Giochi olimpici invernali

Pechino 2022, per il curling si attende in Italia l’effetto Rio de Janeiro

L’argento vinto nel beach volleyball da Lupo-Nicolai nel 2016 ai Giochi di Rio ha fatto da traino alla crescita in Italia del numero dei praticanti non agonisti

di Marcello Frisone

Pechino 2022, Constantini e Mosaner: "Oro è spinta per curling, guardiamo a Milano-Cortina"

4' di lettura

Per il curling ci si aspetta un “effetto” Brasile. Così come il beach volleyball ha rappresentato - con l’argento vinto dal duo maschile Lupo-Nicolai ai Giochi olimpici di Rio nel 2016 - un booster per diffondere lo sport da spiaggia nelle grandi città, anche per la “nuova” disciplina - emersa ai più grazie alla vittoria dell’oro di Constantini- Mosaner a Pechino 2022 - ci si attende una larga diffusione tra i non agonisti in Italia.

Certo, gli impianti al momento non sono molti (ma nel 2016 non lo erano neanche i campi di beach volleyball nelle grandi città), e il costo è probabilmente molto più impegnativo per quelli del curling, ma di sicuro quelli già esistenti potrebbero a breve risultare “tutti prenotati” e spunto per farne costruire altri.
Se poi consideriamo anche che tra 4 anni ci saranno i Giochi invernali Milano-Cortina 2026, chissà che il curling non si configuri tra gli sport con una più alta capacità di crescita in Italia.

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Gli impianti in Italia

Le strutture “dedicate” soltanto al curling sono a Pinerolo, Courmayeur (in questi mesi chiuso), Torino, Bormio, Cembra, Cortina, Claut. A marzo aprirà il nuovo impianto di Brunico (Bz). Gli impianti “non dedicati” sono invece a Sesto S. Giovanni (Mi), Chiavenna, Madesimo (sede delle Olimpiadi dei sordi 2019, al momento non fa attività).
A dire il vero, un primo tentativo del curling di diventare uno sport diffuso anche tra i non agonisti, è capitato 16 anni fa quando ai Giochi invernali di Torino 2006, si scoprì lo «Spirit of curling». Il centralino della Fisg (Federazione italiana sport del ghiaccio) fu subissato dalla chiamate, ma gli aspiranti furono delusi dalla carenza di piste. Chissà adesso.

I tesserati in Italia: soltanto 333, di cui 20 ai vertici

Prima della vittoria dell’oro dell’8 febbraio 2022, il podio del curling azzurro fa vantare 3 bronzi europei maschili (Varese 1979, Tallinn 2018, Lillehammer 2021), 2 argenti e 1 bronzo europei femminili (Kirkaldy 1982, Basilea 2006, San Gallo 2017). Il 3° posto di Lillehammer è del 27 novembre 2021.
I tesserati del curling sono 333 (89 donne, 244 uomini; 93 under 21 e 240 senior) e appena 20 sono atleti di vertice, come i vincitori dell’oro Stefania Constantini e Amos Mosaner. Le società affiliate alla Fisg con il settore curling sono 28. L'apertura poi dei gruppi militari (Constantini a giorni entrerà nelle Fiamme Oro, Mosaner è già nell’Aeronautica militare) ha mutato le prospettive mettendo le basi per una crescita ancora più solida.

Il “fatturato” del curling

Il curling è riconosciuto dalla Federghiaccio nel 1953, l'annessione alla Federazione mondiale è del 1973 mentre il primo campionato risale al 1955. La stima del giro di affari dell'intero settore curling (quindi la somma di tutti i fatturati di tutti gli attori del settore) ammonta a 3,5 milioni di euro, mentre è di 200mila euro il budget annuale di cui dispone la Fisg per l'intera attività.
Il costo totale per partecipare alla Serie A è di 35mila\40mila euro, di 500 euro la spesa media a carico di una famiglia per un giocatore junior, mentre è di 1.000 euro la spesa media per un giocatore senior.

