Calcio: la Roma passa al Gruppo Friedkin per 591 milioni di euro
L'operazione è valutata in circa 591 milioni di euro e dovrebbe concludersi entro la fine di agosto
di Carlo Festa
4' di lettura
La Roma passa a Dan Friedkin e James Pallotta dice addio ai giallorossi dopo 8 anni. Nella notte il presidente della Roma, James Pallotta, ha sottoscritto l'accordo vincolante per la cessione della partecipazione di controllo della società giallorossa al Gruppo Friedkin. L'operazione è valutata in circa 591 milioni di euro, debiti compresi, e dovrebbe concludersi entro la fine di agosto.
La nota dell’As Roma:conclusione operazione entro agosto, poi Opa obbligatoria
Un passaggio completo di tutte le azioni in mano a Pallotta sarà da perfezionare entro il 17 agosto. Nella nota emessa dal club giallorosso si legge che l’azionista di maggioranza della Roma, As Roma Spv Llc, ha sottoscritto «un accordo vincolante di acquisto di azioni con The Friedkin Group, Inc. ai sensi del quale, tra le altre cose, As Roma Spv cederà a Friedkin la sua partecipazione di controllo detenuta nel club e alcune attività correlate, compresi i fondi che ha messo a disposizione del club per supportare la sua prevista capitalizzazione, e Friedkin assumerà alcune passività relative al club».
L'operazione, spiega la nota diffusa, «sarà effettuata attraverso una cessione a Friedkin dell'intera partecipazione detenuta da As Roma Spv nel club pari all'86,6% del capitale sociale del club, di cui una partecipazione diretta del 3,3% del capitale sociale del club e di una partecipazione indiretta dell'83,3% detenuta da As Roma Spv attraverso la sua controllata Neep Roma Holding S.p.A., per un prezzo di acquisto pari a Euro 0,1165 per azione. Più in generale, l'operazione prevede che Friedkin acquisisca, oltre al 100% del capitale azionario di Neep, anche il 100% del capitale sociale di Asr Soccer LP S.r.l. e il 100% del capitale azionario di Asr Retail TDV S.p.A».
Friedkin: «Roma club iconico, non vedo l'ora»
A stretto giro sono giunti i commenti dei due protagonisti dell’operazione. A cominciare dal nuovo proprietario della squadra della Capitale. «Noi tutti al Friedkin Group siamo felici di aver fatto i passi necessari a diventare parte di questa città e club iconici. Non vediamo l'ora di chiudere l'acquisto il prima possibile e di immergerci nella famiglia dell'AS Roma». Così Dan Friedkin, chairman e Ceo del Gruppo Friedkin, in una nota diffusa sul sito del club giallorosso.
Pallotta, Friedkin grande futuro proprietario Roma
Poi è stata la volta di Pallotta. «Sono certo che i Friedkin saranno dei grandi futuri proprietari per l’As Roma». Dopo l'annuncio alla Consob dell’accordo vincolante sottoscritto per la cessione del pacchetto di controllo della Roma, ha commentato così sul sito del club la firme arrivate nella notte in America. «Sono lieto di confermare che abbiamo raggiunto un accordo con il Gruppo Friedkin per la vendita dell’As Roma. Questa notte abbiamo firmato i documenti e nei prossimi giorni lavoreremo assieme per completare il percorso formale e legale che porterà al passaggio di mano del club. Negli ultimi mesi - ha concluso Pallotta -, Dan e Ryan Friedkin hanno dimostrato totale dedizione nel voler finalizzare questo accordo e nel guidare il club positivamente. Sono certo che saranno dei grandi futuri proprietari per l’As Roma».
Si chiude una stagione durata otto anni
Per quanto riguarda Pallotta la sua presidenza è durata otto anni. Dall'agosto del 2012 all'agosto del 2020, otto anni tra promesse, cambi di tecnici e allenatori, polemiche, operazioni finanziarie, progetti per lo stadio rallentati dalla burocrazia e nessun titolo. Il presidente americano aveva fatto sognare, sfiorando il paradiso del calcio europeo con la semifinale Champions nel 2018 ma poi si è eclissato dalla Capitale. Un anno fa, in una lettera ai tifosi, il presidente di Boston aveva assicurato che sarebbe rimasto al comando della società («se qualcuno pensa di farmi scappare, questo non succederà, non andrò da nessuna parte»), che avrebbe passato più tempo in città, che nessuno gli avrebbe impedito di «costruire una Roma grande e vincente». Paradossalmente, è stato l’inizio della fine, perché non si è più visto nella Capitale ed è partita la trattativa con Friedkin.
In otto anni Pallotta (dall'agosto 2012, dopo breve interregno con Di Benedetto) ha guidato un club in perenne trasformazione, in campo e fuori. A Trigoria si è registrato infatti un via vai di manager, ds, allenatori e giocatori. Unica costante, la presenza-consulenza di Franco Baldini. La sua promessa di rendere grande la Roma è stata mantenuta solo a metà, visto che la squadra non ha comunque messo in bacheca nessun trofeo (”un grande rimpianto” le parole di Pallotta), pur occupando stabilmente le prime posizioni in Serie A e conquistando anche una semifinale di Champions League.
Certo, fuori dal campo la società è cresciuta, si è strutturata seguendo l'esempio dei grandi club europei, ha aumentato il proprio valore. Ma contestualmente sono lievitati anche debiti e costi di gestione, certificati dal passivo da 150 milioni che farà registrare il bilancio chiuso al 30 giugno. Una difficile situazione economica che ha spinto Pallotta ad accelerare la trattativa con Friedkin, chiusa poi nella notte. Nel progetto di Pallotta è mancato anche il passo finale, quello legato allo stadio di proprietà. L'infinita attesa per il via libera all'impianto di Tor di Valle alla fine ha spazientito i soci con cui ha investito nella Roma, costringendolo a valutare prima e intraprendere poi la strada della cessione. Per una grande fetta di tifosi, poi, Pallotta resterà sempre il presidente che li ha etichettati come “fucking idiots”, l'americano che ha allontanato da Trigoria i romani e romanisti Totti e De Rossi, il businessman che ha sacrificato sull'altare del bilancio i pezzi pregiati della squadra vendendoli al miglior offerente per realizzare plusvalenze milionarie che hanno via via rimandato l'appuntamento con la vittoria.
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