Pasta, prezzi alle stelle (+17,5%) anche se il grano scende. Ecco dove aumenta di più
Il Codacons annuncia un esposto all’Antitrust. Unione nazionale consumatori: il frumento duro nazionale da aprile 2022 ad aprile 2023 è sceso del 28,3%, il frumento duro extra Ue addirittura del 34,4% (dati Ismea)
di Andrea Carli
I punti chiave
4' di lettura
Il Governo si muove per capire come mai il prezzo della pasta sia aumentato. Rincari che non sono in linea con l’andamento delle quotazioni del grano duro. Il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso ha dato mandato al Garante per la sorveglianza dei prezzi, “Mister Prezzi”, Benedetto Mineo, di convocare la Commissione di allerta rapida per analizzare la dinamica del prezzo della pasta che nel mese di marzo ha fatto registrare un aumento del 17,5% rispetto all’anno precedente in un contesto caratterizzato dalla riduzione del prezzo della materia prima e dalle dinamiche variabili dei costi dell’energia e degli altri fattori di produzione. È la prima riunione della commissione creata con il decreto trasparenza. La riunione è convocata l’11 maggio alle 14.30.
Pasta, ad Ancona il prezzo più alto d'Italia, Cosenza la città più economica
L’associazione dei consumatori Assoutenti ha stilato la mappa ufficiale del caro-pasta in Italia. Ancona è la città italiana che vanta il prezzo più alto della pasta. Cosenza è la più economica mentre a Siena si registra l'incremento annuo più pesante. E solo in 12 province i listini di spaghetti, rigatoni, penne eccetera risultano oggi inferiori ai 2 euro al kg. Più nel dettaglio a marzo, in base agli ultimi dati ufficiali, il record del caro-pasta spetta ad Ancona, dove il prezzo medio si è attestato a 2,44 euro al kg – analizza Assoutenti – In seconda posizione troviamo Modena (2,41 euro/kg) seguita da Cagliari (2,40 euro/kg), Bologna (2,39 euro/kg) e Genova (2,38 euro al kg).
La città più economica è Cosenza, dove un chilo di pasta costa in media 1,48 euro, seguita da Palermo e Siracusa (1,50 euro al kg). Tra la città più costosa e quella meno cara (Ancona e Cosenza) la differenza di prezzo è del 64,8%, pari a quasi 1 euro in più al chilogrammo. Se si confrontano i prezzi attuali con quelli in vigore a marzo 2022, si scopre che i rincari più pesanti si registrano in diverse province della Toscana: il record spetta a Siena, dove un chilo di pasta sale da una media di 1,37 euro/al kg dello scorso anno ai 2,17 euro di oggi, con un aumento del 58,4%. Incrementi superiori al 50% anche a Firenze (52,8%) e Pistoia (51,8%). Ad Alessandria le variazioni annue più contenute (+4,6%), mentre a Sassari e Napoli i prezzi salgono “appena” del 9,9% in un anno. Il prezzo medio della pasta in Italia è attualmente pari a circa 2,13 euro al kg, con un aumento medio del +25,3% rispetto allo scorso anno (quando i listini erano pari in media a 1,70 euro/kg).
Sos grano
La Coldiretti ha ricordato che il grano duro per la pasta viene pagato in Italia circa 36 centesimi al chilo ad un valore che non copre i costi di produzione ed è inferiore di oltre il 30% rispetto allo stesso periodo scorso anno mentre il prezzo della pasta è aumentato il doppio dell'inflazione. «Una distorsione - ha aggiunto Coldiretti - che appare chiara anche dall'andamento dei prezzi medi al consumo che secondo l'Osservatorio del ministero del Made in Italy variano per la pasta da 2,3 euro al chilo di Milano ai 2,2 euro al chilo di Roma, dai 1,85 di Napoli ai 1,49 euro al chilo di Palermo mentre le quotazioni del grano sono pressoché uniformi lungo tutta la Penisola a 38 centesimi di euro al chilo». Le superfici agricole coltivate a frumento duro, secondo le prime previsioni del Masaf per quest'anno, sono in flessione per un investimento di 1,22 milioni ettari con una riduzione di circa il 2% rispetto all'anno precedente.
Codacons: esposto all’Antitrust
Sul piede di guerra anche le associazioni dei consumatori. Bene la convocazione della Commissione di allerta rapida sui prezzi, ma sui prezzi della pasta dovrà intervenire anche l'Antitrust allo scopo di fare chiarezza su possibili fenomeni speculativi. È quanto ha sottolineato il Codacons, annunciando la presentazione venerdì 5 maggio di un esposto all'Antitrust relativo proprio ai listini al dettaglio della pasta in Italia. «L'Istat, nel dato sull'inflazione di marzo, registra rincari medi per la pasta del 18,2% rispetto allo scorso anno, con ricadute pari in media a +25,5 euro annui a famiglia. Aumenti dei listini che -ha sottolineato il presidente Carlo Rienzi - non sarebbero giustificati dall'andamento delle quotazioni del grano. È necessario quindi verificare cosa, nello specifico, determina incrementi così forti dei listini, e se vi siano anomalie sul mercato tese a mantenere elevati i prezzi al dettaglio di un prodotto molto presente sulle tavole degli italiani, al punto che ogni cittadino consuma circa 23 chili di pasta all'anno». Rincari che, secondo il Codacons, potrebbero configurare pratiche commerciali scorrette e violazione delle norme in tema di diritti dei consumatori.
Dona (Unc): in un anno il prezzo del frumento duro nazionale è sceso del 28,3%
«Fino a che la speculazione non sarà definita come una pratica scorretta, si avranno sempre le armi spuntate contro i prezzi troppo alti, salvo vi siano prove di abusi di posizioni dominanti o di intese restrittive della concorrenza - ha ricordato Massimiliano Dona, presidente dell'Unione nazionale consumatori -. I prezzi della pasta (fresca e secca) stanno salendo ininterrottamente da giugno 2021 e da allora a marzo 2023 sono rincarati del 37%. Secondo i dati Ismea, invece, il frumento duro nazionale da aprile 2022 ad aprile 2023 è sceso del 28,3%, il frumento duro extra Ue addirittura del 34,4%. Le cause iniziali dei rincari, ossia i cattivi raccolti in Canada e negli Stati Uniti, sono risolte. Se nel 2021 il Canada ha avuto una riduzione del raccolto del 53,8% rispetto al 2020, nel 2022 la produzione è salita del 79,1% rispetto al 2021» ha concluso Dona.
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