Papa in Iraq, l’incontro “storico” con l’ayatollah sciita Al-Sistani. E a Ur, terra di Abramo
Nella seconda giornata del viaggio del Papa l’incontro che segue l’apertura del dialogo con il mondo sciita, dopo la dichiarazione di fratellanza con i sunniti di Al-Azhar
di Carlo Marroni
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A sud dell'Iraq, nel cuore dell'Islam sciita. Ma anche a Ur, la terra di Abramo, per un incontro interreligioso all'ombra della casa del patriarca padre delle tre religioni monoteiste. La seconda giornata della visita in Iraq ha portato Francesco ad un passo storico, aprire un dialogo col mondo sciita e nello stesso tempo porsi come ponte fra sciiti e sunniti. Papa Francesco ha incontrato nella città santa di Najaf il grande ayatollah Ali al-Sistani, uno dei religiosi più rispettati dell'Islam sciita, per testimoniare con la sua presenza un messaggio di coesistenza pacifica, anche tra le varie anime dell'Islam, che proprio in queste terre nel corso dei secoli si sono combattute. L’incontro è di particolare significato dopo la dichiarazione del 2019 di fratellanza con i sunniti di Al-Azhar a Abu Dhabi.
Il leader musulmano: «Le grandi potenze rinuncino al linguaggio delle guerre»
«L'incontro è stata l'occasione per il Papa di ringraziare Al-Sistani perché, assieme alla comunità sciita, di fronte alla violenza e alle grandi difficoltà degli anni scorsi, ha levato la sua voce in difesa dei più deboli e perseguitati, affermando la sacralità della vita umana e l'importanza dell'unità del popolo iracheno» ha riferito il portavoce Matteo Bruni. E dal leader sciita un segno di grande rispetto: l'ayatollah non si alza mai in piedi per ricevere chi gli fa visita, ma questa volta ha fatto una eccezione, nel'incontro durato quarantacinque minuti. «Le grandi potenze diano priorità alla ragione e alla saggezza, rinunciando al linguaggio delle guerre» ha detto Ali al-Sistani, al termine dello storico incontro con Papa Francesco a Najaf, nel sud dell'Iraq. «Auspico che i leader religiosi e spirituali esortino le parti interessate, e specialmente le grandi potenze, a dare priorità alla ragione e alla saggezza rinunciando al linguaggio della guerra», si legge in una nota diffusa dall'ufficio di al-Sistani.
Papa a Ur: Ostilità, estremismo e violenza non nascono da un animo religioso
Poi l'incontro interreligioso, da cui le parole del Papa sono tornare a parlare della violenza perpetrata in nome di presunte fedi religiose. E tanto più in Iraq. «Dio è misericordioso e l'offesa più blasfema è profanare il suo nome odiando il fratello. Ostilità, estremismo e violenza non nascono da un animo religioso: sono tradimenti della religione. E noi credenti non possiamo tacere quando il terrorismo abusa della religione» ha detto Francesco nell'incontro nella piana di Ur: «Sta a noi dissolvere con chiarezza i fraintendimenti. Non permettiamo che la luce del Cielo sia coperta dalle nuvole dell'odio! Sopra questo Paese si sono addensate le nubi oscure del terrorismo, della guerra e della violenza».
A Baghdad la prima messa in rito caldeo di un Pontefice
Nel pomeriggio il ritorno a Baghdad per la messa nella Cattedrale caldea di San Giuseppe. Ha celebrato la messa in rito caldeo, ed è la prima volta per un Pontefice. La Chiesa caldea in Iraq ha una storia lunga secoli ed è la componente maggioritaria tra i cattolici del Paese (200mila). «Le disuguaglianze sono inaccettabili, oggi poi si sono dilatate» dice il Papa nel corso della prima messa celebrata in terra irachena. «La sapienza in queste terre è stata coltivata da tempi antichissimi. La sua ricerca da sempre affascina l'uomo; spesso, però - osserva Bergoglio nell’omelia - chi ha più mezzi può acquisire più conoscenze e avere più opportunità, mentre chi ha meno viene messo da parte. È una disuguaglianza inaccettabile, che oggi si è dilatata».
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