Parte il G7 di Taormina. Al centro la lotta al terrorismo
di Carlo Marroni
3' di lettura
La lotta al terrorismo. È questo il nodo centrale della discussione tra i leader dei Sette grandi, che oggi e domani a Taormina si riuniscono per il G-7. La presidenza italiana nelle scorse settimane aveva disegnato una piattaforma dove non prevalesse il tema della sicurezza – come invece sollecitava la presidenza Trump – ma la strage di Manchester ha modificato radicalmente l'agenda. «Contro la strategia del terrore, dobbiamo portare la lotta al terrorismo a un livello più alto» ha detto ieri il premier Paolo Gentiloni nel suo intervento al vertice Nato. «Per questo promuoverò domani (oggi, ndr) a Taormina l'adozione di una dichiarazione contro il terrorismo e l'estremismo violento».
Parole che non lasciano dubbi sullo sforzo di mediazione del premier, senza per questo lasciare indietro gli altri temi fondamentali: «Ci sarà un confronto su temi che interessano centinaia di milioni di persone, si potrebbe dire l'umanità intera, dal cambiamento climatico al commercio, dalle migrazioni ai rapporti con l'Africa: non sara' un confronto semplice ma la Presidenza italiana cercherà di renderlo utile e capace di far convergere posizioni». Quindi è molto probabile, anche in base alle parole del premier, una dichiarazione oggi molto forte dedicata al terrorismo e alla sicurezza – la prima con queste caratteristiche dopo Manchester - estrapolata quindi dal comunicato finale di sabato, anche se si tratterà fino all'ultimo.
L’esordio mondiale di Macron
Un'agenda complessa, quindi, dove il tema delle migrazioni era al centro del programma, insieme al clima, che vede la posizione molto dura degli Usa contro Cop21, difesa dalla Francia di Emmanel Macron, pronto a dare battaglia (appoggiato dagli altri). Ma i fatti di Manchester – le cui ricadute sui “leaks” diffusi sulla stampa americana hanno creato forti e inedite tensioni tra Washington e Londra – portano sul tavolo di Taormina l'emergenza terrorismo, con tutte le sue contestualizzazioni (compresa la cyber-sicurezza) nei singoli paesi e nelle scenario del medio oriente e del mondo arabo. La conferma che il terrorismo non può essere affrontato senza un inquadramento complessivo dei fenomeni che lo generano o lo circondano, si è vista negli incontri a Roma del presidente Trump con Sergio Mattarella e Paolo Gentiloni, in cui si è sollecitato un impegno comune sulla lotta alla Jihad, perché l'Isis, sul punto di essere sconfitta in Siria e in Iraq, non possa insediarsi in Libia, occupando un vuoto di potere. Ora si pensa a coinvolgimenti dell'Onu e della Nato, ma certamente ogni decisione deve superare le divisioni tra i vari paesi, specie quelli europei, che cercano il proprio tornaconto, che poi è stata una delle cause della sciagurata gestione dell'attacco alla Libia del 2011.
Pacchetto migrazioni
Il pacchetto migrazioni, ricompreso nella “mobilità umana” avrà largo spazio, anche per la presenza di cinque paesi africani (Niger, Nigeria, Tunisia, Kenya e Etiopia) e le organizzazioni del continente come l'Unione Africana e l'African Development: con i leader di questi paesi, e i vertici delle agenzie multilaterali nella sessione “outreach” non si parlerà solo di migrazioni, ma anche di commercio e innovazione, e anche parità di genere. Con una curiosità: a loro in genere è offerto il pranzo, ma parteciperanno alla cena per il rispetto del precetto del ramadan musulmano.
La dichiarazione di Trump
Il summit è stato preceduto anche una dichiarazione di politica estera molto significativa per l'amministrazione Trump, che in questo viaggio cerca di rilanciare la propria presa: il presidente ha «riaffermato l'unità transatlantica nel mantenere la Russia (che dal 2014 è esclusa dal summit) responsabile per le sue azioni in Crimea e nell'Ucraina orientale» e ha «sottolineato l'importanza di convincere la Russia ad adempiere ai suoi impegni in base agli accordi di Minsk».
La Russia, quindi, un tema delicato per la Casa Bianca, ma su cui non devono esserci tentennamenti da parte di Washington: una presa di posizione frutto evidentemente del lavoro dei diplomatici, che cercano di separare il dossier Ucraina da quello del “Russiagate”. Inoltre la Casa Bianca ha mandato un messaggio di coesione, parlando «degli obiettivi del summit G7, dove i capi di stato e di governo delle economie più forti del mondo possono forgiare il consenso sulle questioni diplomatiche ed economiche più urgenti di oggi».
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