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Parco eolico di Taranto, lavori all’ultimo miglio

di Domenico Palmiotti

4' di lettura

Entrerà in esercizio a fine anno-primi del 2022 il parco eolico offshore che è in avanzata fase di realizzazione in un’area vicina al porto di Taranto ma esterna allo scalo. E se andrà a buon fine la trattativa, che peraltro deve aprirsi, tra gestore dell'impianto e Autorità di sistema portuale del Mar Ionio, il porto di Taranto potrebbe essere anche alimentato da questa energia “verde”. Si tratta di un investimento di circa 80 milioni di euro, fondi privati, che fa capo a Renexia, che a sua volta ha inglobato le energie rinnovabili del gruppo Toto. Lo specchio di mare interessato è pari a 131.000 mq, si trova a circa 2 chilometri e mezzo dalla costa, mentre l’area demaniale marittima è di 455 mq.

Concessione trentennale

La concessione trentennale della Capitaneria di porto di Taranto, con avvenuta consegna ad aprile 2019, riguarda la società Beleolico srl (gestore). L’impianto è fatto da 10 turbine da 3 MW ciascuna con 30MW potenza nominale installata. La produzione stimata è di 55.600 MWh l’anno in grado di servire il fabbisogno di 18.500 famiglie. L’intero progetto verte su fondazioni monopalo con un diametro di 4,5 metri, lunghezza totale di circa 50 metri, per 400 tonnellate di acciaio. Su queste fondazioni (parzialmente infisse nel fondale marino) saranno installate le torri da 80 metri e i rotori da 135 metri di diametro.

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le opere a terra e a mare

Attualmente sono in ultimazione le opere a terra. Per quest’ultime, si intendono la sottostazione elettrica e il cavidotto con scavo in trincea per la messa in sicurezza. A settembre, invece, via alle opere a mare (turbine e monopali) che dovrebbero richiedere circa un mese di lavori. Le pale eoliche e le navicelle sono in costruzione, per le torri, invece, deve ancora cominciare la fase realizzativa. Il mese di lavori per le opere a mare è basato sulla stima che fondazioni e torri giungano contemporaneamente al cantiere di Taranto. I dieci monopali verranno posizionati con mezzi speciali. Sono jack up vessel, navi cantiere autosollevanti. Questo perché l’uso di una diversa tipologia di nave sarebbe esposta al movimento delle onde. L’interferenza del moto ondoso con l’unità, potrebbe farla muovere dalla sua posizione non rendendo possibile l'installazione eolica offshore.

Due particolarità

Il parco del Mar Grande di Taranto ha un doppio primato: primo ad ottenere la piena autorizzazione, a fronte di oltre 20 progetti presentati a partire dal 2008, e primo nel Mediterraneo. L’insediamento di Taranto ha fatto da apripista ad altri due parchi per Sicilia e Sardegna che però, diversamente da quello di Taranto, sono galleggianti, floating, ed esprimono potenza ed investimenti maggiori. Gli ingegneri Luigi e Alessandro Severini, tarantini, padre e figlio, sono i progettisti che hanno firmato i tre parchi eolici. Gli step del progetto di Taranto vedono il lancio dell’idea nel 2008, il primo iter amministrativo, con la consegna del progetto, compiersi l’anno successivo ed il rilascio dell’autorizzazione unica nel 2013.

Passaggi burocratici

Ma i tempi si dilatano sino al 2021 perché, al di là dei passaggi burocratici, ci si scontra prima col no del Consiglio comunale di Taranto, superato in sede giudiziaria, poi col passaggio del progetto da una compagine di imprenditori di Taranto ad un gruppo finanziario francese che infine l’ha ceduto a Renexia, infine col fallimento dell’iniziale fornitore delle turbine, i tedeschi di Senvion, sostituiti con i cinesi di MingYang Smart Energy. Sono i più grandi produttori cinesi di turbine eoliche che col parco di Taranto si sono aggiudicati la loro prima commessa in Europa. Il passaggio da Senvion a MingYang ha determinato anche un cambio del modello di turbine ed un adeguamento del progetto. «Solo la battaglia giudiziaria per il ricorso del Comune di Taranto, che poi abbiamo vinto al Consiglio di Stato facendo anche giurisprudenza in materia, ci è costata due anni di stop – spiega Luigi Severini –. Un altro anno e mezzo è poi saltato con il fallimento di Senvion».

Porto: gruppi interessati per solare e mini eolico

«L’energia prodotta andrà alla rete e sarà una quota delle rinnovabili, ma non escludiamo che si possa alimentare anche il porto di Taranto che in questo modo acquisirebbe un bollino green» aggiunge Severini. «Occorrerà vedere - spiega Sergio Prete, presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ionio, porto di Taranto – che accordo riusciremo a fare col gestore. La cosa ci interessa anche se ci sono già società che hanno presentato al porto di Taranto una manifestazione di interesse per fare, proprio nell'area portuale, investimenti nelle rinnovabili tra solare e mini eolico».

I nuovi programmi per Sicilia e Sardegna

Gli ingegneri Severini stanno intanto lavorando ai due grandi parchi eolici di Sicilia (Marsala) e Sardegna (costa del Sulcis). Il primo da 250 MW, il secondo da 450 MW. Un investimento complessivo di circa 2 miliardi di euro, di cui 750 milioni relativi alla Sicilia. Il progetto siciliano è stato sviluppato dalla società danese Copenhagen Offshore Partners con il sostegno del fondo Copenhagen Infrastructure Partners. «Parliamo di parchi eolici con bassissimo impatto visivo, a 30-35 chilometri dalla costa, e soprattutto galleggianti –afferma Alessandro Severini –. Nel 2008, quando abbiamo lanciato l’idea del parco a Taranto, parlare di floating era avveniristico. Se ne discuteva nelle Università mentre adesso abbiamo tecnologie mature. Noi useremo fondazioni con tecnologia Stiesdal, il padre dell’eolico in Danimarca». «Le nostre tempistiche –– afferma Luigi Severini – prevedono la prossima consegna dello studio di impatto ambientale per il sito della Sicilia per poi impegnare tutto il 2023 per l’iter amministrativo e autorizzativo. Sei mesi dopo l’avvenuta presentazione dello studio per la Sicilia, toccherà a quello per il sito della Sardegna».

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