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Patto stabilità, per l’Italia una correzione dei conti inferiore alle regole attuali. Giorgetti: andavano escluse le spese Pnrr

La proiezione elaborata dai tecnici della Commissione europea in base ai parametri nella proposta di riforma di Bruxelles. Il ministro dell’Economia: ogni investimento produce debito e va valutato attentamente

Arriva la proposta per la riforma del patto di stabilita'

3' di lettura

Una manovra correttiva da 8-15 miliardi l’anno, pari allo 0,45% o 0,85% annuo del Pil su un periodo di 7 o 4 anni: questa, secondo la proiezione elaborata dai tecnici della Commissione europea, l’ampiezza dell’intervento che l’Italia dovrebbe attuare per imboccare la strada del risanamento dei conti pubblici. I conti sono stati fatti a Bruxelles in base ai parametri contenuti nella proposta di riforma del Patto di stabilità avanzata dalla Commissione europea che sono già stati comunicati ai singoli Paesi.

Fonti europee sottolineano che si tratta di simulazioni tecniche dell’aggiustamento annuale proposto nella traiettoria che elaborerà la Commissione per i diversi paesi su base di piani di 4 o 7 anni. Per l’Italia l’aggiustamento sarebbe dello 0,85% annuo del Pil spalmato su 4 anni ma dello 0,45% se distribuito in un periodo più lungo su 7 anni.

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Per un paese come l'Italia è chiaro che c'è un forte incentivo per proporre un piano su 7 anni.

La traiettoria tecnica - spiegano ancora da Bruxelles - sarà il punto di partenza per le discussioni con i singoli paesi. Va ricordato inoltre che l'aggiustamento annuale che sarebbe richiesto all'Italia con le regole attuali è dello 0,6%. Questo 0,6% si dovrebbe poi fare per un periodo più lungo finché l'Italia non raggiunge l'obiettivo di medio termine. Per non parlare dell'attuale regola del debito (1/20) che richiede uno sforzo del 4,5% all'anno per essere soddisfatta.

Quindi le nuove regole proposte oggi - è la conclusione - configurano un aggiustamento molto minore di quelle attuali.

Per comparazione - sottolineano infine le fonti comunitarie - il Def approvato dal Governo italiano prevede una correzione del disavanzo strutturale del 3,6% del Pil nel 2023 e dello 0,9% nel 2024.

Giorgetti: dalla riforma andavano escluse le spese Pnrr

Un progetto di riforma su cui il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha detto: «È certamente un passo avanti ma noi avevamo chiesto con forza l’esclusione delle spese d’investimento, ivi incluse quelle tipiche del Pnrr digitale e green deal, dal calcolo delle spese obiettivo su cui si misura il rispetto dei parametri. Prendiamo atto che così non è».

«Ogni spesa di investimento - ha aggiunto Giorgetti - poiché è rilevante e produce debito per il nuovo patto deve essere valutata attentamente. Quindi occorre privilegiare solo la spesa che effettivamente produce un significativo impatto positivo sul Pil».

I calcoli di Bruxelles

La simulazione condotta dai tecnici della Commissione prende come riferimento i dati relativi ai rapporti tra deficit e Pil e tra debito pubblico e Pil in Italia. Poiché la proposta di riforma del Patto prevede un aggiustamento minimo dello 0,50% per i Paesi che presentano uno scostamento non troppo ampio dai paramenti di riferimento (il 3% per il rapporto deficit-Pil e il 60% per quello deficit-Pil), per l’Italia si arriva alla conclusione che la traiettoria tecnica di rientro, se tarata su quattro anni, dovrebbe prevedere una riduzione annua dello 0,85%.

Se invece l’Italia volesse e potesse usufruire di un’estensione del periodo previsto per il rientro dei conti pubblici, ovvero sette anni, la correzione annua scenderebbe allo 0,45% del Pil.

Per la Francia la simulazione della Commissione indica la necessità di un rientro pari allo 0,65 del Pil su 4 anni che scenderebbe allo 0,35% su sette anni. Per la Spagna i due parametri di riferimento sarebbero invece lo 0,60 su 4 anni e lo 0,35 su sette.

Patto di Stabilità, Gentiloni: "L'Italia dovrà ridurre il debito in modo graduale"
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