ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùColloquio con l’esperto Jonah Berger

Parole magiche per motivare e coinvolgere i dipendenti: come usarle al meglio

Alcune parole hanno un impatto maggiore di altre, perché sono più efficaci nel coinvolgere chi ci ascolta e nell'indurre all'azione. Jonah Berger ne parla nel suo ultimo saggio tradotto in italiano da Egea

di Gianni Rusconi

4' di lettura

Padroneggiare l'uso delle parole può cambiarci la vita: le usiamo per convincere gli altri, per ottenere ciò che desideriamo, per comunicare idee e per entrare in contatto con le persone. Succede in campo lavorativo e nella vita privata. Ma alcune parole hanno un impatto maggiore di altre, perché sono più efficaci nel coinvolgere chi ci ascolta e nell'indurre all'azione.

Quali sono queste parole “magiche” e come possiamo sfruttarne il potere? Jonah Berger è docente di Marketing alla Wharton School dell'Università della Pennsylvania, è consulente di grandi oranizzazioni (come Google, Apple, Nike e la Gates Foundation), autore di bestseller ed è considerato un esperto di fama mondiale sui temi del passaparola e di come comportamenti e idee (nonché marchi e prodotti) prendono piede. Con “Parole magiche”, tradotto e pubblicato da Egea, è tornato nelle librerie italiane con un saggio dedicato alla scienza del linguaggio e al modo in cui possiamo utilizzarlo per motivare e coinvolgere. Si parla di tecniche e di consigli per essere persuasori migliori, si analizzano le diverse categorie di “parole magiche” e si condividono le intuizioni senza precedenti prodotte negli ultimi anni grazie all'ubiquità della digitalizzazione e ai progressi raggiunti nel campo del machine learning, della linguistica computazionale e dell'elaborazione del linguaggio naturale. Un viaggio per capire il valore delle parole, perché - come dice l'autore - essere un grande oratore non è un talento congenito ma qualcosa che si può apprendere.

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Nell'era dei social, di WhatsApp e dell'intelligenza artificiale il valore e il “potere” della parole è cambiato rispetto al passato? E come?

La domanda è interessante. Da un lato sarebbe facile dire: “aspetta, non produrremo più parole, i computer le produrranno per noi, giusto?” Così le persone non produrranno più linguaggio ma anche se pensiamo a tecnologie evolute come il sistema di intelligenza artificiale ChatGPT occorre comunque dare a queste una direzione, un suggerimento. E anche quando lo si fa, il sistema produce linguaggio, ma non genera sempre e necessariamente il linguaggio migliore. Credo quindi che il valore delle parole sia altrettanto importante oggi, se non addirittura più importante, di quanto non lo sia stato in passato. Le parole sono la valuta che trasporta le idee, che comunica l'essenza delle cose e il perché le persone dovrebbero compiere una determinata azione invece che un'altra. Sia che si tratti di vendere prodotti, servizi e idee, sia che si cerchi di convincere colleghi e capi, o anche semplicemente di parlare con partner e amici, oggi il linguaggio e la comprensione del potere delle parole sono più importanti che mai.

La popolarità di Chat Gpt e la necessità di interagire con i suoi algoritmi attraverso domande (e quindi parole) renderà le persone e i comunicatori più preparati?

Anche questa è una domanda interessante ed è difficile arrivare a una risposta definitiva. Credo che in passato molti abbiano pensato e detto cose come: “gli Sms stanno rovinando il modo in cui le persone comunicano”. È arduo dirlo con certezza, ma ritengo che le persone siano ancora abbastanza brave a comunicare, anche se il modo in cui comunichiamo tramite un testo può essere diverso da quello attraverso il quale ci esprimiamo di persona. Spesso, semplicemente, usiamo i mezzi di comunicazione in modi diversi. Mandare un messaggio, per esempio, è diverso da un'email, che a sua volta è diversa da una telefonata. Credo che lo stesso valga anche nel caso della Gen AI. Non sono sicuro che queste tecnologie ci renderanno necessariamente comunicatori peggiori, ma potrebbero renderci comunicatori diversi..

La parola scritta (mail, articoli, messaggi…) è più efficace di quella orale (discorso, telefonata…) oppure è vero il contrario?

Vorrei poter dire che c’è una risposta giusta a questa domanda, ma l'unica risposta che ho è che dipende, e dipende dalla situazione. Parlare e scrivere sono attività diverse, che vengono svolte e consumate in modo diverso: parlare, per esempio, ci porta a condividere contenuti più emotivi e questo significa che racconteremo cose differenti da quelle che avremmo potuto comunicare altrimenti. Ci sono ricerche, inoltre, che dimostrano come il solo sentire parlare qualcuno lo umanizzi, lo renda più simile a una persona reale. Sentire la sua voce, in questi casi, rappresenta un qualcosa in più rispetto alla semplice lettura di un messaggio: è più difficile non vedere il mittente come un essere umano con i propri pensieri, atteggiamenti e preferenze. La voce può quindi essere preziosa in determinati situazioni e svolge un compito importante nell'esprimere le emozioni: talvolta, pur scrivendo bene, ci sfugge la componente emozionale del messaggio. Al contrario, la scrittura ci dà più tempo per costruire e perfezionare ciò che dobbiamo dire. Se stiamo cercando di trovare il modo migliore per comunicare un argomento complicato e ricco di sfumature, scrivere ci concede il tempo di strutturare un discorso, organizzarlo e capire come renderlo più incisivo e più chiaro. Quindi non è una questione di alternative o confronti: dipende dalla situazione.

Empatia, capacità di coinvolgimento e autorevolezza sono qualità che a un leader non possono mancare: il linguaggio rende un manager “migliore”? E perché?

Certo. Pensate a tutto ciò che fa e dovrebbe fare un manager: motivare i dipendenti, comunicare le idee, cambiare la cultura di un team, di un'impresa o di un settore, convincere le persone a fare ciò che è necessario per raggiungere il successo in un'organizzazione. Tutto questo avviene attraverso il linguaggio, che costituisce il tramite attraverso il quale le cose vengono realizzate e diventano realtà. Quindi, un linguaggio migliore – e una migliore “magia” con le parole – renderà i manager più incisivi.

Lei sostiene che la scienza del linguaggio è qualcosa che si può apprendere: le aziende dovrebbero investitre in programmi di formazione dedicati a questa materia?

Certamente. E torniamo al concetto di quanto sia importante il linguaggio. Se sono un'azienda con un team di vendita e so che cambiare le parole utilizzate per fare delle richieste può rendere le persone con cui interagiamo il 50% più propense a dire sì, perché non dovrei voler capire e conoscere questa scienza? Allo stesso modo, se il linguaggio può rendere i leader più efficaci nel far entrare i dipendenti in empatia con loro e motivarli maggiormente all'azione, perché non dovrei volere che i miei dipendenti lo capiscano? È per questo che molte aziende stanno investendo nelle scienze comportamentali e e nello studio del linguaggio e sfruttano le conoscenze acquisite per migliorare il successo dei loro dipendenti e delle loro organizzazioni.

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