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Patto di stabilità e migranti: i due pesi e le due misure di Bruxelles

Siamo sempre pronti a protestare per la severità nei nostri confronti, ma poi certe volte, finiamo per guadagnarci dal pugno di ferro usato da Bruxelles

di Giancarlo Mazzuca

(ANSA)

2' di lettura

Ancora una volta, come ha subito rilevato il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, l'Unione Europea non ha tenuto conto delle richieste italiane e ha usato la mano pesante sul Patto di stabilità anche perché la Germania ha subito chiesto maggior rigore da parte nostra.

Un giro di vite, quello che ci viene imposto, che comporterà per il Belpaese una correzione di bilancio tra i 7 e i 15 miliardi di euro all'anno. Intendiamoci, come è già successo anche in passato, è sempre opportuno che l'Europa ci metta regolarmente in riga sui conti pubblici tanto più che, sull'argomento, noi stessi non siamo esenti da colpe come è stato appena dimostrato dalla prima, imprevista, bocciatura alla Camera dello scostamento di bilancio poi rimediata il giorno dopo.

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Da parte nostra, siamo sempre pronti a protestare per la severità che i partner dimostrano nei nostri confronti, ma poi dobbiamo constatare che, certe volte, finiamo per guadagnarci dal pugno di ferro usato da Bruxelles.

Tutto bene, dunque? No, per una semplice ragione: la Ue, in molti casi, usa davvero due pesi e due misure. Se, infatti, la Comunità è severa sul fronte economico, in altri campi preferisce restare alla finestra. È, ad esempio, il caso dell'eterno problema dei migranti come dimostra l'ultimo caso: nello stesso giorno in cui i quotidiani hanno dato ampio risalto alla correzione di rotta europea sul nostro bilancio pubblico, abbiamo anche visto che Ursula & C. non hanno detto “bao” alla notizia che Parigi ha di nuovo aumentato i controlli ai confini con l'Italia per evitare che nuove ondate di migranti approdassero in Francia.

È la seconda volta che questo succede nel giro di pochi mesi: già nell'autunno scorso il presidente Macron aveva fatto presidiare maggiormente le frontiere transalpine con Piemonte e Liguria. Siamo, dunque, alle solite: dopo le tante promesse europee di intervenire sull'argomento, ecco andare di nuovo in onda lo stesso film dello scorso autunno. La situazione appare, in questo caso, sempre più preoccupante anche perché, ancora una volta, l'Unione non mantiene gli impegni. È mai possibile che l'Eliseo vada avanti per la sua strada senza che l'Europa intervenga anche se gli arrivi degli immigrati sono adesso da “allarme rosso”? Basterebbe vedere cosa succede nel Mediterraneo, con il numero esorbitante degli immigrati sbarcati nelle ultime settimane a Lampedusa e dintorni, per rendersi conto della gravità dell'emergenza.

Sembra proprio che a Bruxelles usino sempre due pesi e due misure per il semplice motivo che, quando si muovono Francia e Germania, la risposta comunitaria è immediata, mentre, quando è l'Italia ad alzare la voce, la parola d'ordine sembra una sola: rinviare la soluzione del problema alle calende greche.


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