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Paolo Bellini, ex terrorista di Avanguardia Nazionale, arrestato per la strage di Bologna del 1980

È stato definito un uomo dai mille volti: ladro di mobili antichi, truffatore, autore di omicidi e pilota d’aerei. È stato coinvolto in diverse vicende giudiziarie, tra cui il processo sulla trattativa Stato-Mafia del 1992

(ANSA)

3' di lettura

L’arresto di Paolo Bellini, ex militante di Avanguardia Nazionale, torna a far parlare della strage di Bologna del 2 agosto 1980. Bellini, condannato all’ergastolo in primo grado dalla corte d’assise di Bologna circa un anno fa, è stato catturato su ordinanza della corte d’assise d’appello di Bologna. L’annuncio dell’arresto è stato confermato da uno dei suoi legali.

La notizia sta suscitando grande attenzione e dibattito, e sta portando alla luce nuovi dettagli sulle indagini in corso. Secondo quanto emerso dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dalla corte d’assise d’appello di Bologna, Bellini è stato arrestato non soltanto per il suo coinvolgimento nella strage di Bologna, ma anche per le minacce rivolte al figlio del giudice Francesco Maria Caruso, presidente della corte d’assise di Bologna che lo ha condannato in primo grado.

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Paolo Bellini è un personaggio dalle molteplici sfaccettature, con un passato che spazia dal terrorismo alla criminalità organizzata. È stato definito un uomo dai mille volti: ladro di mobili antichi, truffatore, autore di omicidi e pilota d’aerei. È stato coinvolto in diverse vicende giudiziarie, tra cui il processo sulla trattativa Stato-Mafia del 1992.

L’arresto di Bellini rappresenta un importante sviluppo nella ricerca della verità sulla strage di Bologna, tragico evento che ha causato la morte di 85 persone e oltre 200 feriti.

L’inchiesta ha coinvolto varie istituzioni e agenzie investigative, tra cui la Guardia di Finanza, la Polizia di Stato e la Direzione investigativa antimafia.

La conferenza stampa tenuta dalla Procura Generale della Repubblica di Bologna, presieduta dal Procuratore Generale facente funzione Lucia Musti, ha fornito ulteriori dettagli sull’arresto di Paolo Bellini.

Nella conferenza erano presenti rappresentanti delle forze dell’ordine coinvolte nelle indagini.

La notizia dell’arresto di Bellini ha sollevato interrogativi sulla complessità del caso e sulla necessità di far luce sulla verità storica della strage di Bologna. I familiari delle vittime e l’Associazione che li rappresenta hanno continuato a lottare per la ricerca della verità e per garantire che episodi simili non si ripetano.

A quanto si apprende, Paolo Bellini sarebbe stato arrestato perché aveva intenzione di commettere altri reati. Intercettato, faceva riferimenti a minacce nei confronti della ex moglie, la cui testimonianza è risultata fondamentale per la sua condanna in primo grado come esecutore della strage di Bologna. Secondo i giudici, c’era il rischio che potesse commettere atti violenti nei suoi confronti.

Il ritratto, “la primula nera”

Un uomo dai mille volti, ladro di mobili antichi, truffatore, “assassino” come lui stesso si è definito, pur dichiarandosi sempre innocente per la strage di Bologna, pilota d’aerei, killer di ’ndrangheta e per un periodo collaboratore di giustizia al processo di Palermo sulla trattativa Stato-Mafia del 1992 .

E’ tutto questo Paolo Bellini, la ’Primula nera’, così lo chiamavano, settant’anni compiuti solo pochi giorni fa, ex terrorista di Avanguardia nazionale, condannato in primo grado all’ergastolo nell’aprile del 2022 dalla Corte d’Assise di Bologna, presieduta dal giudice Francesco Maria Caruso, come quinto esecutore della strage del 2 agosto 1980 in concorso con gli ex Nar (Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini, quest’ultimo condannato solo in primo grado, l’appello è tutt’ora in corso). Dalla metà degli anni Settanta il reggiano Bellini è stato protagonista delle cronache giudiziarie. Autore di omicidi come quello nel 1975 del militante di Lotta Continua Alceste Campanile, che confesserà solo nel 1999 (verrà condannato nel 2009 ma poi prosciolto per prescrizione del reato).

Nel 1976 diventa latitante per sfuggire ad un mandato di cattura per tentato omicidio: si rifugia in Sudamerica, per ricomparire in Italia nel 1981 con il falso nome di Roberto Da Silva, brasiliano. Nel 1983 Bellini viene indagato la prima volta per la strage di Bologna, ma sarà in seguito scagionato. Nel 1988 conosce in carcere l’uomo d’onore Antonino Gioè, che lo definisce “infiltrato dello Stato” nella lettera scritta prima di morire dopo gli attentati del ’93. E il pentito Giovanni Brusca lo indica come “suggeritore” della strategia per colpire i monumenti.

Nel 2019, quando i magistrati della Procura generale chiedono e poi ottengono la revoca del proscioglimento disposto dal Tribunale bolognese il 28 aprile 1992, in relazione alla strage della stazione, Bellini lavora come pizzaiolo nel Lazio sotto falso nome dopo essere uscito dal programma speciale di protezione. Poi il rinvio a giudizio e l’inizio del processo nell’aprile del 2021: “Mi sento come Sacco e Vanzetti” fu il suo unico commento prima di entrare in aula.

La Procura generale smonta il suo alibi che aveva retto 40 anni e la ex moglie lo riconosce in un video amatoriale girato in stazione la mattina del 2 agosto 1980, subito dopo l’esplosione della bomba che fece 85 morti e oltre 200 feriti. Il 6 aprile 2022 viene condannato all’ergastolo, in primo grado.

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