Palermo, corsa a due tra l’architetto e l’ex rettore. Sfida su Rdc ma anche sulla festa di Santa Rosalia
Nel capoluogo siciliano la sfida tra Franco Miceli, candidato del centrosinistra, e Roberto Lagalla (sostenuto da tutto il centrodestra dopo una lunga trattativa). In corsa anche Fabrizio Ferrandelli, candidato di Azione che nel 2017 correva per il centrodestra
I punti chiave
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Si concluderà con l’arrivo in città dei leader nazionali dei partiti la campagna elettorale per le comunali di Palermo, uno dei capoluoghi che andranno al voto il 12 giugno. Una competizione segnata da polemiche sugli sponsor (Dell’Utri e Cuffaro) del candidato del centrodestra Roberto Lagalla, nel trentennale delle stragi mafiosi di Capaci e Via d’Amelio, e nel quale il lavoro (che significa anche reddito di cittadinanza) è tra i temi più sentiti. Per i palermitani la gestione dei rifiuti resta uno dei problemi principali della città ma nel confronto tra candidati ha trovato spazio anche la polemica sulla Festa di Santa Rosalia, la “Santuzza” viene celebrata il 15 luglio.
Un voto che, quale che sarà il risultato, segnerà la fine di un’epoca: quella di Leoluca Orlando, 74 anni, di cui 22 passati alla guida del capoluogo siciliano con cinque mandati (gli ultimi due consecutivi).
Miceli: dal Pci alla coalizione giallo-rossa
Per la poltrona di sindaco a Palazzo delle Aquile il centrosinistra punta su Franco Miceli, il presidente del consiglio nazionale degli architetti sul quale il Partito democratico e Movimento 5 Stelle (insieme a Sinistra ecologista) hanno trovato facilmente un accordo a marzo. Miceli ha alle spalle una militanza politica di sinistra: è stato l’ultimo segretario palermitano del Pci (1990) e il primo del Pds. Tra il 1998 e il 2000 divenne assessore ai lavori pubblici nella giunta guidata da Orlando. «Non mi occupo più di politica attiva dal 2001» aveva detto nei giorni in cui circolalava il suo nome per la corsa alla guida della città dove è nato nel 1952.
Proprio la continuità con l’amministrazione uscente è uno dei punti di frizione nell’alleanza giallo-rossa, con il Movimento 5 Stelle critico nei confronti di Orlando. Miceli si è mosso in due direzioni: sottolineando la necessità di una cesura («È finita una fase della storia della città di Palermo. Questa fase si è esaurita, ha esaurito la sua spinta propulsiva. Adesso è bene che altre forze prendano in mano questa bandiera del progresso della città») e sostenendo il reddito di cittadinanza, misura bandiera dei Cinque Stelle. In occasione della visita palermitana Giorgia Meloni, il candidato di centrosinistra ha attaccato la leader di Fratelli d’Italia proprio per la sua contrarietà al sostegno al reddito: «È venuta a dire ai palermitani come abolirà il reddito di cittadinanza?» ha chiesto. Una donna, ha aggiunto polemicamente, che «chiama il reddito di cittadinanza “metadone di Stato”» è «contraria a Palermo, che è promozione dei diritti, difesa degli ultimi e solidarietà».
La campagna elettorale di Miceli sarà sostenuta dalla vista in città di Giuseppe Conte, l’ex premier che con il suo governo introdusse il reddito di cittadinanza (i percettori nella provincia palermitana sono circa 185mila). Un tour di due giorni che prevede la visita del leader di M5S tra quartieri della città.
