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Panorama: vince il dialogo tra i galleristi

La mostra diffusa prodotta da Italics e curata da Cristiana Perrella per la prima volta in una città in via di ricostruzione, non ancora turistica, apre spazi pubblici e privati per l’arte antica e contemporanea

di Marilena Pirrelli

Panorama L’Aquila,2023. Gasparo Cairano, Diego Perrone. Ph. Luca M. Fontana, Alessio Tamborini. Courtesy ITALICS and Galleria Carlo Orsi and the artist

I punti chiave

6' di lettura

Alla sue terza edizione, dopo Procida e Monopoli, Panorama a L’Aquila, la mostra diffusa dal 7 al 10 settembre promossa da Italics, consorzio di 70 gallerie italiane e internazionali presenti in Italia, vince la sfida più difficile: mettere in dialogo – in una città attraversata da cantieri e da edifici ancora puntellati e off limits – l’artica antica con quella contemporanea. Tradotto in relazioni e comportamenti sociali significa riuscire a far collaborare con spirito creativo e innovativo operatori dell’antico con galleristi del contemporaneo, creare sintonie e sottolineare differenze tra opere storiche e produzioni del presente, tante create ad hoc da artisti venuti qui a lavorare e impegnati in performance come quella di Jacopo Benassi, dove la musica ha avuto un ruolo chiave. A Palazzo Rivera un diavolo o un angelo ribelle cadente di un scultore napoletano (cerchia di Luca Giordano) del 1660-80 circa (Botticelli Antichità) ha ballato al suono del rap di Beatrice Marchi di «Never Be My Friend», 2014 (Federico Vavassori).
Brava la curatrice Cristiana Perrella che ha saputo trovare la complessa sintesi e bravi i galleristi del board di Italics, in primis Lorenzo Fiaschi e Pepi Marchetti Franchi insieme a Carlo Orsi, Franco Noero, Francesca Kaufmann e molti altri, che hanno saputo superare le obiettive difficoltà di lavorare a L’Aquila e richiamare qui un pubblico non turistico o modaiolo, ma appassionato di tutti i periodi dell’arte che con in mano la guida di Panorama ha proseguito il percorso di visita alla scoperta di chiese, fontane e piazze di un territorio ormai noto solo per il terremoto dell’aprile del 2009.
Sebbene la maggior parte delle gallerie di Italics siano di contemporaneo, l’esperienza nelle vestigie antiche de L’Aquila fa bene sperare per la prossima edizione, che dicono avrà sede al nord, in un piccolo comune, forse in Liguria, nella scelta d un curatore di arte antica. In viaggio a L’Aquila il professor Carlo Falciani, esperto di Bronzino, ha visitato la mostra e incontrato molti galleristi a cena. Potrebbe essere un possibile candidato per il prossimo anno?

Panorama L’Aquila,2023. Alessandro Varotari, Chantal Joffe. Ph. Luca M. Fontana, Alessio Tamborini. Courtesy ITALICS and galleries

«Per i galleristi di Italics è una straordinaria occasione di crescita, che ci ha dato la possibilità di imparare dalle nostre differenze, di unirci e collaborare attorno a un obiettivo comune, ma soprattutto di andare oltre lo stereotipo dei galleristi - mercanti, dimostrando la nostra capacità di dare vita a un progetto culturale unico per importanza e internazionalità» dichiara Lorenzo Fiaschi, presidente di Italics.

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«Il dialogo nella diversità è l'elemento che più mi piace di Panorama – spiega la curatrice Cristiana Perrella –. La sfida di mettere in relazione opere, luoghi, persone, conoscenze, la storia con la contemporaneità, il quotidiano e il monumentale, e attraverso questa moltiplicazione dei punti di vista, uniti però da un unico progetto, generare una visione nuova di un luogo. L'Aquila è stata una città perfetta per un evento di questo genere perché è piena di storie da raccontare, di cose da scoprire, molto diverse e spesso inaspettate. La sua stessa storia di fondazione poi è simbolica: nasce come l'insieme di molti castelli del contado – la leggenda vuole fossero 99 come poi simboleggiano Le Fontanelle – che nel XIII secolo, per ribellarsi al potere feudale, superano i particolarismi e si uniscono a formare una città che secoli dopo diverrà una delle capitali del Regno Borbonico».

Con 20 sedi espositive, di cui 14 private, oltre 60 artisti, più di 100 opere d'arte e 56 gallerie coinvolte la mostra è ampia e apre panifici, librerie, negozi di dischi, botteghe di restauro, musei e palazzi nobiliari. Dal Caffè Fratelli Nurzia al Casino delle Delizie Branconio, dal Museo Nazionale d'Abruzzo | Castello Cinquecentesco a Palazzo Rivera fino al MAXXI L'Aquila che ospita Panorama oltre la durata di Panorama (fino al 5 novembre) con la spiacevole sorpresa di far pagare il biglietto, unico in tutta la mostra diffusa, probabilmente unico accesso anche per l’esposizione collaterale della rassegna di Shilpa Gupta e Marisa Merz.

Panorama L’Aquila,2023. Massimo Bartolini. Ph. Luca M. Fontana, Alessio Tamborini. Courtesy ITALICS and Massimo De Carlo

La mostra diffusa

Ha regalato momenti di commozione e conoscenza. La curatrice è partita dalla suggestione del termine «wit(h)nessing» coniato dalla teorica femminista, artista e psicoanalista Bracha L. Ettinger, che estende il concetto di testimonianza dalla
dimensione individuale a quella collettiva, partecipativa. Forse unica nota stonata in una mostra in cerca di futuro, l’insostenibile ronda aerea due volte al giorno della rimessa in opera della performance di Maurizio Nannucci di decenni fa «Cielo» LET'S TALK ABOUT ART del 2023 (Galleria Fumagalli) a ricordarci come le azioni individuali tante volte disattendono promesse collettive di consumi consapevoli.

