ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùLa strategia del governo Draghi

Parità di genere: il piano punta su riduzione del gap salariale, aumento dell’occupazione e quote rosa

Nel piano presentato dalla ministra Bonetti anche un aumento delle quote rosa nei cda e sconti fiscali per i datori “illuminati”. Contributi a fondo perduto per asili nido aziendali

di Nicoletta Cottone

Parità di genere, ecco la strategia del governo: dall'occupazione alla riduzione del gap salariale

4' di lettura

La Strategia per la parità di genere 2021-2026 parte dalla riduzione del gap salariale uomo-donna, passa attraverso una spinta al tasso di occupazione e all’imprenditoria femminile, per un aumento delle quote rosa nei cda, ma anche tramite sconti fiscali per i datori “illuminati”. E stabilisce premi e sanzioni. E un diversity manager per monitorare l’applicazione della normativa sulla parità. La strategia illustrata in Cdm dalla ministra per le Pari opportunità Elena Bonetti è una delle linee d’azione su cui il governo Draghi si è impegnato, anche per l’attuazione del Pnrr e della riforma del Family Act. I 7 miliardi del Pnrr per la parità di genere dovranno essere una leva per attivare risorse molto più consistenti.

Obiettivo scalare la classifica del Gender equality

Obiettivo guadagnare nei prossimi cinque anni cinque punti nella classifica del Gender equality index dell’Eige, l’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere. Scalare la classifica per rientrare tra i primi dieci Paesi europei nei prossimi dieci anni. L’Italia si trova ora al 14° posto in Europa per parità di genere, molto al di sotto della media europea. Il documento che illustra la strategia, «predisposto con il contributo delle amministrazioni centrali, degli enti territoriali, delle parti sociali e delle principali associazioni attive nella promozione della parità di genere», recita il comunicato finale del Cdm, è stato oggetto di approfondimenti politici ed è stato sottoposto alla Conferenza unificata.

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Da battere pregiudizi e una mentalità antiquata

Rimuovere le diseguaglianze non sarà un’impresa facile in un Paese dove da battere c’è un problema culturale, tanti pregiudizi e una mentalità antiquata e maschilista che resiste ancora. Qualche poiccolo passo è stato fatto, ma dominano ancora le assenze delle donne ai vertici della politica, delle pubbliche amministrazioni, della magistratura, delle aziende, dell’università. Tanto che alcuni ritengono il gender gap un vulnus democratico, considerando che la parità di genere dovrebbe essere garantita dall’articolo 3 della Costituzione. Poi c’è l’atavica carenza di infrastrutture sociali, a partire dagli asili nido e da un efficente sistema di welfare. Problemi che caricano quasi esclusivamente sulle donne la cura familiare di minori e anziani.

Per la prima volta una Strategia per la parità di genere

Con il nuovo piano l’Italia si dota, per la prima volta, di una strategia nazionale per la parità di genere, basandosi su cinque assi portanti di intervento, con obiettivi al 2026: lavoro, reddito, competenze, condivisione dei carichi di cura familiare e leadership. Un tema quello dell’uguaglianza di genere sul quale il Paese è in forte ritardo, fanalino di coda in Europa sul fronte dell’occupazione femminile. Un Paese dove ancora oggi una donna su cinque smette di lavorare dopo aver avuto un figlio. Un Paese dove i dati Istat di giugno 2021 attestano un tasso di occupazione maschile del 66,9%, contro quello femminile del 49%, con una differenza di 17,9 punti da colmare con forti azioni concrete. Problemi acuiti dalla pandemia da nuovo coronavirus: per esempio nel mese di dicembre 2020 l’Istat ha certificato una flessione dei posti di lavoro dello 0,4% rispetto al mese di novembre, con 101mila occupati in meno. Ma il 98%, pari a 99mila unità, erano posti persi da donne. E più sono i figli, maggiore è il divario nei tassi d’occupazione femminile e maschile. La nuova strategia dovrà passare anche attraverso l’istruzione, visto che più è elevato il titolo di studio posseduto, più le donne lavorano.

Ridurre il gender pay gap

Fondamentale il tema del gender pay gap, la disparità di retribuzione tra uomini e donne che nel settore privato nel 2018 raggiungeva il 17 per cento. La ministra Bonetti ha l’obiettivo di scendere sotto al 10 per cento. Una legge ad hoc stabilità una soglia massima oltre la quale scatteranno sanzioni e dovranno essere adottati sistemi per misurare la parità retributiva in azienda.

Aumento di tasso di occupazione e imprenditoria femminile

Undici gli interventi che interessano l’aumento del tasso di occupazione (di almeno 4 punti) e la spinta all’imprenditoria femminile (dal 22 al 30% sul totale delle imprese). Molti gli interventi su questo fronte.

I contributi figurativi in maternità

Novità anche per il calcolo dell’assegno pensionistico: i contributi figurativi per mamma e papà saranno estesi a tutta la durata della maternità e della paternictà obbligatoria. Si sta anche studiando un aumento dell’indennità per il congedo.

Congedi più lunghi per i papà

Ancora troppo spesso le donne lasciano il lavoro per seguire i figli. Il piano vuole quindi spingere i papà a una maggiore partecipazione attraverso l’estensione del congedo parentale obbligatorio per i papà, anche se autonomi, alle stesse condizioni della maternità.

Fondi per gli asili nido aziendali e comunali, detrazioni per badanti e babysitter

Sono previsti anche contributi a fondo perduto per la creazione di asili nido aziedali e maggiori risorse per asili nido comunali. Si sta esaminando anche la possibilità di concedere maggiori detrazioni fiscali per badanti e baby sitter.

Il gruppo di parlamentari a sostegno di una proposta di legge per la parità salariale uomo-donna (Imagoeconomica/Stefano Carofei)

Innalzamento delle quote rosa al 45%

Un intervento riguarda anche le quote rosa, che dovranno salire dall’attuale 38% al 45 per cento. Nuovo target anche per le donne in posizioni apicali e di direzione: dal 24% al 35 per cento. Disposizioni poi per potenziare la presenza femminile negli enti locali e nelle posizioni di direzione della Pubblica amministrazione.

Par condicio in tv in politica

Fra gli indirizzi della strategia uno riguarda anche la politica in tv, dove le donne sono quasi inesistenti. La legge sulla par condicio dovrà garantire equo tempo in tv alle candidate e ai candidati in campagna elettorale.

Istruzione: spinta alle discipline Stem

Il piano punta a incentivare la partecipazione delle studentesse alle discipline stem, quelle matematico-scientifiche e di educazione finanziaria grazie a uno stanziamento di specifici fondi per corsi integrativi extra scolastici. Questo perchè oggi le ragazze sono sì più brave a scuola dei colleghi maschi, ma snobbano le discipline stem. E in quinta superiore il 50% delle studentesse non raggiunge livelli minimi di competenza in matematica, contro il 36% dei maschi. Un gap da colmare: si punta a scendere sotto il 35% per le ragazze.

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