Lagalla e le polemiche per gli sponsor Dell’Utri e Cuffaro
Alla candidatura di Roberto Lagalla il centrodestra è arrivato invece dopo un lungo tira e molla. Medico, ex rettore dell’università di Palermo, fino al 30 marzo è stato assessore nella giunta regionale di Nello Musumeci, quando si era dimesso proprio per candidarsi a sindaco di Palermo: fin dalla prima ha avuto al fianco il leader dell’Udc Lorenzo Cesa. Appoggiato all’inizio solo dal suo partito, ma con i manifesti in città senza simboli che davano il segno dell’incertezza, Lagalla ha ricevuto il sostegno di FdI. Solo più tardi è arrivato il via libera anche da Forza Italia e Lega (che qui si presenta come Prima l’Italia). A pesare sulla trattativa la ricandidatura in autunno alla regione per Musemueci (esponente di Fratelli d’Italia). Ipotesi su cui la coalizione resta divisa. La convergenza di tutto il centrodestra sul nome di Lagalla ha fatto cambiare idea a Matteo Renzi, che inizialmente aveva sostenuto l’ex rettore. Ma Italia Viva Palermo ha confermato il sostegno.
La corsa di Lagalla è stata segnata dalle polemiche scaturite dal sostegno di Totò Cuffaro e dall’endorsement di Marcello Dell’Utri, entrambi condannati in via definitiva per mafia. «I voti dei mafiosi da qualunque parte vengano non li vogliamo, chi proporrà scorciatoie o passi scellerati sarà accompagnato in Procura» ha chiarito Lagalla che però ha preferito non partecipare alla commemorazione per il trentennale dell’uccisione di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e degli agenti della scorta.
Quanto al programma, per la gestione dei rifiuti - una delle emergenze in città - Lagalla ha proposto un “patto civico”, favorendo il partenariato pubblico-privato, nella rivoluzionare la raccolta differenziata creando un Polo tecnologico con impianti di differenziazione in loco e mettendo fine all’esperienza del “porta a porta”. Ma il candidato sindaco ha preso un «impegno solenne» con gli elettori anche su un tema caro ai palermitani:«Dopo due anni di assenza, Palermo e Santa Rosalia avranno il loro Festino» ha annunciato, attaccando poi l’amministrazione «gli attuali inquilini di Palazzo delle Aquile» che «non hanno ancora mosso un dito. Non c’è nulla di organizzato. Non hanno stanziato un euro. Forse, perché sanno che non saliranno più sul carro. Il lascito della sinistra alla città: zero soldi per Santa Rosalia».
Ferrandelli al terzo tentativo
Fabrizio Ferrandelli tenta per la terza volta la corsa a sindaco. Nelle due precedenti elezioni, nel 2012 e nel 2017, è stato sconfitto da Leoluca Orlando, suo ex mentore. Ex deputato regionale del Pd, cinque anni fa era sostenuto dal centrodestra. Stavolta a sostenerlo sono +Europa e Azione di Carlo Calenda. Sul reddito di cittadinanza l’ex ministro del governo del Governo Renzi è da sempre critico: «È stata una iattura, in primo luogo per il mezzogiorno» ha detto in alcune occasioni. Ma a Palermo la posizione è più sfumata: «L’obiettivo è il lavoro, non vuol dire che vogliamo abolire il reddito di cittadinanza. Chi può farlo deve svolgere lavori socialmente utili, pensiamo a una integrazione di 7 euro l’ora che è il minimo» ha detto Calenda nella sua visita di fine maggio in città. «Potremmo utilizzare i percettori del reddito di cittadinanza che possono tenere aperte le scuole, fare le pulizie, occuparsi di guardiania. Facendo così diamo loro dignità» gli ha fatto eco Ferrandelli, consigliere comunale uscente.
Gli altri candidati
Definita di ultradestra, sovranista, populista, No-vax e pro-Putin: sono molte le etichette riservate a Francesca Donato, parlamentare europea eletta come indipendente nella Lega e poi uscita dal partito. «Sono trasversale, porto avanti le mie idee e sono ben felice in questa campagna elettorale per Palermo di avere l’appoggio anche di soggetti e partiti di sinistra», come il Partito comunista di Marco Rizzo o l’ex leader di Azione civile Antonio Ingroia.
In campo anche Ciro Lomonte, architetto e candidato sindaco di Siciliani Liberi di cui è segretario, Italexit e Popolo della Famiglia, e Rita Barbera, ex direttrice di carceri come l’Ucciardone e il Pagliarelli di Palermo.
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