Parlamento europeo, David Sassoli è il nuovo presidente: «Riformare Dublino»
David Sassoli è il nuovo presidente del Parlamento europeo. L'eurodeputato italiano del Pd, candidato dal gruppo dei Socialisti&Democratici, ha già ricoperto la carica di vicepresidente del Parlamento dal 2014 al 2019
Alberto Magnani
4' di lettura
Strasburgo - David Sassoli è il nuovo presidente del Parlamento europeo. L'eurodeputato italiano del Pd, candidato dal gruppo Socialisti&Democratici, ha vinto con 345 voti, soglia che supera la maggioranza assoluta rispetto ai voti validi espressi. Niente da fare per gli sfidanti, la tedesca Ska Keller (Verdi, 119 voti), la spagnola Sira Rego (Gue-Sinistra, 43 voti) e il ceco Jan Zahradil (Conservatori e riformisti, 160 voti).
Tra i primi appelli all’Eurocamera, Sassoli ha parlato dell’urgenza di riformare la legislazione in materia di immigrazione. «Ora è arrivato il tempo di ridiscutere il regolamento di Dublino» ha detto Sassoli, incassando l'applauso dei deputati. Fra gli altri temi in agenda il cambiamento climatico, la “democratizzazione” dell'Europa e il contrasto ai nazionalismi. «L'Europa non è un incidente della storia» ha precisato. Lungo tutto il suo discorso, gli scranni dei deputati del Brexit Party sono rimasti deserti.
La vittoria sembrava già annunciata dal primo round di voti, quando il neo-presidente aveva incassato solo sette voti in meno del necessario. Sassoli ha tenuto il suo primo discorso come numero uno dell'Eurocamera, ringraziando il suo predecessore Tajani (salutato con un lungo applauso dell'emiciclo) e dando il benvenuto ai nuovi europarlamentari. «I cittadini hanno dimostrate di credere in questo progetto europeo, l'unico in grado di dare risposte - ha detto - Dobbiamo cambiare la nostra Unione, per renderla più forte e capace di rispondere alle esigenze dei cittadini».
I socialisti non avevano digerito il pacchetto emerso dal Consiglio, denunciando la marginalizzazione del gruppo e del suo ex candidato di punta, Frans Timmermans. L'ascesa di Sassoli alla guida dell'Eurocamera, in successione al connazionale Antonio Tajani, annacqua un po' le tensioni e blinda – per ora - l'intesa filoeuropea fra Popolari, Socialisti, Liberali e Verdi. Sassoli rimarrà in carica per due anni e mezzo, visto che la carica di presidente dell'Eurocamera prevede due mandati nell'arco dei cinque anni di legislatura. A subentrargli potrebbe essere il grande sconfitto della campagna elettorale Ue, il tedesco Manfred Weber, secondo l'accordo di una staffetta tra socialisti e popolari alla guida dell'assemblea comunitaria. Weber non ha confermato né smentito l'ipotesi, limitandosi a ribadire il suo sostegno alla presidenza a guida socialista.
Tajani: scelta indipendente del Parlamento
Aprendo le votazioni, il presidente in uscita dell'Eurocamera Tajani ha ribadito a più riprese la totale «indipendenza» della scelta del Parlamento rispetto a influenze esterne. Un messaggio indiretto ai leader europei e alla convinzione, diffusa, che la nomina del numero uno dell'Eurocamera andasse definita in base agli equilibri decisi nella riunione-fiume di Bruxelles. «Sceglieremo in base a quello che decide il Parlamento, non per decisioni esterne. Questo è un parlamento libero» ha dichiarato Tajani. Nei fatti, però, la convergenza su una candidatura che accontentasse Socialisti e italiani non è casuale. Entrambe le condizioni erano state auspicate immediatamente anche dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, forse preoccupato dai contraccolpi su un fronte europeo che nasce già fragile. I Popolari si sono spaccati sulle nomine del 2 luglio e il loro ex candidato alla Commissione, Manfred Weber, non ha fatto nulla per nascondere la delusione di essere stato liquidato in favore di una figura (Ursula von der Leyen) del tutto estranea al «processo democratico» che avrebbe dovuto scandirne l'arrivo.
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I socialisti incassano la presidenza di Sassoli ma restano scettici sul pacchetto di nomine approvato a Bruxelles, a partire sempre da von der Leyen. La ministra tedesca dovrebbe raggiungere l'aula di Strasburgo il 3 luglio, con l'intenzione di cercare un primo contatto con la Camera che la dovrà eleggere (o respingere) nell'arco di sue settimane. L'approvazione della sua nomina è sottoposta all'approvazione del Parlamento, con voto a maggioranza nella sessione plenaria del 15-18 luglio.
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Chi è David Sassoli e cosa ha fatto in Europa
Nato a Firenze nel 1956, ma cresciuto a Roma, David Sassoli è sbarcato all'Europarlamento nel 2009 fra le file del Pd e del gruppo dei Socialisti&Democratici. Confermato nel 2014 e nel 2019, ha già ricoperto la carica di vicepresidente del Parlamento dal 2014 al 2019, negli ultimi due anni e mezzo in concomitanza con Antonio Tajani. È laureato in Scienze politiche all'Università di Firenze e ha due figli. Prima dElla politica europea, il suo nome è legato a una lunga carriera giornalistica, iniziata nella redazione romana del quotidiano il Giorno e proseguita con l'approdo in Rai nei primi anni '90.
Chi sono i vice presidenti
Il Parlamento europeo ha anche eletto 11 dei 14 vicepresidenti, nessuno dei quali è italiano. Ne mancano ancora tre ed in corsa ci sono Fabio Massimo
Castaldo (M5S) e Mara Bizzotto (Lega). Gli 11 vicepresidenti eletti sono: Mairead McGuinness (Irlanda, PPe) con 618, Pedro Silva Pereira (Portogallo, S&D) con 556 voti, Rainer Wieland (Germania, Ppe) con 516 voti, Katarina Barley (Germania, S&D) con 516, Othmar Karas (Austria,
Ppe) con 477, Ewa Bożena Kopacz (Polonia, Ppe) con 461, Klara Dobrev (Ungheria, S&D) con 402 voti, Dita Charanzova (Repubblica Ceca, Renew Europe) con 395, Nicola Beer (Germania, Renew Europe) con 363, Lívia Jaroka (Ungheria, Ppe) con 349, Heidi Hautala (Finlandia, Verdi) con 330 voto. Tutti questi eurodeputati hanno ottenuto la maggioranza
richiesta per essere eletti pari a 331 voti. Castaldo ha ottenuto 143 voti, mentre Bizzotto 130. L'Eurocamera riprenderà nel tardo pomeriggio la seconda tornata di voto per eleggere i rimanenti tre vicepresidenti.
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