Pasolini: i bozzetti “per vedere la Terra dalla Luna”
Nella poliedricità della produzione del poeta anche il disegno e l’esperienza da storyboarder
di Asia Vitullo
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Il 2022 ha visto Pier Paolo Pasolini protagonista di innumerevoli scenari; l'anno del centenario ha riportato in vita il pensiero e l'ideologia di un uomo che non ha mai saputo tradire sé stesso. Pasolini è stato condannato, giudicato, mitizzato; a elevarlo eternamente alla luce sono proprio i chiaroscuri del suo personaggio, distinguibili dalla limpidezza della sua persona. Il dramma politico e pubblico della morte – come lo definiva Paolo Volponi – è stato oramai svincolato da ogni tipo di congettura morale e oggi, a centouno anni dalla sua nascita, dello “Scandalo Pasolini” rimane solo un'ombra lontana. Nella poliedricità del suo corpus, un aspetto peculiare ruota attorno all'esperienza da storyboarder del poeta: il disegno accompagna Pasolini durante tutta la sua produzione artistica, a cominciare dagli anni universitari, sino a concludersi con i ritratti di Roberto Longhi del '75.
«Ricordo che suddivisi il foglio in una decina di spicchi e vi figurai la creazione del mondo: avevo tredici anni scarsi e abitavo a Cremona».
Roberto Longhi e Pasolini: «che cos'è un maestro?»
Nell'ottobre del 1973, Mondadori pubblica nella collana i Meridiani un'antologia dal titolo “Da Cimabue a Morandi”, dedicata agli scritti di Roberto Longhi e curata da Gianfranco Contini. Pasolini ne redige una coinvolgente recensione, certo del fatto che «in una nazione civile, questo dovrebbe essere l'avvenimento culturale dell'anno». Roberto Longhi è colui al quale Pasolini si dichiara debitore per la sua «fulgurazione figurativa». Il teatro dell'epifania è Bologna: nel 1939 Pasolini si iscrive alla facoltà di lettere e nell'anno accademico 1941-1942 è allievo del docente Longhi. Gli insegnamenti del carismatico professore sono per Pasolini scuola di pensiero e civiltà, al punto tale da spingere il giovane studioso a concordare una tesi di laurea sulla pittura contemporanea, progetto abbandonato in seguito al disordine provocato dagli avvenimenti bellici.
Nel 1975, anno della morte, Pasolini realizzerà una lunga serie di ritratti dedicati al suo maestro.
Soluzioni narrative: i disegni di Mamma Roma
«Pasolini aveva idee molto chiare per Accattone [...] conosceva tutti i posti, aveva tutte le inquadrature in mente, anzi, faceva dei disegni. Per ogni inquadratura,c'era un disegno». La voce di Tonino Delli Colli, raccolta da Antonio Bertini nel volume Teoria e tecnica del film in Pasolini (Bulzoni, Roma 1979), svela come l'attività registica di Pasolini fosse accompagnato non solo da chiarezza di intenti e profonda conoscenza della città di Roma, ma soprattutto da un coraggioso esercizio grafico, che correva parallelamente rispetto alle riprese. Per Accattone e Mamma Roma, il regista disegna accuratamente ogni inquadratura: la schematizzazione delle sequenze era necessaria per una verifica visiva delle diverse soluzioni narrative. Il disegno è d'ausilio a Pasolini per colmare quella che lui stesso definisce «ignoranza tecnica» ai tempi delle sue prime dissertazioni cinematografiche; la “sceneggiatura a fumetto” de La Terra vista dalla Luna, nasconde, invece, un'intenzione precisa e del tutto differente.
La Terra vista dalla Luna: sceneggiatura sotto forma di fumetto
«Infine c'è il progetto di un libro molto strano. […] Ora, la sceneggiatura dell'ultimo episodio La Terra vista dalla Luna, l'ho stesa sotto forma di fumetto a colori (ripescando certe mie rozze qualità di pittore abbandonate). Stando così la cosa, mi piacerebbe, piano piano, di mettere insieme un grosso libro di fumetti – molto colorati ed espressionistici – in cui raccogliere tutte queste storie che ho in mente, sia che le giri, che non le giri». La Terra vista dalla Luna è uno degli episodi tratti da Le Streghe (Italia, Francia, 107 min, 1967) di Dino De Laurentiis. Per l'occasione, Pasolini scelse una delle favole con le quali progettava di continuare il lavoro poetico intrapreso in Uccellacci e uccellini. La “sceneggiatura sotto forma di fumetto” racconta la prima parte della storia: si apre con la visione frontale della tomba di Crisantema, moglie di Ciancicato Miao (Totò) e madre di Baciù (Ninetto Davoli); prosegue con una serie di primi piani dei due uomini in lacrime che giungono, in seguito, ad accordarsi sulla ricerca di una nuova moglie e madre; culmina con l'incontro, presso un altare tricolore, con la sordomuta Assurdina Caì (Silvana Mangano); si conclude con la celebrazione del matrimonio fra la donna e Ciancicato.
«Visto dalla Luna questo film non è niente»
Lo storyboard de La Terra vista dalla Luna, con il suo surrealismo fiabesco, costruisce di per sé una storia a fumetti, differente rispetto al film e allo script. Il tutto è suggellato dall'intento originale del regista di comporre una favola popolare; il lieto fine della storia – con il matrimonio tra Ciancicato e Assurdina – segnerà il nostalgico addio di Pasolini alla realtà delle borgate romane. Con humor velato di malinconia e ironia, il regista porge allo spettatore una prima idea di quanto possa essere effimera l'esistenza umana. È lui stesso a guardare la realtà dal cosmo, per poi concretizzare che «non è niente». Pasolini sa bene quanto la terra, vista dalla luna, sia un pianeta entro cui proliferano inesorabilmente follia e corruzione. Pasolini sa, lo rende palese e cerca un modo per convivere con questa spiacevole certezza. La terra è il pianeta inspiegabile entro cui la follia ha instaurato il suo regno permanente. La luna, a differenza, è un luogo silenzioso, non consumato da corruzione, malizia e ipocrisia. Ed è lì che Pasolini continua a nascondersi, dentro una felice e compiuta libertà immaginativa; perché infondo, sulla luna... «essere vivi o essere morti è la stessa cosa».
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