Panorama L’Aquila,2023. Maurizio Nannucci. Ph. Luca M. Fontana, Alessio Tamborini. Courtesy ITALICS and Galleria Fumagalli

In una mostra complessivamente godibile val la pena di sottolineare alcuni dialoghi particolarmente emozionati: nell’Oratorio di Sant'Antonio dei Cavalieri de Nardis (via San Marciano) le opere di Massimo Bartolini «In a Landscape» 2017 e «Monk's Duo» (galleria Massimo De Carlo) entrano in sintonia con l’organo della chiesa. A Palazzo Rivera (piazza Santa Maria di Roio 9) grande edificio ancora in fase di restauro al piano nobile l’opera su Pompei di Luisa Lambri «Untitled (Casa di Giulia Felice, #10, #11,#12, #13 ) (Thomas Dane Gallery) è in dialogo con la statua lignea del San Michele Arcangelo del 1330 del Maestro della Madonna del Duomo di Spoleto (antiquario Alessandro Cesati). Un’«Ecuba e Priamo» di Alessandro Varotari detto il Padovanino, 1630 (Galleria Canesso) ha ispirato l’autoritratto di Chantal Joffe con il compagno, realizzata nel 2023 durante una residenza con la galleria Victoria Miro a Venezia. E ancora nel sottosuolo, in quello che è stato uno spazio teatrale, l’opera di Diego Perrone «Maschera dell'idiota (Adolfo Wildt)» del 2013 diviene un pubblico addolorato al «Compianto con Maria, San Giovanni Evangelista e Giuseppe di Arimatea (o Nicodemo?)» in marmo alabastrino di Gasparo Cairano (documentato dal 1489 al 1513),(Carlo Orsi). E ancora al Casino delle Delizie Branconio (via Coppito 28) le sfumature dell’affresco di Anri Sala «Fragmentarium II (Radica/Afternoon, Afternoon Slightly After), 2023 (Alfonso Artiaco) riprendono i colori vivi della stanza cinquecentesca affrescata sul miracolo delle acque di Mosè. Nel chiostro di San Domenico, oggi sede della Corte dei Conti (via Buccio di Ranallo 65/A), il totem in cristallo trasparente e colorato «Il Genio dell'Aquila», 2023 (Galleria Continua) di Pascale Marthine Tayou domina la valle, installato il in un luogo solo in parte recuperato dopo il terremoto su un pavimento percorso da frantumi di vetro, impraticabile. A Palazzo Nardis, abitazione privata messa generosamente a disposizione, la mostra guarda al futuro con l’opera di Armin Linke in collaborazione con i Laboratori Nazionali del Gran Sasso, ed è anche più intima nella cappella privata con il «Crocifisso» di Lucio Fontana (Galleria dello Scudo), e nelle antiche scuderie con la delicata opera a parete di Christiane Löhr (Studio Trisorio), il cortile è invaso dai vasi/sculture di Lucia Cantò (Monitor e Fondazione Elpis). Sono solo alcune delle tante collaborazioni tra gallerie, molte poi quelle tra gli artisti e le attività artigiane (caffè, librerie, restauratori, panificatori, ecc) che la curatrice ha messo a fattor comune in una città che ha bisogno di superare più velocemente possibile la fase del cantiere e tornare ad una rinnovata normalità.
Per stringere ulteriormente, in modo duraturo, il legame tra Panorama e la città abruzzese, sono state donate due opere. Entreranno a far parte del patrimonio cittadino: «Enigma della Materia» (2023) di Alberto Di Fabio, installata in Largo Tunisia, e «Bandiera naturalizzata (L'Aquila)» (2023) di Gianni Caravaggio esposta al MuNDA.

Panorama, gli enti locali e la scoperta dei territori

Lo sforzo di diffondere l’arte in tutta Italia – Italics intende portare la mostra diffusa in tutte le regioni – e di attrarre nuovi pubblici deve ancora superare i confini italiani ed essere compresa da operatori, curatori, collezionisti e appassionati di tutto il mondo. Panorama è un nuovo format espositivo dove le gallerie, gli artisti e le istituzioni finalmente lavorano insieme per produrre cultura, ma dovrebbe avere una più larga semina nei territori prescelti. Il networking con l’habitat culturale delle città prescelte non è così forte da far sì che la visita a Panorama si riveli una scoperta a 360 gradi dei luoghi, in realtà è già impegnativo seguire il filo dell’arte in tutti i luoghi prescelti e ci vorrebbero forse più di quattro giorni per creare un radicamento più intenso. Del resto una maggiore collaborazione degli enti locali potrebbe fare da volano per rivelare le bellezze storiche del territorio come, nel caso de L’Aquila delle basiliche di San Bernardino e Collemaggio o il bellissimo ciclo affrescato della vita di Gesù all’Oratorio benedettino di San Pellegrino a Bominaco (1230-1240). Se anche a Panorama qualche galleria ha venduto le opere esposte in città, non è certo questa la priorità degli operatori, ma presentarsi come produttori culturali capaci di costruire relazioni più durature: per questo la maratona di quattro giorni dovrebbe avere maggior respiro.

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