitura, che permette di assemblare in una lunga treccia due distinti fili, realizzando così il “filo granato”.

Durante la laminazione, il laminatoio a rulli piatti, appiattisce il filo granato conferendogli l'aspetto dentellato tipico della filigrana.

Utilizzando fili di maggiore consistenza grazie alla lega argento-rame, nella fase della scafatura il filigranista sagoma l'oggetto in base al disegno voluto, grazie a particolarissimi strumenti da lui stesso ideati (legnetti). Il passaggio successivo riguarda invece la riempitura della scafatura, mediante piccoli elementi ottenuti dal filo ritorto. Le varie forme date ai sottilissimi fili precedentemente ritorti e laminati, a seconda delle disposizioni volute, vengono denominate: rizzetti (riccioli), panetti (panini), resche (lische di pesce), ramette (piccoli rami). Sia la sagomatura dello scafo sia la successiva operazione di riempitura vengono eseguite interamente a mano sulla tipica piastrella nera in ceramica lucida, la ciapella, con l'impiego di una particolare pinzetta chiamata bruscella. Infine, gli elementi di riempimento vengono poi saldati al fine di unirli allo scafo. Per giungere alla realizzazione del prodotto finito sono necessari molti passaggi di saldatura ed ogni volta l'oggetto, o le sue parti, devono essere imbiancate per eliminare le impurità e l'effetto scurente generato dalla fiamma. La lavorazione avviene principalmente in piano e solo successivamente si dà la foggia tridimensionale con l'ausilio di apposite piastre in acciaio, le bottoniere, con le quali si ottiene l'imbottitura nelle varie forme.

Quante persone ci sono nel suo laboratorio?

Nel nostro laboratorio lavorano 20 persone.

La trasmissione di questo know-how è importante per lei?

Assolutamente! Riteniamo infatti si tratti di una preziosissima occasione per promuovere questa forma d'arte tradizionale in tutto il mondo.

 

Per la collaborazione con Fendi, come ha usato questa filigrana? Avete dovuto affrontare delle situazioni ‘problematiche' inaspettate?

La collaborazione con Fendi ci ha permesso di sperimentarci nella realizzazione di una vera e propria borsa: non ci era mai stato richiesto prima! Abbiamo dovuto prestare particolare attenzione alla scafatura, affinché la borsa avesse la giusta solidità e leggerezza per poter essere indossata. Per il resto non abbiamo incontrato particolari problemi però non è stata una cosa semplice. Alla fine siamo molto soddisfatti del risultato ottenuto.

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