Patuanelli: nessun allarme alimentare ma l’aumento dei costi peserà nel tempo
Secondo il ministro va prevista una quota minima di autoapprovvigionamento nazionale che consenta di affrontare la volatilità del mercato
di Silvia Marzialetti
3' di lettura
Nessun allarme alimentare, ma il problema per il nostro Paese si conferma l’impossibilità del tessuto agricolo di garantire l’autosufficienza delle materie prime necessarie alle produzioni nazionali, per sostenere sia il consumo interno che l’export (quest’ultimo, peraltro, in costante crescita).
Per la seconda volta il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, si presenta nell’Aula della Camera con una informativa urgente sulle iniziative a sostegno della filiera agricola, in questo complicatissimo momento di congiuntura internazionale.
«La crisi provocata dalla emergenza energetica acuita dallo scoppio del conflitto in Ucraina – dice – si distribuisce in modo asimmetrico, colpendo in maniera differenziata Paesi e settori, incidendo direttamente sui costi di produzione e di approvvigionamento. L’Italia, in questo caso, è tra i Paesi più colpiti». Il pericolo è che le imprese e interi comparti produttivi perdano competitività ed escano progressivamente dal mercato. «I costi per le nostre aziende sono insostenibili», ribadisce. E cita i dati divulgati recentemente dal Crea, che ha stimato in oltre 15.700 euro l’aumento medio per le imprese agricole, e della rete Rica (Rete d’informazione contabile agricola, fonte ufficiale Ue), che ha quantificato in oltre 9 miliardi lo shock abbattutosi su 600mila imprese agricole.
Gli agricoltori – spiega – pagano due volte il costo degli aumenti: in maniera diretta, con la bolletta energetica e in maniera indiretta, tramite gli aumenti dei prezzi dei semilavorati e delle materie prime, che sono, a loro volta, colpiti dalla crescita dei costi di produzione e di approvvigionamento. «Senza gli adeguati strumenti di sostegno e senza un indirizzo strategico definito – dice – sarà difficile recuperare le fasce di mercato perdute».
Il perdurare nel tempo di tale situazione di crisi lascia prevedere che l’effetto dell’aumento dei costi difficilmente potrà essere assorbito nel breve periodo. Le conseguenze delle incertezze geopolitiche, la volatilità dei mercati energetici internazionali e le difficoltà del commercio globale non possono essere affrontati efficacemente a livello di singolo Paese, ma necessitano di una «risposta comune a livello europeo».
Così se «a livello nazionale, è cruciale avviare una discussione per definire una quota minima di autoapprovvigionamento nazionale, che consenta di affrontare la volatilità del mercato, a livello europeo occorre verificare i meccanismi di distribuzione delle produzioni interne e intervenire sull’aumento della capacità produttiva dei Paesi membri per le colture più necessarie».
Intanto sul medio periodo il ministro ricorda come in termini di materie prime la diversificazione dei mercati di approvvigionamento sia sicuramente attuabile: Francia e Germania sono i Paesi verso cui ci si sta rivolgendo maggiormente, mentre il ricorso ai grandi esportatori del continente americano – Usa, Canada, Argentina, Brasile – è in parte rallentato dal costo del trasporto via nave.
In tema di fertilizzanti – con Russia e Ucraina tra i maggiori produttori ed esportatori – i partner su cui potenziare gli acquisti attualmente sono Egitto, primo fornitore per l’Italia, Belgio, Germania e Marocco, «ma – azzarda Patuanelli – è facile ipotizzare una impennata globale del mercato, che si sommerà al precedente aumento di tutti i prodotti chimici di derivazione energetica».
Continuano a preoccupare i fenomeni speculativi in atto «che potrebbero spiegare una parte degli aumenti dei cereali», puntualizza. Pesa, a livello europeo, la mancanza di una effettiva capacità di stima dei reali stock delle materie prime, che in queste settimane hanno subito i maggiori rincari (tema rilanciato proprio quest mattina anche dal Commissario Wojciechowski).
«Stiamo attivando, assieme agli enti vigilati preposti, opportune misure di monitoraggio», ha detto Patuanelli. Sempre in tema di politica europea, il ministro ha confermato di voler proseguire nel lavoro di finalizzazione del Piano strategico nazionale, lo strumento più potente per orientare le produzioni agricole. Quanto alla proposta, arrivata da alcuni Paesi dei Ventisette, di adeguare i Psn alle nuove condizioni di mercato intervenute, Patuanelli ha detto di essere convinto che non si debba retrocedere dagli obiettivi sfidanti della nuova Pac e che si debba valutare una sospensione dell’entrata in vigore dei nuovi regolamenti. «Di fatto – ha ricordato – la programmazione 2021-2027 è stata già segnata da un primo biennio di proroga dei regolamenti seppur applicati alla nuova struttura finanziaria - cosiddetto new money, old rules - e ciò potrebbe valere anche per il 2023». Tra oggi e domani è previsto l’invio delle singole lettere contenenti le osservazioni della Commissione sui Psn, tra cui quello italiano.
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