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Parte da Perugia l'Italia della banda larga. La battaglia tra Enel Open Fiber e Telecom Italia

di Simone Filippetti

Perugia, Piazza IV Novembre (Olycom)

3' di lettura

A metà anni '90, a Perugia, la Sip, che aveva appena cambiato il nome in Telecom Italia (sulla scia delle altre compagnie telefoniche europee), si lanciò in un futuristico piano: cablare la città. Il nome altisonante era “Progetto Socrate”: quasi nessuno, tra le persone comuni, sapeva cosa volesse dire cablare, nè tantomeno a cosa servisse. Per l'esperimento si era scelto di partire dalla provincia: come città pilota, Perugia era perfetta. Al centro dell'Italia, medie dimensioni, una dinamica e numerosa popolazione universitaria. Tutto, però, poi si fermò. Idea troppo innovativa, troppo avanti coi tempi. La gente non aveva bisogno ancora di internet e non c'erano gli smartphone a rendere il mondo bisognoso di connessione.

Oggi, 20 anni dopo, l'Italia della banda ultra larga, di cui ora c'è disperato bisogno per colmare l'arretratezza tecnologica, riparte proprio dalla città da dove tutto iniziò. Alfiere è Open Fiber, la nuova società pubblica che si fa carico dei costi enormi che solo uno Stato può sobbarcarsi. Da Perugia, e altre 9 città italiane (Bari, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Napoli, Padova, Palermo) parte la nuova “autostrada del Sole”: una rete in fibra ottica super veloce. E soprattutto, aperta a tutti.

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Si parte da Perugia per arrivare a un obiettivo di 250 città e 7,5 milioni di abitazioni. Il tutto sempre nella modalità “aperta”: chiunque può fare da operatore. Open Fiber è un'autostrada neutra. La cablatura sfrutta le centraline e i tubi già esistenti della casamadre che sono sotto terra da decenni: a Perugia una casa su due è servita. Si arriverà all'80% a maggio. Per portare internet veloce, che è l'equivalente dell'elettricità dei primi del ’900, nelle case, la società pubblica ci mette gli investimenti (che non sono poca cosa: 25 milioni solo a Perugia e 3,7 miliardi di euro in tutta Italia). In cambio chiede alle amministrazioni locali processi snelli e zero burocrazia.

Tommaso Pompei, primo amministratore delegato di Wind quando nacque e transitato pure in Tiscali per un breve periodo, sta portando la banda ultra larga nelle città dell'Italia di provincia. Dietro ci sono le spalle forti dell'Enel e di Cdp (Cassa Depositi e Prestiti) come azioniste. Pedina dopo pedina, città dopo città, la newco, costituita un anno fa e sorta sulla spina dorsale di Metroweb (la società che 20 anni fa ha cablato Milano e Roma, e acquisita da Enel l'anno scorso) sta costruendo un network ad alta velocità dove le Telco fanno transitare i loro servizi. Il jolly è che, a differenza della rete Telecom, privata e in conflitto di interessi perché di proprietà di uno degli operatori, la struttura di Open Fiber è neutra, aperta: tutti possono transitare a condizioni di favore.

A Perugia da ieri sono entrati il colosso Vodafone, la neonata Wind-3 (guidata da Maximo Ibarra), l’alternative carrier Tiscali e la Telco locale Go Internet. La società di Tlc umbra, creata dagli ex manager di Aria (confluita poi in Tiscali) e sbarcata in Borsa su AIM nell'estate del 2014, gioca in casa: l'azionista e fondatore Giuseppe Colaiacovo, a capo della holding Gold socia del gruppo cementiero Colacem, ha salutato l'accordo come un grosso passo in avanti per tutta una regione storicamente isolata e poco collegata col resto d'Italia.

Finora la matricola di Piazza Affari era presente solo nelle Marche e in Emilia Romagna: grazie a Open Fiber debutta anche nella regione di nascita. Forte di un accordo con Huawei, di cui ha esclusiva per Italia per i suoi modem (in futuro anche cellulari che funzionano su rete Wi-Fi, sul modello WhatsApp), Go Internet porterà nelle case la fibra a 1 Giga al secondo. Da Perugia, però, parte anche Tiscali che sotto la guida del nuovo tandem Riccardo Ruggiero - Vadim Belyaev sta tentando una rinascita. A Natale ha venduto tutti i clienti aziende a Fastweb (orfana dell'accordo con Wind-3 sulle frequenze), per concentrarsi sulla clientela famiglie e sull'Italia di provincia. Dietro la controffensiva della internet company sarda, fondata da Renato Soru, c'è sempre Open Fiber. La rete Telco dell'Enel è un grosso atout per tutte le compagnie telefoniche alternative, che non devono più bussare alla porta di Telecom e non devono sobbarcarsi i costi ciclopici di farsi una propria rete. E sullo sfondo una battaglia tra il colosso pubblico Enel e l'ex monopolista, ora a maggioranza francese, Telecom Italia.

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