uno sguardo al futuro

Passata la pandemia sarà meglio tornare a o andare verso?

Dovremo essere capaci di portare nelle nostre aziende approcci nuovi e inattesi che possono portare a valori non ancora riconosciuti

di Paola Donzelli (*) e Giovanna Prina (**)

(AFP)

3' di lettura

Entriamo in una nuova fase di emergenza Covid con la certezza che per molti mesi «si viaggerà a vista». Cosa c'è di diverso in questa consapevolezza? In fondo già prima della pandemia avevamo capito che l'incertezza sarebbe stata una compagna di viaggio di qualunque progetto, aziendale o personale che fosse, ma solo dopo gli ultimi mesi sembra che non possiamo più ignorare la costante instabilità dei nostri programmi e con questa dobbiamo farci i conti.

Soprattutto abbiamo dovuto riconoscere che la capacità progettuale è stata fortemente minata durante l'esperienza che stiamo vivendo: ci siamo scoperti più vulnerabili, più preoccupati, talvolta incapaci di costruire un orizzonte di speranza e di fiducia, necessario in ogni processo di cambiamento.

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Fino a poco tempo fa, la parola chiave nelle aziende era “Change”: i progetti e le evoluzioni, anche se accompagnate da una logica disruptive, entravano in un disegno di trasformazione, che presupponeva un passaggio “da” una situazione “a” un'altra, che era però in qualche modo intravista, abbozzata e progettata. Ovvero in qualche modo “nota” e voluta.

Dopo l'emergenza Covid, meglio si addice la parola chiave “New”. Non riusciamo più, infatti, a definire un punto di arrivo chiaro nella trasformazione dei business, dei modelli di lavoro, delle professioni e delle competenze, e nel nuovo scenario osiamo solo dire che sarà nuovo e diverso da quello conosciuto.La nostra natura umana però ci porta a cercare una direzione, un senso verso cui convogliare le risorse e le energie. Diversamente tutto diventa impensabile e molto faticoso.

Nella parola “New” possiamo individuare due possibili direzioni: l'una che ci conduce verso un “new normal” - un mondo nuovo ma che qualche aspetto del vecchio se lo porta dietro, nel concetto di normalità – l'altra direzione che ci porta a un “new now”, che esprime più la volontà di utilizzare nella costruzione del nuovo tutta la capacità creativa e innovativa che possiamo avere.

Quello che stiamo cercando, detto più concretamente, è di valutare se nelle nostre modalità di lavoro stiamo intraprendendo, magari anche inconsapevolmente, la direzione del “tornare a” qualcosa di noto e sperimentato o se stiamo puntando, con un po' più di coraggio e di lucidità, verso la creazione di nuovi contesti e “andare verso” modalità e approcci che ancora non conosciamo.

Come si stanno orientando le singole aziende: stanno spingendo su “tornare a” o “andare verso”?Alcune delle scelte che l'azienda compie oggi sulle competenze da sviluppare, sui modelli di lavoro e sulle modalità di leadership e guida possono essere utilizzate per capire quale direzione sta privilegiando. Ad esempio, quando si cerca di riproporre in forma digitale tel quel le prassi e le modalità di lavoro sviluppate per il mondo in presenza, si sta ragionando per “tornare a”.

Quando si cerca di integrare e accettare spunti gestionali differenti portati direttamente dalle persone dei team e si sviluppano in cogestione prassi di lavoro diverse dal passato ma forse più efficaci nel nuovo contesto, si sta lavorando con la logica del “andare verso”.In questo momento storico potrebbe essere utile che le aziende facciano una riflessione attenta su quali competenze manageriali e di leadership sviluppare maggiormente.

Non dobbiamo più rincorrere con frenesia la fase di emergenza e risolvere con tempestività i problemi che si presentavano, dove il più delle volte la soluzione è stata quella di potenziare le capacità di gestione dei nuovi strumenti di comunicazione e di relazione finalizzati a gestire la distanza fisica, e a riportarci verso un modello noto e rassicurante.

Potrebbe essere il tempo per fare una analisi attenta su come i nostri manager ragionano, sui loro approcci comportamentali e su come fornire loro le capacità che li aiutino ad adottare un approccio “new now” in grado di costruire e poi realizzare con i propri team le strategie più coerenti e proficue che i nuovi scenari richiederanno.

Lavorare con la logica del “Tornare a” è in qualche modo rassicurante, ma rischia di essere oltre che anacronistico, una sorta di rinuncia alla possibilità di dare voce e spazio ai desideri, alle capacità, all'ingegno e alle volontà delle persone che sono l'ossatura delle organizzazioni. Non significa che dobbiamo buttare via tutto ciò che di buono e utile è stato fatto finora, ma dovremmo essere capaci di portare nelle nostre aziende approcci nuovi e inattesi che possono portare a valori non ancora riconosciuti ma finalmente pronti a palesarsi.

* Consulente senior bbsette
** Partner bbsette

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