Parlare per immagini
Con “Figure” Riccardo Falcinelli prosegue il lavoro iniziato con “Cromorama”. È un lavoro fondamentale, che avviene in quella “zona grigia” della divulgazione che è da sempre poco praticata dagli intellettuali italiani. Ed è un lavoro meritorio perché oggi è evidente che capire davvero quello che vediamo è forse ancora più importante di quanto lo fosse il saper leggere e scrivere a inizio Novecento
di Giacomo Giossi
4' di lettura
Dopo Cromorama, con Figure. Come funzionano le immagini dal Rinascimento a Instagram Riccardo Falcinelli prosegue nel suo lavoro di dare forma, senso e significato alle immagini. O, meglio ancora, di raccontare, come dice il sottotitolo, come funzionano. E per farlo, nella nostra epoca fatta quasi esclusivamente da immagini, serve un ibrido tra un manuale di galateo e il diario di bordo di una nave. Ed è proprio rispetto alla centralità del tema che Falcinelli si pone di indagare che è necessario fare una riflessione.
Già, perché Figure lavora in una zona grigia – da sempre – della cultura italiana, quella della divulgazione, ovvero di una pratica molto poco considerata da quella che si può definire la classe intellettuale, e già questo porta a pensare che dietro a questo lavoro di indagine certosino e accurato conviva anche una non banale e fondamentale volontà politica.
Di professione grafico editoriale, Riccardo Falcinelli ha ormai da anni e con successo affiancato al suo lavoro, diciamo così, “primario” anche quello della scrittura di libri e articoli rivolti a un pubblico non specialistico. Testi assolutamente non tecnici in cui il lavoro di ricerca è votato alla costruzione di una forma di consapevolezza pubblica degli elementi che ruotano attorno a quella che può essere un'immagine e a come può essere definita un'immagine.
Il tema, va da sé, è totalizzante ed è inutile ribadirlo. Basta riflettere sulla propria quotidianità per rendersene conto. Al punto che un libro come Figure diviene necessario ed essenziale non tanto se ci si vuole difendere dall'invasione delle immagini che subiamo e che produciamo, ma se si vuole comprenderle appieno nei loro meccanismi di seduzione come di racconto. E qui si evidenzia il lavoro politico di Falcinelli perché è evidente che capire le immagini è oggi pari o più del saper leggere e scrivere a inizio Novecento.
È un lavoro politico che si traduce in un'azione intellettuale originale e inclusiva, che spazza via anni di torpore da una definizione – quella di intellettuale – che in Italia ha subito una serie di tali attacchi e degenerazioni da trasformare chi se ne faceva portatore da vittima a parodia. Al punto che oggi è sempre più difficile ricomporre il quadro e ritrovare gli elementi fondanti di una pratica, di un mestiere, ma soprattutto di un'approccio al mondo e alla vita tanto fondamentale quanto l'aria che respiriamo.
Falcinelli si pone partendo da una prospettiva precisa e con quella illumina tutto ciò che solitamente viene considerato secondario all'interno di quello che si definisce un discorso. Elementi considerati a tratti tecnici o semplicemente decorativi che, attraverso gli strumenti della storia, della filosofia, della geometria e della letteratura, l'autore – da vero umanista – riporta davanti ai nostri occhi mostrandoceli come se fosse la prima volta: restituendo così a un mondo che non ci è certamente del tutto ignoto nuove lenti interpretative capaci di superare antichi e polverosi cliché e stereotipi e anche non poche lacune.
Figure non porta a noi nuove scoperte, ma ci permette di liberare spazio davanti agli occhi, ripulendo lo sguardo del lettore infangato da troppi anni sonnolenti di retorica e vecchia accademia ormai incapace di of-frire un panorama chiaro, sintetico e pure divertente (Falcinelli è sia un grande lettore sia uno scrittore ironico e raffinato).
Utilizzare un bagaglio culturale non significa offrire ovvietà utilizzando come targa di riferimento o pezza d'appoggio che dir si voglia i grandi nomi del passato – con il risultato di banalizzarli e ridurli all'interno di operazioni di servilismo intellettuale – ma prendere a man bassa dalle loro intuizioni e calarle in un presente troppo spesso confuso con l'attualità. Figure racconta meglio di molti saggi definiti “colti” lo stato della nostra contemporaneità, come la difficoltà a riconoscere i nostri limiti e le nostre possibilità, e ci riesce perché non si accontenta di stare nella retorica di un nano sulle spalle di giganti, ma di rovistare tra i bauli dei giganti per trovare quello che è più utile a noi per vedere meglio e con più chiarezza.
Quello di Falcinelli è un libro fresco e diretto che ci accompagna in un'avventura lunga oltre cinquecento pagine (compresi gli indici sempre utili e da leggere golosamente per scovare nuove diverse direzioni da prendere) riportandoci poi a casa. Una casa che assume colori e spazi diversi da come l'avevamo lasciata. Facendoci togliere un vaso da una mensola o spostare da una parete troppo piccola un quadro troppo grande, il saggio ci offre la possibilità di guardare oltre le nostre certezze, affrontando insicurezze e paure con consapevolezza e qualche strumento in più.
Figure è un libro che, sì, spiega come funzionano le immagini “dal Rinascimento a Instagram”, ma è anche il più bel pamphlet di un vero intellettuale che oggi possiamo leggere per comprendere meglio il mondo che ci circonda. Un mondo fatto di dinamiche assurde, ma forse non così tanto: basta saper guardare.
Riccardo Falcinelli
Figure
Einaudi Stile Libero
519 pagine
24,00 euro
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