Pallotta in attesa di nuove offerte e del via libera allo stadio presta 30 milioni alla As Roma
Lo stop alle trattative con il Gruppo Friedkin e le esigenza di cassa della Roma, che a fine stagione rischia di perdere oltre 100 milioni, hanno spinto James Pallotta a intervenire con un’operazione di factoring infragruppo
di Marco Bellinazzo
3' di lettura
Lo stop momentaneo alle trattative con il Gruppo Friedkin e le esigenza di cassa della Roma che a fine stagione rischia di perdere oltre 100 milioni di euro, hanno spinto James Pallotta a intervenire nuovamente. Anche se stavolta anziché procedere con il programmato aumento di capitale (mancano 42 milioni sui 150 già deliberati) si è organizzata una sorta di operazione di factoring infragruppo che di fatto amplia il debito in capo alla As Roma.
Il prestito
Il consiglio d’amministrazione giallorosso lo scorso 21 maggio ha approvato l’operazione proposta dalla As Roma Spv Llc (il consorzio americano che controlla indirettamente l’86,6% della Roma) volta a supportare il fabbisogno finanziario della società, avente ad oggetto una compravendita di crediti futuri “pro-soluto” mediante la sottoscrizione di un contratto tra la As Roma, in qualità di cedente, e Neep, in qualità di cessionario, per un valore complessivo di crediti ceduti fino ad un massimo di 30 milioni di euro. In pratica, Neep acquisterà pacchetti di crediti futuri della Roma derivanti da contratti concernenti servizi di biglietteria e attività connesse che sorgeranno a decorrere dall’8 marzo 2021, e che non risultano già concessi in garanzia agli obbligazionisti di AS Roma Media and Sponsorship nell’ambito del prestito obbligazionario (il bond da 275 milioni di euro) perfezionatosi lo scorso 9 agosto 2019. Il corrispettivo di tale cessione sarà di volta in volta versato da Neep alla Roma in occasione della compravendita di ciascun pacchetto di crediti ceduti subordinatamente al soddisfacimento di determinate condizioni sospensive. Le somme saranno utilizzate dalla Roma per far fronte alle proprie esigenze operative.
Le valutazioni interne
Il comitato per il controllo e gestione rischi della Roma ha rilevato la convenienza dell’operazione rappresentata dalla possibilità per la società «di ottimizzare la gestione dei crediti derivanti dalla biglietteria e attività connesse, in un contesto come quello attuale caratterizzato dallo stato di emergenza dovuta alla diffusione del virus Covid-19 che ha determinato a decorrere dal 9 marzo 2020 la sospensione delle competizioni sportive a livello nazionale ed internazionale ottenendo risorse liquide immediate, a richiesta, a copertura del fabbisogno finanziario nel breve-medio periodo a fronte di una cessione di crediti futuri, allo stato attuale, di maturazione incerta sotto il profilo temporale». Inoltre si stabilizzerà «l’andamento finanziario della società» e si faciliterà «la pianificazione economica e finanziaria nel breve-medio periodo».
La trattativa con Friedkin
A marzo, prima che anche gli Stati Uniti precipitassero nella fase più acuta della pandemia di Covid-19, il Gruppo Fridkin era pronto a firmare il contratto per l’acquisto del club giallorosso. Alcuni problemi di convergenza tra gli oltre 40 soci che compongono la proprietà giallorossa custodita nella capogruppo con sede nel Delaware, che hanno anche determinato l’insorgere di alcune dispute legali Oltreoceano, ha però rallentato l’iter, congelato dopo il lockdown. Friedkin qualche settimana fa ha offerto a Pallotta 490 milioni, compresi i debiti che viaggiano verso i 300 milioni, più 85 di ricapitalizzazione. Finora per la Roma Pallotta e soci hanno investito circa 330 milioni, tra acquisto delle quote (96 milioni) e versamenti nel club (232). La nuova offerta di Friedkin, tolta la quota dei debiti, se accettata, comporterebbe per Pallotta e soci una una perdita di circa 140 milioni. Pallotta ha perciò dato mandato a Goldman Sachs di sondare il mercato in cerca di una proposta più alta che potrebbe trovare una giustificazione qualora nei prossimi mesi dal Campidoglio arrivasse il via libera definitivo allo Stadio di Tor di Valle. Un permesse a costruire, al netto degli ulteriore problemi da risolvere per l’acquisto dei terreni di Parnasi, effettivamente potrebbe consentire di spuntare un prezzo leggermente più alto. Anche se il lveillo dell’iniziale offerta di Friedkin (700 milioni) che avrebbe permesso di realizzare una plusvalenza per Pallotta e soci di 90 milioni, in epoca post Covid difficilmente sarà eguagliabile o superabile.
DaGrosa
Joseph DaGrosa, titolare del fondo di private equity General American Capital Partners con sede a Miami, ed ex proprietario del Bordeaux, accostato al club giallorosso nei giorni scorsi, ha intanto chiarito la sua posizione: «Posso confermare che la Roma è uno dei numerosi club che abbiamo esaminato in maniera preliminare. Penso che il nostro coinvolgimento sia stato esagerato dalla stampa italiana: sono sicuro che Pallotta ha molte opzioni, siamo solo una delle tante che sta prendendo in considerazione».
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