La fatica fisica

Guardando da fuori non sembra, ma si fa una gran fatica con la scopa e la “stone”, tanto che durante le 11 gare Amos Mosaner ha confessato di aver avuto crampi, risolti grazie all’intervento del fisioterapista. Nel 2013, quando pochi conoscevano questo sport fatto di tattica, nervi saldi e tanta preparazione, i protagonisti del film «La mossa del pinguino» (diretto dal romano Claudio Amendola) chiamavano la «stone» «er sercio», un modo forse per prendere in giro questo sport considerandolo “non sport”. Una partita di curling, invece, dura più a lungo di quelle di tutti gli altri sport (2 ore e mezza) e un torneo olimpico arriva durare fino a 35 ore. Il campo è lungo quasi 46 metri, largo quasi 5, la pietra pesa 19 chili.

Per far scivolare poi con facilità la pietra sul ghiaccio (facendo perno su una sola scarpa dalla suola liscia, come da regolamento) bisogna allenarsi tanto: gli atleti passano infatti ore a esercitarsi in equilibrio precario (un piede avanti, uno indietro) in affondo continuo.
Il curling è anche ferite (in allenamento si cade spesso) e dolore: tendini, schiena, caviglie e gomiti si usurano presto. Il curling è un gioco di squadra dove tecnici, strateghi, preparatori, esperti di ghiaccio compongono il team azzurro hanno un ruolo ben preciso, codificato.

Le caratteristiche della scopa

In inglese la scopa con la quale si riscalda il ghiaccio si chiama sweep ergometer (scopa-ergometro). Nella spazzola è presente un accelerometro a 3 assi, 2 estensimetri, 1 microchip per trasmettere dati via radio a un computer. Brevettato da due ricercatori inglesi (Buckingham e Blackford), questo strumento ha permesso per la prima volta un approccio scientifico al curling, migliorando la preparazione. Serve a capire se l'allenamento della forza sta funzionando oppure serve a segnalare se l'atleta ha invece bisogno di riposo (quando la frequenza di spazzolata è più bassa del solito).

Le origine delle stones

Le prime documentazioni sono del XVI secolo, con la scoperta della Stirling Stone e le sue incisioni. La prima testimonianza scritta, del febbraio 1541, arriva dai registri dell'Abbazia di Paisley. Il termine curling debutta in un documento del 1620, ritrovato in Scozia come scozzesi sono Stirling e Paisley. Prima di ogni partita risuonano cornamuse: è un omaggio alla tradizione.

I pietroni tondi con il manico, usate dagli atleti, hanno particolarità del tutto fuori dall'ordinario. Per iniziare, vengono tutte da una minuscola isola al largo della Scozia, Aisla Craig, parco naturale disabitato ma che fin dal 1851 è la cava da cui l'unico produttore, la famiglia Kays, ricava le stones. E ancora più curiosamente ne ha anche la forma a panettone schiacciato. Gli operai ne producono una all'ora, 38 alla settimana. Soltanto su quest'isola, proprietà privata dei marchesi Kennedy ma data in affitto fino al 2050 alla Reale società per la protezione degli uccelli, si trovano i 2 graniti utilizzati, “Blue Hone” e “Common Green”, il primo il più pregiato.

La struttura dei 2 graniti è particolarmente impermeabile, e la ragione per cui vengono preferiti sta nella loro maggiore resistenza alla rottura in seguito all'azione invasiva dell'acqua che ghiacciandosi spacca la pietra. Lo status di isola protetta consente all'azienda produttrice, Kays of Scotland, di cavare rocce un quantità limitata e soltanto ogni 10 anni: l'ultimo nel 2013, con 2.000 tonnellate ricavate. Le stones della Kays sono le uniche riconosciute ufficialmente sia dalla World Curling Federation sia dal Cio.

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