Parità di genere, in arrivo il bando Pmi per la certificazione gratuita
L’annuncio in un convegno Unioncamere-Sole 24 Ore. La ministra Roccella: è una leva importante per frenare l’inverno demografico
di Monica D'Ascenzo e Laura La Posta
8' di lettura
Sarà pubblicato tra fine febbraio e inizio marzo il bando che consentirà a oltre 450 piccole e medie aziende e microimprese di effettuare gratuitamente l’iter per chiedere la nuova certificazione per la parità di genere, introdotta dalla legge n. 162/2021 (cosiddetta legge Gribaudo) per ridurre il divario di genere in tutte le aree maggiormente critiche per la crescita professionale delle donne. Una misura che il Governo ha inserito nel Pnrr (Missione 5, “Inclusione e Coesione”) destinando alla sua promozione 10 milioni di euro. Unioncamere, quale soggetto gestore dei servizi di accompagnamento alla certificazione, ha attivato bandi e iniziative promozionali per sostenere le aziende in questo ambito, in particolare le Pmi. In questo scenario si inquadra l’Avviso, che sarà pubblicato online. Anche le Regioni si stanno attivando per sostenere l’investimento per la certificazione delle Pmi che ne faranno domanda. È già partita la Lombardia, con un bando pubblicato a gennaio.
I bandi per certificarsi gratis
Gli annunci sono emersi nel corso del convegno digitale organizzato da 24 Ore Eventi per Unioncamere, in collaborazione con Il Sole 24 Ore. Il bando atteso entro l’inizio di marzo consiste nell’Avviso per la gestione ed erogazione dei contributi previsti dal Pnrr per agevolare la certificazione delle Pmi, per un totale di euro 2,5 milioni per la fornitura di servizi di assistenza tecnica e accompagnamento alla certificazione della parità di genere e di 5,5 milioni per l’erogazione dei costi della certificazione. Le risorse saranno gestite con un meccanismo a sportello fino ad esaurimento degli importi stanziati.
Nel suo intervento, Stefano Pizzicannella (direttore dell’ufficio per politiche delle Pari opportunità del Dipartimento ad hoc presso la Presidenza del Consiglio) ha evidenziato che con la pubblicazione del bando, «le Pmi interessate potranno chiedere di fare il processo di certificazione con un ente accreditato senza doverne sostenere i costi, visto che sono stati stanziati fondi per circa 12.500 euro ad azienda». Si prevede che i fondi copriranno i costi di certificazione di almeno 450 imprese, con pagamenti direttamente agli enti di certificazione accreditati (in base a un bando pubblicato il 14 febbraio).
Anche le Regioni stanno scendendo in pista con fondi propri per sostenere la nuova certificazione. La Regione Lombardia ha già deciso di integrare i finanziamenti nazionali con fondi a valere sulle risorse del PR FSE+ 2021-2027 per incentivare le microimprese e le Pmi a certificarsi. Le linee guide approvate in dicembre prevedono infatti un contributo fino a 7mila euro per prepararsi alla certificazione, attraverso un supporto consulenziale. In aggiunta c'è un contributo fino a 9mila euro per sostenere i costi della certificazione.
I benefici della nuova certificazione
I vantaggi della nuova certificazione sono molteplici, di ordine etico - perché si tratta di uno strumento che monitora e consente di migliorare il trattamento dei lavoratori e delle lavoratrici - ed economico.
Partiamo dai benefici già entrati in vigore. L’articolo 5 della legge n. 162/2021 ha introdotto, per il 2022, nel limite di 50 milioni di euro annui, un esonero dal versamento dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, in favore delle aziende che hanno conseguito la certificazione della parità di genere. L’esonero è determinato in misura non superiore all’1% e nel limite massimo di 50mila euro annui per ciascun datore di lavoro. Le domande di esonero andavano fatte all’Inps entro il 15 febbraio, per l’anno 2022. Ma l'articolo 1, comma 138, della legge n. 234/2021 ha reso strutturale la misura, incrementando, a decorrere dal 2023, la dotazione del Fondo per il sostegno della parità salariale di genere, istituito dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali. Le risorse sono destinate alla copertura finanziaria di interventi di promozione della parità salariale di genere e delle pari opportunità sui luoghi di lavoro, tra i quali rientrano i benefici contributivi in favore delle imprese in possesso della certificazione della parità di genere.
