Crac Parmalat

Crack Parmatour, dopo quasi vent’anni ancora in vendita i terreni alle isole Egadi

Dopo quasi 20 anni i creditori dell’impero turistico di Tanzi stanno ancora aspettando. Le procedure aperte nel 2004 ferme tra bandi deserti e processi pendenti

di Ilaria Vesentini

(emanuele7100 - stock.adobe.com)

3' di lettura

Sono passati ormai quasi vent’anni dal colossale crac Parmalat, che tra il dicembre 2003 e l'anno dopo vide saltare per aria settanta società della galassia di Calisto Tanzi, e approdare sui tavoli del Mise con l'apertura di altrettante procedure concorsuali. Grazie alla legge Marzano e alla ristrutturazione compiuta dall'allora super-commissario Enrico Bondi il grosso degli asset nell'alimentare e una buona parte dei posti di lavoro furono salvati nel giro di un paio d'anni. Ma il ramo turistico dell'impero di Collecchio (con Parma Calcio) è ancora in attesa di un finale, dopo più di 18 anni dall'avvio dell'iter per la cessione o liquidazione.

E' morto Calisto Tanzi

La grande fabbrica dei debiti

Parmatour è di tutte le procedure ancora aperte sotto l'ombrello Parmalat – passate nel 2016, dopo le dimissioni di Bondi, alla curatela della commercialista milanese Cristina Rivolta – quella che fa più rumore, perché è stata la punta della «più grande fabbrica di debiti del capitalismo europeo» (così definita dagli inquirenti) messa in piedi dai Tanzi, nonché la terza società per dimensioni, dopo Parmalat ed Eurolat, nelle mani dei commissari governativi. Nata nel 2002 come ramo d'azienda della Hit-Holding Italiana Turismo, già al collasso, è finita assieme alla “madre” nel gennaio 2004 in procedura straordinaria con 456 dipendenti e oltre un miliardo di passivo.

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Dopo 18 anni di procedura di crisi

Ma dopo più di 18 anni e quattro piano di riparto, ci sono ancora creditori chirografari (e il 98% dei crediti ammessi alla procedura è chirografario) in attesa di recuperare qualche briciola di quel luccicante reame vacanziero costruito dai Tanzi grazie ai debiti nascosti infragruppo, e gestito dalla figlia del patron di Collecchio, Francesca. Diciotto anni sono tempi inauditi per il mercato, ma sono invece considerati normali dai professionisti che gestiscono le procedure di crisi, soprattutto quando si è alle prese con la fase di liquidazione. E così, tra gli oltre 100 ettari di terreni alle isole Egadi, tra Marettimo e Favignana, e altri immobili minori che non si riescono a vendere, nonostante ripetuti bandi d'asta (l'ultimo la scorsa estate, tutti deserti), tra crediti fiscali da realizzare per i quali bisogna far scadere i termini delle fidejussioni, e un paio di contenziosi ancora da chiudere in tribunale, Parmatour, in compagnia della Nuova Holding, di Hit International, Hit Spa, Hit.com e Parma A.C. resta tra le procedure tuttora sul groppone della collettività.

La difficile cessione

È fuor di dubbio la delicatezza e la complessità di fasi liquidatorie con asset milionari difficili da piazzare sul mercato, cause impantanate in aule di tribunali e centinaia di creditori da gestire, ma c'è qualcosa che non funziona se le attività di Tanzi nel settore turistico sono durate circa la metà del tempo che ci sta mettendo il Mise a chiuderle: il re italiano del latte è entrato a pieno titolo nel business vacanziero nel ‘93 con le acquisizioni dei villaggi esotici di Club Vacanze e di una quota di minoranza di Lauda Air, seguite a ruota dall'ingresso in Comitour, Cit Sestante, Going, Chiariva e Lastminute, con la successiva costituzione, a fine anni Novanta, della holding Hit (Holding Italiana Turismo), scaturita due anni prima del crac nel debutto di Parmatour. Dieci anni e poco più di business, contro i quasi venti di procedura fallimentare.

La scelta iniziale del commissario straordinario Bondi di non inserire le società turistiche dell'impero di Tanzi tra quelle rientranti nella proposta concordataria di ristrutturazione del gruppo Parmalat – che grazie ai paletti e ai benefici della legge Marzano si è chiusa a fine 2005 - bensì di optare per un programma di cessione autonomo ha dilatato i tempi per la natura stessa della procedura concorsuale. La pandemia Covid può aver aggravato di qualche trimestre le lungaggini, ma non può essere la spiegazione dei tempi biblici. L'attuale commissario straordinario assicura però che il 2022 sarà l'anno buono e con una bella accelerata post Covid si chiuderanno sia le vicende Parmatour e Hit sia Parma Calcio. Isole Egadi, tribunali e fisco permettendo.

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