Il Pontefice ai nuovi ambasciatori

Papa Francesco: «Stati incapaci di soluzioni comuni su migranti e clima»

Si tratta di questioni di giustizia, che non possono essere ignorate o rinviate. Intanto arriva una rivoluzuione al Sinodo

Papa Francesco

3' di lettura

«La pandemia ci ha resi più consapevoli della nostra interdipendenza in quanto membri dell'unica famiglia umana, come pure della necessità di essere attenti ai poveri e agli indifesi che ci sono tra noi», ma «ci ha reso anche consapevoli che la comunità internazionale sta vivendo una crescente difficoltà, se non l'incapacità, di cercare soluzioni comuni e condivise ai problemi del nostro mondo». Lo ha detto Papa Francesco ricevendo in Vaticano i nuovi ambasciatori.

C’è un dovere morale intergenerazionale

«A questo proposito - ha sottolineato il Papa -, penso alla necessità di affrontare questioni globali urgenti come quelle delle migrazioni e del cambiamento climatico, nonché le crisi umanitarie che spesso ne derivano. Penso anche al debito economico che grava su molti Paesi che lottano per sopravvivere, e al 'debito ecologico' che dobbiamo alla natura stessa, nonché ai popoli e ai Paesi colpiti dal degrado ambientale causato dall'uomo e dalla perdita di biodiversità. Questi problemi non sono semplicemente politici o economici; sono questioni di giustizia, una giustizia che non può più essere ignorata o rinviata. Si tratta infatti di un dovere morale intergenerazionale, perché la serietà con cui rispondiamo a tali questioni determina il mondo che lasciamo ai nostri figli».

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I cattolici preghino per la pace tra israeliani e palestinesi

«Il mio pensiero va a quanto sta accadendo in questi giorni in Terra Santa. Ringrazio Dio per la decisione di fermare gli scontri armati e auspico che si percorrano le vie del dialogo e della pace», ha detto il Papa ai nuovi ambasciatori. Il Papa ha chiesto a tutti i vescovi e a tutti i cattolici del mondo di pregare domani sera, veglia di Pentecoste, per la pace tra israeliani e palestinesi. «Domani sera - ha detto Papa Francesco, nell'udienza ai nuovi ambasciatori -, gli Ordinari cattolici di Terra Santa celebreranno insieme ai loro fedeli la veglia di Pentecoste nella chiesa di Santo Stefano a Gerusalemme, implorando il dono della pace. Colgo l'occasione per chiedere a tutti i pastori e i fedeli della Chiesa Cattolica di unirsi a loro in preghiera. Che si elevi in ogni comunità la supplica allo Spirito Santo affinché israeliani e palestinesi possano trovare la strada del dialogo e del perdono, per essere pazienti costruttori di pace e di giustizia, aprendosi, passo dopo passo, ad una speranza comune, ad una convivenza tra fratelli».

Diplomazia vaticana impegnata per bene comune e pace

La ricerca della pace è in primo piano nell'opera della diplomazia vaticana, ha detto il Papa ai nuovi ambasciatori. «La Santa Sede, attraverso le sue rappresentanze diplomatiche e la sua attività all'interno della comunità internazionale, sostiene ogni sforzo - ha sottolineato Papa Francesco - per costruire un mondo in cui la persona umana sia al centro, la finanza al servizio di uno sviluppo integrale e la Terra, la nostra casa comune, sia protetta e curata. Attraverso le sue opere di educazione, carità e assistenza sanitaria in tutto il mondo, la Chiesa si adopera in favore del bene comune, promuovendo lo sviluppo delle persone e dei popoli, e in questo modo cerca di contribuire alla causa della pace».

Con il dialogo cogliere esperienza diversità culturale

«Possiamo cercare insieme la verità nel dialogo, nella conversazione pacata o nella discussione appassionata. È un cammino perseverante, fatto anche di silenzi, per raccogliere con pazienza la vasta esperienza delle persone e la diversità culturale dei popoli», ha sottolineato Papa Francesco in un tweet nella Giornata mondiale della diversità culturale per il dialogo e lo sviluppo.

Intanto Francesco rivoluziona il Sinodo

Intanto arriva una nuova 'rivoluzione' nella Chiesa di Papa Francesco: l'assemblea che normalmente coinvolgeva solo i vescovi per decidere sulle grandi questioni ora partirà dal basso con la partecipazione di tutti i cattolici. Il Sinodo non sarà dunque «solo un evento, ma un processo che coinvolge in sinergia il Popolo di Dio, il Collegio episcopale e il Vescovo di Roma, ciascuno secondo la propria funzione», spiega la Santa Sede. Il percorso per la celebrazione del Sinodo si articolerà in tre fasi, tra ottobre 2021 e ottobre del 2023, con una fase diocesana, una continentale, fino a quella conclusiva a livello di Chiesa Universale.

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