La premialità per i bandi pubblici
La legge Gribaudo prevede inoltre che alle imprese certificate sia riconosciuto un punteggio premiale per la valutazione di proposte progettuali, da parte di autorità titolari di fondi europei nazionali e regionali, ai fini della concessione di aiuti di Stato a cofinanziamento degli investimenti sostenuti. Infine, il decreto legge 30 aprile 2022 n. 36 ha introdotto nel Codice dei contratti pubblici una diminuzione della garanzia prevista per la partecipazione alle procedure di gara da parte di aziende certificate, oltre alla possibilità per le amministrazioni aggiudicatrici di istituire sistemi premiali legati al possesso della certificazione di genere. Il “bollino rosa” consentirà anche di ottenere uno sconto sulle garanzie provvisorie per i concorrenti dei bandi pubblici, in base al nuovo Codice degli appalti in discussione (in una prima formulazione si parlava di uno sconto del 30% , in una modifica successiva del 20%).
Si dibatte ancora, al momento, circa l’obbligatorietà o meno della stazione appaltante dei fondi del Pnrr di prevedere nei bandi, come requisiti necessari o come ulteriori requisiti premiali dell’offerta, meccanismi e strumenti idonei a realizzare «le pari opportunità generazionali, di genere e di inclusione lavorativa». Nelle varie versioni dello schema di decreto legislativo del Nuovo Codice appalti, all'esame del Parlamento, si è passati dall’obbligatorietà alla semplice “possibilità” di prevedere premi o altre misure sul tema. Dopo le polemiche scatenate da questa modifica, pare che il testo sia ancora in discussione e passibile di modifiche. Da più parti sono sollevati infatti appelli a premiare le aziende più virtuose.Tema emerso anche nel convegno Unioncamere-Sole 24 Ore.
«I benefici della nuova certificazione sono innumerevoli, a partire dallo sconto dei contributi previdenziali dell'1%, fino a 50mila euro all’anno per azienda - ha rilevato nel corso del convegno l’amministratrice delegata del Sole 24 Ore, Mirja Cartia d’Asero, che ha appena ottenuto la certificazione di parità di genere per il Gruppo, primo fra le media company a raggiungere questo obiettivo -. Di rilievo anche la premialità per la partecipazione a bandi europei e regionali per ottenere finanziamenti, e i punteggi maggiorati in caso di partecipazione agli appalti pubblici. Ma quest'ultimo è un punto ora messo in discussione dalle modifiche proposte nel nuovo Codice degli appalti in discussione in Parlamento. Però affinché la certificazione continui a dare la spinta ad un cambiamento virtuoso nelle aziende, a favore di una maggiore inclusione delle donne, auspichiamo che il Governo non la depotenzi e anzi la sostenga. Il tema della parità di genere rappresenta infatti, oltre che una questione etica, un motore di crescita economica, come emerge anche da numerosi studi sul tema, che dimostrano come le aziende più inclusive siano in grado di creare un valore più elevato».
Una misura contro la denatalità
«Ma è il cambiamento culturale in positivo che la certificazione favorisce all’interno di un’azienda il suo beneficio maggiore - ha evidenziato il presidente di Unioncamere, Andrea Prete -. Un beneficio non solo per l’impresa, che si impegna a migliorare le pari opportunità e quindi il clima aziendale e la produttività, ma anche per tutto il Sistema-Paese. Se le lavoratrici si sentono più tutelate e valorizzate nell’azienda per cui lavorano possono affrontare con più serenità la maternità, a tutto beneficio del nostro Paese. Un Paese che non può permettersi di perdere cinque milioni di abitanti al 2050, come previsto dalle stime Istat attuali: il prezzo da pagare sarebbe troppo alto non solo per il nostro sistema di welfare, ma anche sotto innumerevoli altri profili. Anche per questo il Governo ha inserito le certificazioni di parità di genere fra gli strumenti finanziati dal Pnrr. E Unioncamere, quale soggetto gestore dei servizi di accompagnamento alla certificazione, ha già attivato bandi e iniziative promozionali per sostenere le aziende in questo ambito, in particolare le piccole e medie imprese».
