Parente, il generale che ha dato la carica all’intelligence economica
Dopo quattro anni, proroga di un anno per l’attuale direttore dell’Aisi (agenzia informazioni e sicurezza interna)
di Marco Ludovico
4' di lettura
Siamo in piena emergenza Covid-19, vanno fronteggiate le minacce all’economia nazionale e i rischi eversivi nascosti nel tessuto sociale carico di tensioni. Così si fonda la decisione del presidente del Consiglio Giuseppe Conte: un anno di proroga al direttore dell’Aisi Mario Parente. Secondo la legge 124 del 2007, gli incarichi di vertice nei Servizi di informazione e sicurezza durano al massimo quattro anni, rinnovabili una volta sola. Parente ha avuto un primo mandato di due anni e poi un secondo, sempre biennale. Scadeva il 16 giugno, avrebbe finito. Ma nella notte prima della scadenza Conte ha firmato il Dpcm (decreto del presidente del Consiglio dei ministri) con l’anno di proroga «tecnica». A dispetto dell’apparenza burocratica, una medaglia al valore.
Un consenso politico trasversale
Romano, sposato, Parente ha 62 anni ed è entrato all’Aisi come vicedirettore il 10 luglio 2015, poi numero uno il 29 aprile 2016, con Matteo Renzi premier e Marco Minniti autorità delegata. Proprio Renzi stabilì la necessità di incarichi biennali ai vertici dell’intelligence. Indicazione non priva di controindicazioni, non poche, per la funzionalità operativa delle agenzie. Conte, insediatosi a inizio luglio 2018 con il governo gialloverde, tra i primi atti a palazzo Chigi firmò il rinnovo biennale di Parente. Ora rimarrà in sella fino a metà giugno 2021. L’ok alla proroga «tecnica» ha attraversato, senza eccezioni, partiti e istituzioni. Fino al livello più alto.
Figlio d’arte, carabiniere fino all’osso
Nella storia dell’attuale direttore Aisi ci sono un fratello e un genitore ufficiali dei Carabinieri. Il padre, in particolare, è stato dirigente al Sid-servizio informazioni difesa, poi sciolto con la nascita del Sismi. Generale di divisione prima della nomina a prefetto il 5 settembre 2016, Parente in gioventù ha frequentato la Scuola militare Nunziatella a Napoli.
Dopo l’Accademia di Modena (158° Corso) fa subito i conti a Genova con il terrorismo brigatista. Poi entra nel pool investigativo antimafia a Palermo coordinato da Giovanni Falcone. Nel curriculum ufficiale con un vezzo sottolinea di essere tra i «soci fondatori» del Ros, raggruppamento operativo speciale, fiore all’occhiello degli investigatori dell’Arma. Ne diventa prima vice e poi numero uno.
Un servizio interno molto più forte
Ci sono due direttrici strategiche nel rinnovamento dell’Aisi targato Parente. Attenzione spasmodica alla minaccia terrorismo: oggi troppi hanno dimenticato la tensione per gli attacchi Isis in Italia ma la ricognizione preventiva contro il fondamentalismo, in pieno allineamento con le forze di polizia, per l’intelligence era diventata ossessione quotidiana. Resta tuttora incessante, si aggiorna il quadro con le evoluzioni in corso. A partire dal Covid-19. Ma, soprattutto, c’è l’intelligence economica, filone secondo alcuni forse ancora un po’ giovane per i nostri 007. In realtà al Sisde, poi Aisi, il reparto «Economia» fu costituito quando il direttore era Franco Gabrielli, dal 2006 al 2008, oggi numero uno del dipartimento P.s. Contro le insidie all’economia nazionale in questi anni all’Aisi si è sviluppata una rivoluzione culturale e operativa silenziosa ma costante. Con risultati crescenti: «notizie» di intelligence economica e finanziaria notevoli, perfino clamorose. Rimaste però riservatissime e riconosciute via via dall’autorità di governo. Non temiamo più i bravissimi, per tradizione, «cugini francesi».
Il valore dell’intelligence economica
Pochi sanno che nel 1999, a pochi giorni dall’omicidio il 20 maggio del giuslavorista Massimo D’Antona da parte delle Brigate Rosse, il Sisde convocò per la prima volta nella storia dei nostri servizi segreti una riunione con tutti i security manager delle maggiori aziende italiane. L’allerta era al massimo. A distanza di circa un anno il servizio diretto allora dal prefetto Vittorio Stelo fu promotore al Parco dei Principi a Roma del primo convegno sull’intelligence economica con i servizi stranieri “collegati”, come si dice in gergo; protagonista, tra gli altri, Paolo Savona, oggi al vertice di Consob. Parente oggi ha reso strutturale questa componente operativa, diventata uno dei motori principali dell’Aisi. Il Copasir guidato da Raffaele Volpi, del resto, continua a scavare sui rischi per l’economia nazionale: oltre ai vertici delle più grandi istituzioni economiche e finanziarie, banche in primis, ha già sentito e apprezzato nello scorso aprile Luciano Carta, allora direttore Aise e oggi presidente di Leonardo. Nelle prossime settimane convocherà Parente.
Lo stile e il carattere del direttore
In Italia il numero uno di un servizio segreto è un dominus, concentrazione incredibile di decisioni a ritmo frenetico, responsabilità e potere elevatissimi. Parente ha un tratto inconfondibile. Serio come pochi quando occorre, è affabile e cordiale con tutti. Orgoglioso come non mai del suo tifo per la Lazio, appassionato di sci, non nasconde la sua vis romana nonostante un equilibrio rigoroso. Lo riesce a trovare persino nello scherzo. In una recente riunione politico istituzionale al massimo livello, conclusi i lavori, ha cominciato a congratularsi sottovoce per gli apporti informativi con il generale Gianni Caravelli, direttore dell’Aise (agenzia sicurezza e sicurezza esterna). Ricambiato subito nel gioco con altrettanti complimenti, tra i due direttori dei Servizi è nato un duetto gustoso. L’ironia, infatti, è il sottofondo irrinunciabile di Mario Parente. Da affettuosa a irridente, se occorre. Nei saluti telefonici, circa vent’anni fa, si introdusse la discutibile espressione finale tuttora in vigore «un abbraccio» . Parente, tra i primi, la declinò in una versione personale formidabile, vetta dell’ironia: «Un abbraccione».
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