Genova

Panarello si espande, più punti vendita e fabbrica rinnovata

L’azienda pronta a investire 2,5 milioni per l’acquisto di nuovi macchinari

di Raoul de Forcade

 Panarello ha dato il via libera al rinnovamento dei macchinari, con un investimento di circa 2,5 milioni che servirà sia per acquistare nuove macchine sia per garantire ambienti super certificati e qualità di processi

4' di lettura

Centotrentacinque anni di storia e una sola chiusura di tutti i negozi: quella per il lockdown del Covid tra marzo e aprile dell’anno scorso. Ma la pandemia, nonostante abbia inciso sul fatturato, non frena i progetti di crescita di Panarello, storica azienda dolciaria genovese con negozi e laboratori in Liguria e a Milano, dove il marchio è arrivato nel 1930. Ora gli obiettivi dell’azienda sono di procedere con un rinnovamento dei laboratori e dei macchinari, di ingrandire la fabbrica genovese, e di aprire nuovi punti vendita, uno (il sesto) nel capoluogo ligure, uno probabilmente a Bologna e magari un altro in Lombardia.
L’attività è stata creata a Genova nel 1885 dal pasticcere Francesco Panarello e oggi nel consiglio di amministrazione della società è entrata la quarta generazione della famiglia, rappresentata da Giovanni Bindella, 35 anni, figlio della nipote del fondatore, e dai suoi cugini. L’azienda conta 120 dipendenti e la produzione si concentra su due filiere: i prodotti freschi di pasticceria (quelli più noti sono le torte Panarello, le torte Griglia, i cannoncini e il pandolce genovese) e quelli confezionati (che comprendono, tra l’altro, biscotti del Lagaccio, canestrelli, anicini, amaretti, panettoni e pandolci).

Giovanni Bindella. La quarta generazione nel cda di Panarello

«I freschi – spiega Bindella – sono prodotti ogni giorno in laboratorio e venduti nei nostri negozi-caffetteria, che sono 13 in Italia: sei a Milano, cinque a Genova, uno a Chiavari e uno a Rapallo. Per rifornirli abbiamo anche un laboratorio a Milano e uno a Chiavari, più ovviamente la fabbrica di Genova (sulla collina del Righi) che produce sia il fresco che i prodotti confezionati. Inoltre al Sassello (nel savonese, ndr) abbiamo uno stabilimento per la produzione della linea Granò: pasticceria confezionata senza glutine. I nostri ricavi tradizionalmente provengono per un terzo dal confezionato e per due terzi dal fresco».
Nell’esercizio tra l’1 settembre 2019 e il 31 agosto 2020, prosegue Bindella, «abbiamo fatturato circa 13 milioni di euro. Un risultato che ha risentito dell’emergenza Covid: l’anno precedente, infatti, avevamo raggiunto circa 15 milioni di euro. Questo Natale i nostri ricavi hanno subito una flessione tra il 18 e il 20%. Mentre il confezionato, che oltre a essere venduto nei negozi viene distribuito nella Gdo, non ha subito cali, il fresco ha risentito della situazione e delle chiusure tra marzo e aprile. La parte caffetteria ha perso oltre il 40% e quella dei prodotti freschi ha segnato una flessione compresa tra -10 e -12%. Il lockdown, tra l’altro, ha comportato la chiusura temporanea dei 13 negozi, per la prima volta nella storia di Panarello; anche se, ai primi di maggio del 2020 siamo stati tra i primi a ripartire. Adesso tutto funziona a pieno ritmo, con la rigida applicazione delle norme antivirus. Stiamo registrando un gennaio interessante a Milano, mentre Genova conferma la situazione di flessione. Speriamo di recuperare e, comunque, pensiamo di confermare nel 2021 il livello di fatturato di quest’anno».

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Chiara Carrara. Responsabile marketing e piano di sviluppo all'estero

Intanto l’azienda punta ad allargarsi. In primo luogo a Genova e a partire dallo stabilimento del Righi, per il quale è stata richiesta al Comune la possibilità di aggiungere 1.200 metri quadrati di fabbricati. Per ottenere una tale ampiezza è necessaria una variante al Puc, in quanto nel 2008 l’area della fabbrica è stata inserita in una zona protetta: il Parco delle Mura. Il Comune è orientato a consentire l’ampliamento ma municipio competente e abitanti della zona si oppongono.
«Noi riteniamo – taglia corto Bindella - che certi spazi siano necessari per adattare lo stabilimento alle esigenze del mercato. Abbiamo presentato la richiesta agli organi competenti e attendiamo che questi ci diano una risposta. Intanto abbiamo appena dato il via libera al rinnovamento dei macchinari, con un investimento previsto di circa 2,5 milioni di euro che servirà sia per acquistare nuove macchine sia per garantire ambienti super certificati e qualità di processi, di prodotti e di sistema. In ogni caso, l’opera di ristrutturazione della Panarello è partita tre anni fa. Abbiamo già rifatto la parte non visibile dei negozi e il laboratorio di Milano. Adesso passeremo a quello di Chiavari e poi verrà lo stabilimento di Genova».
Quanto all’espansione all’esterno, Bindella prevede nuove aperture di negozi. «Non ci dispiacerebbe – dice – avere un sesto punto vendita a Genova. E poi vedere i nostri prodotti in qualche altra città, ad esempio della Lombardia, escludendo Milano dove siamo già ben presenti. Ma stiamo ragionando anche su Bologna. Certo l’apertura di un negozio in Emilia non sarebbe semplicissima, perché comporterebbe anche la creazione di nuovo laboratorio in zona. D’altra parte Panarello è sempre cresciuta e intende continuare a farlo, nonostante il Covid, che c’è e ci sarà ancora per un po’ di tempo».
L’azienda ha iniziato anche un percorso d’internazionalizzazione. «Abbiamo individuato – afferma Chiara Carrara, responsabile marketing, che segue anche lo sviluppo dei mercati esteri - prodotti e partner qualificati per portare il made in Genoa su alcuni mercati, quali Usa, Canada e Hong Kong. Negli Stati Uniti facciamo fiere già da un paio d’anni e siamo in speciality store nonché in alcune catene retail».

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