Anche Eugenia Maria Roccella, ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, nel corso del convegno digitale ha inquadrato il tema della nuova certificazione in un’ottica strategica per il futuro del nostro Paese. «La certificazione della parità di genere e più in generale un ambiente di lavoro sereno e inclusivo possono aiutare le donne a ipotizzare la possibilità di diventare madri senza pagare prezzi troppo alti in termini di realizzazione professionale, di vocazioni, di sogni a cui magari oggi devono rinunciare - ha dichiarato -: per questo costituiscono un passo fondamentale per frenare l'inverno demografico».
Un tema, questo della denatalità italiana, cui è stata dedicata la serie podcast “Inverno demografico”, realizzata da Michela Finizio e Mauro Meazza e prodotta da Radio 24 e dal Sole 24 Ore, che analizza i cambiamenti demografici in atto e le loro conseguenze sulla società, l'economia, il lavoro, la previdenza, la scuola.
Come ottenere la certificazione
Chiariti i benefici sociali e aziendali, facciamo un passo indietro, provando a rispondere a due domande: che cosa misura la certificazione della parità di genere e come si fa a ottenerla? Al tema, il blog Alley Oop del sito del Sole 24 Ore ha dedicato diversi articoli (a firma di Anna Zavaritt), aggiornando costantemente il quadro in evoluzione. Anche il convegno Unioncamere-Sole ha provato a fare chiarezza su questo ambito tecnico.
Tutto parte da un punto fermo: la nuova certificazione si basa sulla prassi di riferimento UNI/PdR 125:2022, pubblicata il 16 marzo 2022 da Uni - Ente italiano di normazione. «La prassi UNI/PdR 125:2022 indica specifici indicatori, Key performance indicator (Kpi), in relazione a sei aree di valutazione per le differenti variabili che contraddistinguono un’organizzazione inclusiva e rispettosa della parità di genere - ha chiarito nel suo intervento al convegno Elena Mocchio, responsabile Innovazione e sviluppo Uni - Ente italiano di normazione -. Le sei aree sono: cultura e strategia, governance, processi human resources, opportunità di crescita e inclusione delle donne in azienda, equità remunerativa per genere, tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro».
Ogni area è contraddistinta da un peso percentuale, per un totale pari a 100, che contribuisce alla misurazione del livello attuale dell’organizzazione e rispetto al quale è misurato il miglioramento nel tempo. Ogni indicatore è associato a un punteggio il cui raggiungimento o meno viene ponderato per il peso dell'area di valutazione: è previsto il raggiungimento del punteggio minimo complessivo del 60% per determinare l'accesso alla certificazione da parte dell’organizzazione.
Al rilascio della certificazione provvedono gli organismi di certificazione accreditati presso Accredia. La certificazione ha validità triennale ed è soggetta a monitoraggio annuale.
La carica delle mille imprese certificate
Il valore della nuova certificazione è stato fin qui compreso dalle imprese, a giudicare dai dati. «Sono già oltre mille, in pochi mesi, le imprese certificate sulla parità di genere: gli enti certificatori sono stati inondati di richieste nelle ultime settimane», ha raccontato nel corso del digital event il direttore generale di Accredia (l'ente unico nazionale di accreditamento), Filippo Trifiletti.
Tre aziende appena certificate hanno testimoniato nel corso dell’evento i benefici riscontrati grazie al nuovo bollino di parità: IC Outsourcing (rappresentata da Roberto Coppola, responsabile ufficio Affari societari e comunicazione istituzionale e responsabile protezione dati-DPO), Orienta Società Benefit (di cui ha parlato la co-fondatrice Valeria Giaccari) e Pulinet Servizi (con l’amministratrice unica Francesca Sighel collegata online). Tutte hanno evidenziato che in pochi giorni anche un’azienda di piccole dimensioni può raccogliere i dati necessari alla richiesta di certificazione, portata avanti poi da uno dei 21 enti di certificazione accreditati (che diventeranno presto una quarantina, ha anticipato il DG di Accredia, Trifiletti).
In conclusione, l’evento Unioncamere-Sole 24 Ore ha dimostrato i vantaggi della certificazione della parità di genere anche per imprese di piccole e medie dimensioni, evidenziando che i fondi sono disponibili per le Pmi interessate a migliorare, tramite il “bollino rosa”, i loro ambienti di lavoro azzerando il divario retributivo di genere, aumentando le opportunità di crescita in azienda per le donne e tutelando la maternità.
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