Papa al corpo diplomatico: «Tutelare profughi e migranti, favorire integrazione»
di Carlo Marroni
4' di lettura
«Tra i deboli del nostro tempo che la comunità internazionale è chiamata a difendere ci sono, insieme ai rifugiati, anche i migranti. Ancora una volta desidero richiamare l’attenzione dei Governi affinché si presti aiuto a quanti sono dovuti emigrare a causa del flagello della povertà, di ogni genere di violenza e di persecuzione, come pure delle catastrofi naturali e degli sconvolgimenti climatici, e affinché si facilitino le misure che permettono la loro integrazione sociale nei Paesi di accoglienza».
Francesco parla al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede – 183 stati, più Ue e Ordine di Malta - nell’incontro annuale in cui affronta i temi internazionali di maggior attualità e gravità. E torna sul tema dei migranti, di cui ha parlato spesso e anche nel giorno dell’Epifania, in particolare lanciando l’appello «ai leader europei» per accogliere le 49 persone salvate nel Mediterraneo a bordo delle due navi cui non viene dato il permesso di attraccare. Un tema di forte valenza per la politica interna italiana, tanto che molti vescovi sono intervenuti per criticare il decreto sicurezza ( si veda anche il Sole 24 Ore del 6 gennaio, ndr).
La Cei, con il suo presidente cardinale Bassetti, parlerà ufficialmente il 14 gennaio nel Consiglio Permanente, ma la linea è chiara, e anche dalla Santa Sede i segnali sono sempre a favore dell’accoglienza, pur in un quadro di regolamentazione. «Occorre poi che ci si adoperi perché le persone non siano costrette ad abbandonare la propria famiglia e nazione, o possano farvi ritorno in sicurezza e nel pieno rispetto della loro dignità e dei loro diritti umani. Ogni essere umano anela a una vita migliore e più felice e non si può risolvere la sfida della migrazione con la logica della violenza e dello scarto, né con soluzioni parziali. Non posso dunque che essere grato per gli sforzi di tanti governi e istituzioni che, mossi da generoso spirito di solidarietà e di carità cristiana, collaborano fraternamente in favore dei migranti» ha aggiunto il Papa.
«Il ritorno del populismo indebolisce il sistema multilaterale»
Nel discorso il Papa torna poi a criticare il diffondersi nel mondo del populismo, fenomeno da lui ben conosciuto per gli effetti nefasti prodotti nella sua Argentina nel corso dei decenni passati. Nel periodo tra le due guerre mondiali, «le propensioni populistiche e nazionalistiche prevalsero sull’azione della Società delle Nazioni: il riapparire oggi di tali pulsioni sta progressivamente indebolendo il sistema multilaterale, con l’esito di una generale mancanza di fiducia, di una crisi di credibilità della politica internazionale e di una progressiva marginalizzazione dei membri più vulnerabili della famiglia delle nazioni». Bergoglio, rivolgendosi agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede ha aggiunto: «Nella nostra epoca, preoccupa il riemergere delle tendenze a far prevalere e a perseguire i singoli interessi nazionali senza ricorrere a quegli strumenti che il diritto internazionale prevede per risolvere le controversie e assicurare il rispetto della giustizia, anche attraverso le Corti internazionali». E ancora: «Tale atteggiamento è talvolta frutto della reazione di quanti sono chiamati a responsabilità di governo dinanzi a un accentuato malessere che sempre più si sta sviluppando tra i cittadini di non pochi Paesi».
«Pedofilia, uno dei crimini più vili e nefasti»
Significativo il passaggio del discorso ai diplomatici sulla pedofilia: «Non posso tacere una delle piaghe del nostro tempo, che purtroppo ha visto protagonisti anche diversi membri del clero. Gli abusi contro i minori costituiscono uno dei crimini più vili e nefasti possibili. Essi spazzano via inesorabilmente il meglio di ciò che la vita umana riserva ad un innocente, arrecando danni irreparabili per il resto dell'esistenza». Mancano meno di due mesi al summit convocato il 21-24 febbraio in Vaticano con le tutte le conferenze episcopali del mondo per affrontare i tema degli abusi: un summit che rappresenta fin d’ora uno degli eventi-chiave del pontificato, contro una piaga che rischia di zavorrare la chiesa intera. «La Santa Sede e la Chiesa tutta intera - ha proseguito il Pontefice - si stanno impegnando per combattere e prevenire tali delitti e il loro occultamento, per accertare la verità dei fatti in cui sono coinvolti ecclesiastici e per rendere giustizia ai minori che hanno subìto violenze sessuali, aggravati da abusi di potere e di coscienza. «L’incontro che avrò con gli episcopati di tutto il mondo nel prossimo febbraio - ha aggiunto - intende essere un ulteriore passo nel cammino della Chiesa per fare piena luce sui fatti e lenire le ferite causate da tali delitti».
La condanna dello sfruttamento dei lavoratori. La difesa delle donne
Le condizioni dei lavoratori sono «un’altra piaga del nostro tempo», ha detto il Papa. «Se non adeguatamente tutelato il lavoro cessa di essere il mezzo attraverso il quale l’uomo si realizza e diventa una moderna forma di schiavitù. Dinanzi alle sfide del nostro tempo, prime fra tutte il crescente sviluppo tecnologico che sottrae posti di lavoro e il venir meno di garanzie economiche e sociali per i lavoratori», il Papa ha espresso «l’auspicio che l’Organizzazione Internazionale del Lavoro continui ad essere, al di là degli interessi parziali, esempio di dialogo e concertazione per il raggiungimento dei suoi alti obiettivi». In questa sua missione, ha aggiunto, «essa è chiamata ad affrontare, con altre istanze della comunità internazionale, anche la piaga del lavoro minorile e delle nuove forme di schiavitù, così come una progressiva diminuzione del valore delle retribuzioni, specialmente nei Paesi sviluppati, e la persistente discriminazione delle donne negli ambienti lavorativi». Poi parole a favore della condizione femminile: «Duole constatare che nelle nostre società, tante volte caratterizzate da contesti familiari fragili, si sviluppano comportamenti violenti anche nei confronti delle donne. Davanti alla piaga degli abusi fisici e psicologici sulle donne - ha sottolineato -, c’è l'urgenza di riscoprire forme di relazioni giuste ed equilibrate, basate sul rispetto e sul riconoscimento reciproci, nelle quali ciascuno possa esprimere in modo autentico la propria identità, mentre la promozione di talune forme di indifferenziazione rischia di snaturare lo stesso essere uomo o donna».
loading...