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Pd, Zingaretti si dimette. Dice addio il decimo segretario in 14 anni

Si sono succeduti Veltroni, Franceschini, Bersani, Epifani, Renzi (due volte), Orfini, Martina (due volte) e Zingaretti dal 2007 a oggi

di Andrea Marini

Pd, Zingaretti: «Basta stillicidio, mi dimetto da segretario»

3' di lettura

«Il Pd non può rimanere fermo, impantanato per mesi a causa in una guerriglia quotidiana. Nelle prossime ore scriverò alla Presidente del partito per dimettermi formalmente». L’addio shock di Nicola Zingaretti alla segreteria del Pd, se verrà confermato nelle prossime ore, sarà solo l’ultimo atto di una storia turbolenta che, dalla sua nascita nel 2007, ha visto alternarsi al vertice del partito otto segretari diversi in 14 anni (anche se formalmente sia Matteo Renzi che Maurizio Martina sono stati eletti due volte, portando il totale dei segretari a 10). Una storia fatta di dimissioni anticipate e incarichi ad interim.

L’addio anticipato di Veltroni

Walter Veltroni presenta la sua candidatura alle primarie del Partito Democratico il 27 giugno 2007 e viene eletto segretario con il 75% dei consensi. Ma le sconfitte elettorali pesano. Quella alle politiche del 2008 e la perdita di Roma, di cui lui stesso era stato sindaco. Il 17 febbraio 2009, a seguito della pesante sconfitta del PD nelle elezioni regionali in Sardegna, si dimette dall'incarico di segretario del PD.

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Da Franceschini a Bersani

Convocata dopo le dimissioni di Veltroni, l'Assemblea Nazionale del PD elegge con 1.047 preferenze Dario Franceschini nuovo Segretario nazionale del Partito. Il nuovo segretario avrà il compito di portare il partito alle Europee e al Congresso di autunno. Le nuove primarie si svolgono nell’ottobre 2009. L’allora ex Ministro dello Sviluppo Economico Pier Luigi Bersani annuncia la sua candidatura: sarà lui ad essere eletto segretario alle primarie battendo il segretario uscente Dario Franceschini e il senatore Ignazio Marino.

La «non vittoria» di Bersani

In vista delle politiche del 2013 si svolgono le primarie del centrosinistra per scegliere il candidato premier della coalizione. Bersani vince battendo, tra gli altri, l’allora candidato più temibile: il sindaco di Firenze Matteo Renzi. Ma le elezioni politiche del 2013 portano alla «non vittoria» del centrosinistra, che ha la maggioranza assoluta alla Camera ma non al Senato. Il 19 aprile 2013, dopo la mancata elezione di Franco Marini e Romano Prodi a Presidente della Repubblica, Bersani annuncia la propria intenzione di dimettersi da segretario.

Da Epifani a Renzi

In seguito alle dimissioni di Pier Luigi Bersani, l'11 maggio 2013 Guglielmo Epifani viene eletto nuovo segretario dall'assemblea del partito. Il 9 luglio 2013 il sindaco di Firenze Matteo Renzi si candida alla segreteria del Pd. È il preludio alla vittoria: con il 67,55% dei voti, l'8 dicembre Renzi vince le consultazioni primarie. L’anno dopo, il 22 febbraio, Renzi diventa premier. Il 25 maggio dello stesso anno si tengono anche le elezioni europee con il PD che raggiunge il record del 40,81%.

Il fallimento del referendum. Interim a Orfini

Il Governo Renzi si fa promotore di una riforma costituzionale che però viene bocciata il 4 dicembre 2016 dal referendum costituzionale. Renzi si dimette da premier e il 19 febbraio 2017 annuncia l’addio anche alla segreteria del Pd. Il presidente del partito Matteo Orfini viene così nominato segretario reggente ad interim.

La seconda segreteria di Renzi

Matteo Renzi si ricandida e il 30 aprile 2017 vince le primarie con il 69,17% dei voti e diventa di nuovo segretario. Ma alle politiche del 4 marzo 2018 il PD scivola poco oltre il 18%, peggior risultato della sua storia: Renzi annuncia per la seconda volta le sue dimissioni. La direzione del partito nomina Maurizio Martina segretario ad interim.

Dalla segreteria Martina a Zingaretti

All'Assemblea Nazionale del 7 luglio 2018 il segretario reggente Maurizio Martina si candida come segretario e viene eletto seduta stante, con il compito di guidare la fase congressuale straordinaria. Le primarie si tengono il 3 marzo 2019 e vedono vincitore Nicola Zingaretti con il 66%. Il resto è storia recente: dall’opposizione al governo gialloverde fino all’alleanza con il M5S, che Zingaretti prima sembra subire ma che poi vuole rendere strutturale. Per arrivare alla nascita del governo Draghi e alla crescita dell’opposizione interna che chiede un congresso per discutere dell’intesa con il M5S.

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