Pd, le sfide di Letta fra voto ai sedicenni, ius soli, donne e giovani
Vademecum sottoposto agli iscritti del partito, poi delle valutazioni raccolte si farà sintesi. Il lavoro già fatto in Parlamento su alcuni dei dossier
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Ius soli, voto ai sedicenni, divari di genere, forme di partecipazione allargata. È il terreno su cui il neosegretario Enrico Letta chiede ai circoli dem di cimentarsi con una raccolta di proposte e idee attraverso un vademecum sottoposto agli iscritti. Per ogni punto è chiesta un’opinione in cento parole in stile tweet. Due settimane per esprimere valutazioni che poi saranno raccolte in vista di una nuova assemblea nazionale. Il resto, perché almeno parte di questa agenda-Letta possa prodursi nel concreto, dipenderà dalle alleanze nel merito con le altre forze politiche, partendo talora dal lavoro già fatto in Parlamento.
Partecipazione
Un capitolo riguarda il tema della partecipazione. L’approccio «si baserà su due pilastri fondamentali e sarà cruciale considerare questi aspetti per rilanciare il Partito e il nostro modo di fare politica. Il primo, la partecipazione. Apertura deve essere il nostro motto; dobbiamo spalancare le porte del partito a tutta la società». La ricetta dell’ex premier per far ripartire il Pd è composta da partecipazione della base e vicinanza ai territori. Un mix che qualcuno legge come antidoto alle pastoie e alle beghe correntizie della politica romana, dem e non.
Il secondo si fonda sull’idea di tenere insieme “anima” e “cacciavite”. Dobbiamo conservare e rivendicare la nostra anima - vale a dire i nostri valori, la nostra identità - facendo leva però sugli strumenti necessari a realizzare le nostre idee, il “cacciavite”. Le due dimensioni - identità e concretezza - sono inscindibili».
Ius culturae
Quella sullo ius cultura è la riforma più avanti nel suo iter parlamentare ma al contempo è la più divisiva. Alla Camera esistono tre progetti di legge di Matteo Orfini, Laura Bodrini e Renata Polverini, su cui si è già svolta la discussione generale e un ciclo di audizioni, concluso il 4 marzo 2020.
Il relatore e presidente della Commissione Affari costituzionali, Giuseppe Brescia (M5S), ha osservato che sarebbe stato più facile andare avanti con la vecchia maggioranza. A dargli ragione è la levata di scudi da parte del leader della Lega Matteo Salvini («se Letta parla di ius soli vuol dire che vuole far cadere questo governo») e del capogruppo di Fi Roberto Occhiuto («Letta eviti di terremotare il governo con proposte divisive»), senza contare Fdi (Fabio Rampelli) che però non sostiene Draghi. Il Pd risponde a Salvini intimandogli di «non fare ricatti» (Filippo Sensi), perché per i dem, spiega Graziano Delrio, l’agenda parlamentare è diversa dall’agenda di governo.
Legge elettorale
Il ritorno al maggioritario e al Mattarellum, proposto domenica da Letta, è uno dei punti di discontinuità rispetto alla precedente segreteria, e di avvicinamento alla Lega e al centrodestra. La riforma elettorale è già incardinata alla Camera dove, il 7 gennaio 2019, il relatore Giuseppe Brescia aveva presentato un testo unificato, il Germanicum: proporzionale con soglia al 5%. Tutto il centrodestra aveva fatto le barricate proponendo un sistema maggioritario. Il M5S tuttora è a favore del proporzionale, così come LeU. Il tema si collega con quello delle alleanze da fare, o prima del voto, secondo la linea neoulivista di Letta, o dopo le urne, secondo la linea Zingaretti.
Voto ai sedicenni
Si tratta un vecchio cavallo di battaglia di Beppe Grillo, ma anche dello stesso Letta che ne aveva parlato nel 2019. Ci sono già tre progetti di legge depositati: uno di Riccardo Nencini presentato sin dal luglio 2018 al Senato, uno di Giammarco Corbetta (M5S) il 25 marzo 2019 sempre a Palazzo Madama e uno di Luca Toccalini della Lega l’1 ottobre 2019 .
I voti di M5S, Lega e Pd garantirebbero l’approvazione ma Fi, con Roberto Occhiuto, ha espresso contrarietà. Inoltre tale legge si scontra con un’altra riforma in dirittura d’arrivo, vale a dire quella che attribuisce il diritto di voto ai diciottenni anche per il Senato. Per questa riforma mancano solo il voto finale dell’Aula della Camera e quello del Senato, su un testo non più modificabile. Motivo per cui, su suggerimento di Giuseppe Brescia, nel 2019 il M5s si era fermato con questa sua proposta.
Lotta al trasformismo
L’azione contro questa pratica è un altro punto di discontinuità di Letta da Zingaretti, che appoggiò l’iniziativa di Conte del gruppo dei Responsabili. Già il Senato, con il nuovo regolamento, impedisce la nascita di nuovi gruppi che non siano legati a partiti presentatisi alle elezioni. La proposta di Letta è più radicale, poiché prevede di trasformare il Gruppo Misto, che ha le stesse prerogative di tutti gli altri gruppi compresi i finanziamenti, in un gruppo di non iscritti, come al Parlamento europeo o in altri Parlamenti nazionali. Basta una modifica dei regolamenti parlamentari che, tuttavia, per prassi richiede un consenso ampio dei gruppi.
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